Festa Dedicazione Chiesa del Seminario

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Festa Dedicazione Chiesa del Seminario

Omelia

Seminario Pordenone, 18 maggio 2022

Festa Dedicazione Chiesa del Seminario

Letture: Neemia 8,2-4a.5-6.8-20; 1Corinzi 3,9c-11.16-17; Giovanni 2,13-22.

Novant’anni fa, il 24 maggio del 1932, il vescovo Paulini dedicò l’altare e la Chiesa dell’erigendo seminario di Pordenone, al Signore, ai patroni Santi Martiri Concordiesi e a san Luigi Gonzaga. Leggendo il racconto della dedicazione, mons. Pighin annotava che il vescovo non invitò alla celebrazione il Capitolo della cattedrale, ma tutti i sacerdoti, per indicare che c’erano ancora delle difficoltà da superare, causate dallo spostamento della sede del seminario da Portogruaro a Pordenone.  Noi oggi, dopo novant’anni, siamo qui a ringraziare il Signore per il cammino fatto e per pregarlo perché continui a proteggere e a sostenere il nostro seminario, in tempi non sempre facili, donando sante e numerose vocazioni. In ogni comunità cristiana e in particolare nella comunità del seminario, la Chiesa diventa il centro, non solo fisico ma reale della vita della comunità, perché è la sorgente e la luce, che è Gesù stesso che vi abita, da cui attingere per la nostra vita spirituale e per la comunità, luce sul cammino da seguire, slancio per superare i momenti di difficoltà e forza per prepararsi ad essere discepoli-missionari. La Chiesa è il luogo della presenza di Dio, dove Gesù vi abita sacramentalmente, ma è anche il luogo dove la comunità si raduna e si ritrova insieme per lodare e ringraziare il Signore, per cantare salmi, inni e cantici spirituali, che rafforzano l’identità di giovani chiamati ad essere annunciatori e testimoni del Risorto nelle strade del mondo.

L’anniversario della Dedicazione di questa Chiesa è una bella occasione per ripensare, all’interno dell’anno centenario appena trascorso, all’identità della comunità del Seminario: ‘pietre vive’ per la costruzione e l’edificazione della Chiesa locale. Ci lasciamo guidare da alcune considerazioni che prendiamo dalla Parola di Dio appena proclamata. Il breve testo della 1 Lettera di Paolo ai Corinzi, rimanda ad un brano più lungo e articolato, in cui Paolo aiuta a comprendere il significato dell’essere Chiesa, edificio di Cristo. Noi siamo chiamati a costruire, secondo l’immagine di Paolo, un edificio spirituale e non una roccaforte per difendersi dall’assalto dei nemici o un rifugio tranquillo per evitare problemi e preoccupazioni, perché è il Signore che ci difende. La Chiesa, secondo l’immagine paolina, è una realtà ancora da compiersi; noi siamo chiamati a collaborare con Dio: “Come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo” (1Cortinnzi 3,10-11). L’edificio si costruisce grazie alla composizione dei diversi elementi in unità. Unità non significa assemblaggio a tutti i costi, ma necessità di avere un disegno che abbia un centro, un fondamento, che è solo Gesù Cristo. Questo è il nostro compito, il cuore del messaggio cristiano, per noi sacerdoti ma anche per voi seminaristi che vi state preparando ad esserlo: aiutare la vostra comunità del seminario e le nostre comunità cristiane a rimanere sempre ai piedi del Signore Gesù per ascoltare la sua Parola; a tenerle lontane dallo spirito di mondanità e dai cattivi compromessi; a custodire il fondamento santo dell’edificio spirituale difendendolo dai lupi rapaci che fanno deviare dalla via del Vangelo. Papa Francesco chiama tutto questo ‘mondanità spirituale’ (cfr. Evangelii Gaudium 93-97), che ci fa cercare non la gloria di Dio ma la gloria umana e il nostro benessere personale, riducendo le nostre comunità a organizzazioni di servizi e di prestigio sociale. Domandiamoci: che cosa tiene unite le nostre comunità? È davvero Gesù, la conoscenza di Lui, la fede in Lui, il fondamento della nostra Chiesa e delle nostre comunità? Veramente importante è riportare Gesù al centro della nostra vita! Il vero apostolo è un collaboratore di Dio, uno che mette la sua energia a servizio dell’opera di Cristo che è l’unico e il vero protagonista della salvezza. Si può essere anche architetti, ma è Dio solo che edifica la sua Chiesa sul fondamento che è Cristo.

L’altra considerazione ce la offre la pagina di Vangelo. Il tempio di Dio può diventare un mercato! Questo accade quando le vedute e gli interessi umani prendono il sopravvento sulla fede. Al Tempio, Gesù, per scuotere l’ottusità delle persone e invitarle alla conversione, sceglie di agire in maniera forte e provocatoria. I venditori si trovavano nel cortile dei pagani, luogo accessibile ai non ebrei. Proprio questo cortile era stato trasformato in un mercato. Ma Gesù, come ci racconta l’evangelista Marco, vuole che la sua casa sia una casa di preghiera per tutti i popoli: “Insegnava loro dicendo: non sta forse scritto ‘la mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni?” (11,17). Questa purificazione del santuario era necessaria perché Israele riscoprisse la sua vera vocazione: essere luce per tutte le genti. Questo, carissimi è il nostro compito: aiutare le persone e le nostre comunità ad essere accoglienti, ad essere una Chiesa in uscita, che annuncia e testimonia l’amore di Dio, trovando vie nuove per annunciarlo a chi è lontano dalla fede e dalla Chiesa. Anche il nostro edificio spirituale, ha delle crepe e necessita di un restauro. Siamo chiamati a rinnovare la Chiesa in stile sinodale, che non è una moda del momento! Sinodo è il nome stesso della Chiesa, del suo convenire e della sua missione fatta insieme. Per far ciò, oggi sono più che mai necessari dei ministri e dei ministeri della sinodalità, perché è il Corpo della Chiesa che ne ha bisogno. San Paolo, nella lettera agli Efesini ci ricorda che: “Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità” (4,16). Fuori immagine, la Chiesa non ha bisogno solo di avere degli organismi sani e funzionanti, ma ha bisogno anche di ‘giunture’, di connessioni che li collegano. Le persone-giuntura sono importantissime e necessarie nella comunità Sono persone sagge e sapienti, umili, che rifuggono da ogni forma di superiorità, spesso lavorano sottotraccia, favorendo e creando vere e autentiche relazioni tra le persone e con il Signore Gesù. Sono pacificatori di conflitti e promotori di alleanza tra le diverse anime della comunità.  Sono i veri amici del Signore che agiscono con la potenza dello Spirto Santo.

Carissimi, vi auguro di essere discepoli-missionari e persone-giuntura. Buona festa della dedicazione e buon cammino.

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo

Seminario Vescovile di Pordenone
18/05/2022