Funerale don Giorgio Florean

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Omelia

Villanova della Cartera, 28 luglio 2022

Funerale don Giorgio Florean

Letture: 1Corinzi 9,23-27; Giovanni 15,12-17.

Ci ha raggiunti all’improvviso la morte di don Giorgio, anche se era da un po’ di tempo che le sue condizioni generali di salute si erano aggravate. Presentiamo al Signore il cammino della sua vita e della sua testimonianza di prete gioioso e sereno che stava volentieri con la gente e con le comunità che gli sono state affidate. Preghiamo che il Padre Celeste lo accolga nella sua casa come servo buono e fedele, che ha saputo attendere lo sposo vivendo sempre con disponibilità e generosità quello che gli veniva chiesto. Ogni morte e soprattutto quella di un sacerdote, ci aiuta ancora di più a comprendere che la nostra vita di Fede è un mistero di presenze visibili e invisibili, in particolare di comunione con la Santissima Trinità e con l’umanità tutta.

La liturgia della Parola che ho scelto per questa celebrazione mette in luce alcune caratteristiche importanti e centrali nella vita cristiana di ognuno, in particolare alcuni aspetti che hanno caratterizzato il ministero presbiterale di don Giorgio: aspetti che gli erano congeniali e che lo hanno accompagnato in tutti i suoi 58 anni di sacerdozio. Sappiamo tutti la passione che don Giorgio aveva per lo sport. Ma per lui non era solo un interesse personale o un piacere, ma un’opportunità per creare amicizia, fraternità e comunione, sia tra i preti e seminaristi che con tante altre persone. San Paolo spesso ha utilizzato l’immagine di eventi sportivi, perché lo sport, ieri come oggi, entusiasma ed appassiona, come capita per molti e anche per tanti di noi, soprattutto nella giovinezza. L’immagine della corsa nello stadio, che si conclude con la premiazione, Paolo la usa per suggellare la sua missione. Infatti, nella corsa, per essere fedele al mandato missionario ricevuto da Cristo, Paolo ha sempre tenuto alta la fiaccola della fede: “Corro verso la meta, al premio che Dio ci chiama ha ricevere lassù, in Cristo Gesù” (Filippesi 3,14), e a Timoteo ricorda: “Ho terminato la corsa, ho conservato la fede” (2Timoteo 6,7).

Carissimi, anche tutti noi credenti, siamo in una gara e stiamo correndo verso il premio. Quanti premi ci sono offerti anche oggi, ma anche quante illusioni! Perché molti premi sono materiali e corruttibili e col tempo perdono di valore. L’immagine della corsa ricorda a tutti che siamo ancora in gara e che nessuno è stato squalificato. Importante è tenere fisso lo sguardo sulla meta, desiderando di raggiungerla. Questo comporta che dobbiamo essere decisi nelle scelte da compiere e di non aver paura nelle prove e nelle difficoltà. Ogni sportivo sa che per vincere sono necessari molti allenamenti, superando fatiche, sofferenze e, talvolta anche scoraggiamenti, prove e sofferenze negli allenamenti e nelle gare. In tutto tutto il suo ministero, don Giorgio ha sempre valorizzato la preghiera prolungata, la fraternità e la comunione con le persone, la carità fraterna e il suo legame cordiale e sincero con i suoi Vescovi. Il filo conduttore che ha sostenuto e guidato don Giorgio nel suo cammino spirituale e sacerdotale è stato l’incontro con il Movimento dei focolari, iniziato da Chiara Lubich. Anche con me, più che parlare delle sue esperienze o degli incontri fatti, presentava il “Carisma” con la sua semplicità e sorriso, proponendo la Parola di Dio come sorgente di vita nuova. Le parole che Gesù ha detto ai discepoli durante l’ultima cena, che sono l’anima e la sorgente del Movimento dei focolari, sono state vissute e testimoniate da don Giorgio: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi… Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri” (Giovanni 15,16-17). È solamente amandoci così che si può realizzare la preghiera di Gesù: “Perché tutti siano una cosa sola” (Giovanni 17,21). La grande richiesta di Gesù e che la prima comunità cristiana sentiva urgente è necessaria e quella dell’Unità. Gesù pregava perché i discepoli e i cristiani restassero uniti nel riconoscimento dell’unico Signore, indicando l’amore trinitario come fonte e sorgente, e vivendo concretamente e in ogni momento l’amore.

Sta davanti a noi la figura scattante e dinamica di don Giorgio, sempre sorridente, cordiale e attento a tutti, che nelle varie circostanze della vita e nelle persone cercava non quello che divide e che non va, ma l’amore è l’unità, in particolare nel presbiterio. In questo cammino sinodale di rinnovamento che stiamo vivendo nella chiesa universale e anche nella nostra diocesi, la vita e lo stile di don Giorgio devono essere per noi un insegnamento da mettere in pratica e da non dimenticare mai. Punto irrinunciabile per don Giorgio era che l’unità si costruisce in sintonia piena con il crocifisso. affidandosi al Signore che è salito sulla croce per dirci quanto ci ama. Don Giorgio l’ha vissuto sia nei primi anni di ministero come vicario parrocchiale al Sacro Cuore e a Cinto Caomaggiore, che durante i numerosi anni vissuti da parroco. I primi, nella piccola comunità di Barcis, più faticosi e difficili perché in un piccolo paese con poche attività, e successivamente nelle comunità parrocchiali più grandi, dove ha potuto essere e vivere veramente il suo essere pastore che ama, cura e nutre tutto il gregge. Così è stato nei 17 anni trascorsi a San Giovanni di Polcenigo e nei 15 anni a Lugugnana-Marina. Ha sperimentato anche per pochi anni l’esperienza di co-parroco nelle comunità parrocchiali di Cristo Re e dell’Immacolata. Tutti lo ricordano come un appassionato della vita, dono stupendo di Dio, attento costruire relazioni con tutti e testimone gioioso dell’annuncio della Parola che sostiene la vita di ogni giorno. Lo ricordo anch’io negli anni avanzati della sua età, nel servizio pastorale delle parrocchie di Grizzo e Malnisio; o poi, ormai pensionato, anche nella comunità di Tesis.  Ha trascorso gli ultimi anni nella casa del clero di san Vito, dove ha sempre vissuto gioiosamente e fraternamente, creando amicizia, serenità e comunione. Possiamo dire che non Giorgio ci ha testimoniato il segreto dell’amore vero, che è quello del Vangelo, quello che Gesù ha vissuto fino in fondo: un amore che spinge ad amare tutti, non solo gli amici e quelli che ci interessano; ad amare per primo, senza aspettare di essere amati; ad amare concretamente, chinandosi sui fratelli più in necessità. Un amore concreto, fatto di piccoli gesti: di un sorriso, di una preghiera, di un ascolto e dialogo con tutti.

Si unisce spiritualmente dalla Bolivia don Roberto Battel che stamane mi ha telefonato. Un grazie sincero a quanti gli hanno voluto bene e lo hanno accolto e assistito in questi ultimi anni, in particolare al personale e confratelli della casa del clero di san Vito, alla nipote Alba e ai suoi parenti.

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo

Villanova della Cartera
28/07/2022