Incontro dei seminaristi

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Incontro dei seminaristi

Omelia

Seminario Pordenone, 12 maggio 2022

Incontro dei seminaristi

Un cordiale e affettuoso saluto a tutti voi seminaristi e ai vostri educatori del Seminario di Treviso, Vittorio veneto e Concordia-Pordenone. Avete desiderato vivere un momento di fraternità e di amicizia giocando alcune partite di calcio. È bello che oltre a qualche lezione di scuola possiate vivere anche questi momenti di fraternità. L’Eucaristia che ora celebriamo dà un valore ancora più forte alla vostra amicizia perché è il centro della comunità cristiana e della sua missione. È un centro dinamico perché ci unisce strettamente a Gesù, ai fratelli e ci sospinge con Gesù e con i fratelli verso il Padre. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui; … così anche colui che mangia me, vivrà per me” (Giovanni 6,56-57).

La liturgia della Parola di questo giorno ci aiuta ad approfondire e a vivere il mistero pasquale che ci avvolge in questo tempo di pasqua, invitandoci alla contemplazione dello stile e della vita di Gesù. Non solo una comprensione intellettuale e manualistica, ma concreta, da vivere nella quotidianità. Gesù, infatti, non si limita ad affermare che è importante mettersi a servizio degli altri, ma serve fino a dare tutta la sua vita per noi, tutti noi e non solo per i suoi amici. In quell’ultima cena, era presente anche Giuda, che poi lo tradirà! Gesù ama tutti, anche i nemici, fino a perdonarli. L’amore di Gesù rivela una profondità e una potenza per noi inimmaginabile, manifestando così l’amore di Dio. Infatti, aggiunge Gesù, tutto ciò che sta accadendo in quella cena e che accadrà successivamente, come il venire tradito, con la sua risposta d’amore, con la crocifissione e con il perdono concesso ai suoi uccisori, rivela l’“Io sono” (Giovanni 13,16), manifestando così che il mistero dell’amore di Dio si manifesta nella debolezza e nella passione. Nel suo primo discorso missionario ad Antiochia, Paolo rievocando le tappe principali della storia della salvezza, ci fa vedere che il compimento della salvezza è Gesù di Nazareth. Interessante quello che il Battista dice di Gesù: “Viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali” (Atti 13,25). Non è solamente un invito all’umiltà o alla sottomissione, ma è evidenziare la nostra incapacità ad un gesto del genere e la fatica, come ha fatto Pietro, di accogliere il gesto della lavanda dei piedi che Gesù ha compiuto nell’Ultima Cena. Da Giovanni Gesù viene indicato come il più grande, ma lui vive la sua identità e il suo ministero facendosi piccolo, come colui che serve.

Carissimi, anche noi facciamo fatica, talvolta, a curvarci sulle sofferenze e difficoltà delle persone e anche ad accettare che qualcuno si chini su di noi. Ciò che dobbiamo fare è lasciare che sia lui a lavare i nostri piedi, come ha fatto con Pietro (cfr. 13, 6-9), a purificarci e a risanarci, per diventare capaci di lavarci piedi gli uni gli altri, amandoci vicendevolmente. La paura nasce dalla consapevolezza che se vogliamo essere autentici cristiani e discepoli del Signore, anche nel ministero ordinato, è necessaria l’umiltà di lasciarci servire e amare, accettando che ci sia qualcuno che ci aiuti nel cammino della vita. Solo accogliendo il suo amore e custodendolo nella nostra vita, potremo annunciarlo e testimoniarlo, così che altri, a loro volta, lo possano accogliere. Questo è lo stile di vita che siamo chiamati ad accogliere e assumere, guardando a Gesù che si è fatto servo di tutti.

Accogliere il Signore, significa accoglierci gli uni gli altri, ma non a parole, ma nella vita concretata di ogni giorno, nella comunità che il Signore cv ha donato. Per questo è necessaria l’umiltà, che è l’atteggiamento di Giovanni nei confronti di Gesù. È l’umiltà di riconoscere l’altro addirittura superiore a se stessi, perché nell’altro è presente il Signore Gesù. Realtà non facile da viversi. Ce lo testimonia il racconto stesso degli Atti, che abbiamo appena ascoltato. Luca fa un breve cenno a Giovanni Marco che si separa da Paolo e Barnaba per tornare a Gerusalemme (cfr. Atti 13,13). Le pagine seguenti ci diranno che questa scelta creerà dissidio tra gli stessi Paolo e Barnaba, fino a indurli a separarsi (cfr. 15,37-39). Gesù si china si di noi e ci lava i piedi proprio per aiutaci a superare ogni difficoltà con l’amore e il perdono.

Carissimi seminaristi, vi state preparando al ministero ordinato. Una scelta non facile, soprattutto ai nostri giorni dove molte persone e in particolare tanti vostri coetanei fanno fatica ad incontrarsi con il Signore Gesù e a vivere l’essere Chiesa di Cristo. Uso l’immagine di mons. Nunzio Galantino, quando era Segretario generale della CEI, nella prefazione del libro Divino Rinnovamento. Per una parrocchia missionaria, di James Mallon. Viviamo in una via di mezzo, con mentalità segnate dai riflessi condizionati della cristianità, ma già profondamente e irreversibilmente secolarizzate. Cosa fare? Il compito può essere paragonato a quello della ristrutturazione di una casa antica. Sarebbe più facile e più economico demolirla e costruirne una nuova. Non si può perché è antica, con l’aggravante che gli inquilini che vi abitano non hanno nessuna intenzione di uscire di casa nel tempo della ristrutturazione. Una fatica immane! Ma è questo che siamo chiamati a fare. Buon cammino.

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo

Seminario Vescovile di Pordenone
12/05/2022