Veglia ecumenica Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

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Omelia

Pordenone, 21 gennaio 2022

Veglia ecumenica Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Un saluto cordialissimo a tutti voi qui presenti: al pastore Daniele e alla comunità evangelica Battista, alla comunità ortodossa-rumena e alla comunità Valdo-metodista. Un caro saluto a tutta la comunità diocesana e ai fedeli della parrocchia di don Bosco. Accogliamo con gioia i nostri fratelli etiopi presenti alla preghiera.

In questa settimana la Chiesa di Cristo invita i suoi figli e le sue figlie a pregare per la così tanto desiderata, ma anche lacerata nei secoli, unità visibile della Chiesa. I fratelli e le sorelle del Consiglio delle chiese del Medio Oriente con sede a Beirut, in Libano, hanno scelto come tema per questa per questa settimana: “In Oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti per onorarlo” (Matteo 2,2). Un episodio a noi ben noto che celebriamo nella festa dell’Epifania, che ci ricorda la visita dei Magi a Betlemme, a Gesù. Da sempre questa festa mette in luce alcune particolarità che non sono solo del passato, ma sono importanti anche per l’oggi. Possiamo definire i Magi ‘i Cercatori di Dio’, non appartenenti al popolo eletto, ma provenienti da terre lontane, l’oriente, luoghi cui le persone fin dall’antichità hanno vissuto e praticato la ricerca della verità e della salvezza, non solamente materiale fisica ma anche spirituale e dell’anima. Le figure dei Magi sono un simbolo della diversità dei popoli e dell’universalità della chiamata divina, simboleggiata dalla luce della stella che brilla in oriente, insegnandoci che ogni fede e ogni tradizione religiosa devono essere accolte, rispettate e conosciute.

Cosa hanno trovato i Magi? Un bambino nato nelle campagne di Betlemme, povero di una famiglia di poveri profughi, deposto in una mangiatoia e visitato e visitato da semplici pastori. Ma qui incontrano il Dio che cercavano, Dio capace di rispondere ai loro bisogni ai loro desideri e ai loro sogni. Trovano così un Dio che si manifesta nella povertà e nella piccolezza dell’Incarnazione di suo figlio Gesù. Un incontro che ha sconvolto per sempre la loro esistenza. Sappiamo che l’incontro con quel bambino, con il figlio di Dio non è la conclusione della loro ricerca. “Essi presero allora un’altra strada e ritornarono al loro paese” (Matteo, 2,12). Sono cambiati profondamente, rimanendo sempre dei cercatori di Dio e della verità; di una verità che sempre precede e che chiede la conversione del cuore. Anche noi siamo invitati a far ritorno alle nostre vite, alle nostre chiese e al mondo intero attraverso strade nuove, che sono le strade dell’incontro, dell’amicizia, della solidarietà, della difesa della dignità umana e del dialogo reciproco.

In questo quarto giorno della settimana di preghiera ecumenica, siamo invitati a riflettere su un particolare del testo evangelico proposto: “Tu Betlemme, del paese di Giudea, non sei certo la meno importante” (Matteo 2,6). È la risposta che i capi dei sacerdoti e i maestri della Legge danno a Erode. Ma per noi ha un significato ben preciso: Gesù è nato dalla piccola, umile e insignificante cittadina di Betlemme, da un umile fanciulla, vivendo nel nascondimento e nella semplicità per quasi tutta la sua vita. Vi offro alcune semplici considerazioni che ci aiutino a ricomprendere il significato per poi attuarlo nella vita.

° Da un piccolo e insignificante paese il Signore, il Figlio di Dio, Gesù, entra nella storia dell’umanità. Siamo invitati ad accogliere in modo nuovo l’incarnazione di Gesù e a vivere diversamente il Natale. Nasce il re dei re, scegliendo la nudità dell’uomo, la sua fragilità, perché sia chiaro a tutti che è ‘il Dio con noi’. Dio che manifesta la sua gloria nel legno della mangiatoia e sul legno della Croce. Gesù prese carne e scelse di vivere la sua umanità nel nascondimento e nella semplicità, come il chicco nel campo e il lievito nella pasta.

° Betlemme, sebbene piccola, fu resa grande dalla nascita di Gesù. Lo aveva preannunciato il profeta Michea: “E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele” (5,1). Ma la storia non è andata così. Anche oggi, da più di 70 anni questa terra è marcata da conflitti e lotte, macchiata di sangue e oscurata da ingiustizie e oppressioni. Soffre tremendamente sotto il peso di un passato di guerra che continua a mietere vittime. Anni che hanno portato e portano tristezza, sofferenza, grigione di un muro di separazione dallo Stato di Israele alto più di 5 metri e coronato di filo spinato. Sofferenza e grigiore che si insinuano fra le botteghe dove gli artigiani non vedono possibilità di vita per i loro figli, tra la disperazione dei giovani. Un’oppressione che schiaccia soprattutto le donne, costrette a rimanere in casa e prive di un futuro. La Chiesa, la Betlemme di oggi, continua ad essere il luogo ove i deboli, i poveri e i piccoli sono rispettati ed accolti.

° Ma Betlemme ci ricorda anche la scelta più grande di Dio, che aleggia su tutta la Storia della salvezza: “Non aver paura piccolo gregge” (Luca 12,32). Questa espressione che usa l’evangelista Luca, possiamo dire essere una variante di un’altra che troviamo frequente nella Bibbia: “Il resto d’Israele”. Si tratta di quella minoranza di fedeli che nell’abbandono dominante della Legge del Signore, gli rimangono fedeli e lo seguono. Sono coloro che non confidano nelle loro forze, nella violenza e nell’odio, ma confidano in Dio che ama ogni persona. Gesù ci invita confidare in lui, a non attaccarsi alle cose materiali ma a condividere con gli altri, con i più poveri.

Un’ultima considerazione. Nella piccolezza di Dio trionfa la sua infinita grandezza. Ricordiamo quanto ci ha ricorda San Paolo nell’ Inno cristologico della lettera ai Filippesi: “Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome” (2,9). La rivelazione di Dio avviene sempre nella piccolezza: un germoglio spunterà dal tronco di Iesse e Gesù ringrazia il Padre perché si è rivelato non ai potenti ma ai piccoli. Nel seme è racchiusa la vita e c’è la carica necessaria per donare la vita. Piccolezza non è pusillanimità, paura e chiusura in se stessi, ma è forza e fiducia, è fidarsi di Qualcuno che non ci abbandona che non ci lascia mai soli. Anche noi siamo chiamati ad affrontare la vita e le vicende della storia delle nostre chiese e del mondo, non con arroganza e prepotenza, non con spirito di dominio o di sopraffazione, ma con bontà e mansuetudine, fidandoci che Dio dona il suo amore e la sua forza a tutti, senza distinzione. Nel cuore di ciascuno c’è un germe di bene! Non chiudiamoci come hanno fatto i sacerdoti ed Erode, ma fidiamoci di quella stella che Dio accende sempre sul nostro cammino.

Concludo con una poesia che riassume e dà il significato al cammino che insieme, come credenti del Signore Gesù, stiamo facendo. È di Fra Davide Montagna dei Servo di Maria, morto nel 2000.

Cercatore verace di Dio

è solo chi inciampa su una stella,

scambia incenso e oro con un ridente cuore di bimbo

e, tentando strade nuove,

si smarrisce nel pulviscolo magico del deserto.

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo

Pordenone
27/01/2022