Funerale Don Renato Martin

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Omelia

S. Vito al Tagliamento, 16 maggio 2022

Funerale Don Renato Martin

Letture: Isaia 25,6-10; Marco 1,21-28

Anche se da un po’ di tempo don Renato si era aggravato, ci ha sorpreso la sua morte così repentina. Raccogliamo il dolore di quanti lo hanno conosciuto ed amato e presentiamo al Signore la sua vita. Come ci ha ricordato il profeta Isaia, il Signore Dio “eliminerà la morte per sempre e asciugherà le lacrime su ogni volto” (25,8). Don Renato già gode della presenza di Dio e partecipa pienamente al banchetto che il Signore prepara i suoi servi fedeli, perché ha creduto nella vittoria di Cristo risorto. È il banchetto eucaristico che Don Renato per 63 anni ha celebrato ogni giorno unendo la sua vita alla vita di Gesù e portando all’umanità l’amore del Padre racchiuso nel dono della vita che Gesù ha fatto per noi. È il banchetto che ci ricorda la resurrezione di Gesù; Gesù vivo e presente che non ci lascia soli e che cammina con noi, aiutandoci a superare le fatiche e le difficoltà della vita. Isaia ci ha ricordato pure che uniti a Dio tutti i popoli della terra potranno godere della felicità, della gioia e della pienezza di vita che deriva dalla comunione con lui. A questo punto, sulle labbra di tutti sboccerà un canto festoso che facciamo nostro: “Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza” (v. 9).  Ci troviamo di fonte alla rappresentazione della scena di una vita che si conclude nell’accoglienza del Regno promesso per chi ha servito fedelmente il Signore.

Don Renato in tutta la sua esistenza lunga ha sempre cercato di essere un buon servitore del Regno, mettendo tutta la sua forza ed energia a servizio degli altri.  Ha sempre dimostrato un senso di responsabilità, coniugando sapientemente il suo impegno pastorale con la passione e la dedizione all’insegnamento. Non c’è sacerdote in diocesi e anche numerosi laici che non si ricordino del suo amore e della sua intensa partecipazione alla scuola e all’insegnamento. Dopo alcuni anni di vicario parrocchiale a Sant’Andrea di Portogruaro, viene inviato a Roma per studiare teologia. Al ritorno i superiori gli chiedono, e qui si vede il senso di responsabilità e amore alla Chiesa, di insegnare non quello che ha studiato, la teologia, ma nella scuola media del seminario l’italiano per ben 31 anni.  Per alcuni anni fu anche preside della scuola. La sua capacità di insegnamento e anche la sua bontà, mitezza, e riservatezza gli furono utili per accompagnare tanti allievi a concludere le medie con gli esami di stato al Don Bosco. Ha dedicato anima e corpo all’insegnamento, pur non tralasciando mai la sua passione alla pastorale diretta. Infatti esercitò il ministero di parroco e poi di collaboratore nella parrocchia di Gleris-Carbona per ben 25 anni. Anche nell’archivio diocesano, dove ha lavorato per 16 anni, ha sempre dimostrato la sua competenza, affabilità e precisione con il personale e con quanti frequentavano assiduamente l’archivio per ricerche e studio.

Mi sembra significativo, visti gli anni che don Renato ha dedicato all’insegnamento, riprendere la pagina evangelica che ci descrive l’insegnamento di Gesù. Don Renato non è stato solo un insegnante, un professore abilitato ad esporre contenuti o a tenere delle lezioni settimanali, ma come insegnante e anche come preside è stato molto di più: un educatore che sapeva entrare in sintonia con i ragazzi, che trasmetteva loro non solo nozioni, ma la sapienza e la saggezza del vivere, lasciando trasparire la sua umanità e la sua fede.  Ecco perché ci siamo messi in ascolto dello stile di Gesù nel suo trasmettere e insegnare la buona notizia. Narra l’evangelista Marco che Gesù “insegnava loro come uno che ha autorità” (1,22). È la potenza che gli deriva da Dio e dallo Spirito che dà autorevolezza al suo insegnamento. Gesù non pronuncia solo parole ma anche ‘opera’.  In questo modo manifesta non tanto le sue idee o il suo progetto, ma il progetto di Dio chi si realizza nelle sue parole e nelle sue opere. Nel Vangelo, infatti, vediamo che Gesù rivela l’amore di Dio con la predicazione e con innumerevoli gesti di amore e di attenzione alle persone, soprattutto ai più deboli. Nel suo insegnamento Gesù non si ferma solo a dire intellettualmente qualcosa, ma comunica a luce la forza che aiutano nel cammino della vita, per superare le prove, le difficoltà e le tentazioni. Gesù è un maestro, ma soprattutto un amico che si prende cura di ciascuno.

Questo mi sembra essere stato uno degli aspetti caratteristici dello stile e dell’insegnamento di don Renato. Ascoltando in questi giorni alcune testimonianze di preti ma anche di laici che sono stati a scuola in seminario, ricorrente la sottolineatura che Don Renato era più che un insegnante, proprio perché attento alla vita e al cammino di ciascuno. In questo modo non trasmetteva solo nozioni o regole da imparate, ma modo e stile per vivere bene e in pienezza la vita. Certamente è stato aiutato anche dal suo carattere riservato e schivo, talvolta anche scrupoloso, che lo portava ad essere attento a quello che era nel profondo. Ma non dimentichiamo anche la sua giovialità che emergeva nelle battutine e negli sguardi profondi e compiaciuti. Ha sempre vissuto l’insegnamento e gli altri incarichi non come una professione, pur qualificata, ma come un servizio, per aiutare a crescere, a maturare e a realizzarsi nella vita.

Ha vissuto anche don Renato alcuni momenti di fatiche e di stanchezza, soprattutto negli ultimi anni, quando sentiva venir meno le sue forze. Talvolta si abbatteva, ma sempre si è abbandonato e consegnato nelle mani del Padre. Ripeteva spesso le parole di Santa Teresa: “E rimanendo lui a mani vuote, affidando solo a lui la sua esistenza e le sue difficoltà”.  Ha sempre sentito il seminario la sua casa. E quando per salute ha dovuto trasferirsi in casa del clero a San Vito, anche qui, pur con una iniziale a fatica, ha creato armonia e serenità, vivendo insieme agli altri confratelli i momenti della preghiera e della condivisione. di Fedi e la preghiera.

Un grazie sincero ai confratelli e al personale della casa del clero, alle sorelle Ivana e Paola, al cognato e parenti che li sono stati sempre molto vicini. Un grazie di cuore al vescovo Ovidio che lo ha accompagnato con delicatezza negli ultimi tratti del passaggio alla casa del Padre.

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo

San Vito al Tagliamento
16/05/2022