Funerale Don Umberto Pistrino

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Omelia

Cimolais, 29 agosto 2022

Funerale Don Umberto Pistrino

Letture: Sapienza 4,7-15; Giovanni 15,9-17

La dura realtà della morte sconvolge sempre, anche quando arriva dopo lunghi anni di vita. Siamo riuniti per ringraziare il Signore e affidare don Umberto al suo amore e alla sua misericordia. Ha scritto don Luca nel foglietto parrocchiale: “Oggi ci lascia non solo un frammento di storia, ma un’importante fetta di memoria di questi nostri paesi”. Dei suoi 92 anni e 66 di sacerdozio, don Umberto ne ha trascorsi con voi 54 a Cimolais e 32 certo.

Ce l’ha appena ricordato il libro della Sapienza: “Vecchiaia veneranda non è quella longeva, né si misura con il numero degli anni; ma canizie è la saggezza, età senile è una vita senza macchia” (4,8-9). C’è una vena di paradosso, un contrasto tra lo sguardo superficiale di tante persone che valutano la vita solamente a partire dalla carriera o dai titoli che uno possiede, e ciò che invece vedono gli occhi di Dio. Noi siamo qui per ricordare la ricchezza di una vita sacerdotale, vissuta quasi tutta in piccoli paesaggi di montagna “lontana, isolata e impervia valle tra le montagne chiuse”. Una vita vissuta come dono è gratuita verso tutti, nella consapevolezza che la vita eterna non è solo dopo la morte ma inizia già in questo mondo, nella misura in cui ci si apre al mistero di Dio, accogliendolo dentro di noi. Interessante notare come il libro della Sapienza descrive l’esperienza della morte: fu amato da Dio e fu portato altrove (cfr. v.10), come il profeta Elia che fu rapito e portato in cielo (cfr. 2 Re 2). E se anche numerose persone ai nostri giorni fanno fatica a comprendere questa verità, noi crediamo che la morte, a qualsiasi età avvenga, è un passaggio per congiungersi definitivamente con il Padre nel Paradiso. L’Eucarestia celebra il memoriale. del dono che Gesù ha fatto di se stesso al Padre e a tutta l’umanità, e noi ci nutriamo di essa per divenire come lui.

Ho scelto questa pagina di Vangelo, che ci presenta che cosa Gesù intende dire quando chiede ai discepoli di rimanere nel suo amore (cfr. Giovanni 15,9), dopo aver sentito quello che don Umberto ha detto a Paola poco prima di morire: “Sono contento di essere stato prete”. Penso che queste parole possono esprimere bene tutta la vita sacerdotale di don Umberto. Gesù ci ricorda che tutto accade perché ha origine dell’amore del Padre per lui; un amore che Gesù poi comunica i suoi. L’incarnazione ha questo significato: rendere manifesto a tutti il grande amore di Dio per l’umanità. Questa è la missione di Gesù e la missione della Chiesa. E come Gesù ci ha uniti profondamente al Padre, anche noi siamo chiamati a rimanere, ad essere uniti a lui come il tralcio alla vite. Il segno concreto del rimanere in lui, è l’amore che siamo chiamati ad avere tra di noi: “Questo vi comando che vi amiate gli uni gli altri” (15,17). Gesù propone ai discepoli e in modo particolare a noi suoi ministri un nuovo stile di vita, un amore che crea relazioni nuove, non di schiavitù ma di fratellanza e che ci fa riconoscere che tutta la nostra stessa vita viene da lui. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto” (15,16).

Don Umberto ha sempre vissuto il suo ministero sacerdotale come un dono, una chiamata di Dio e ha voluto esserne fedele fino alla fine. Così è stato nei primi anni di vicario parrocchiale a Morsano, Arba, Zoppola e Marsure, e poi nei lunghi anni vissuti con voi qui a Cimolais e Erto. La sua è stata una vita vissuta e donata per il vangelo. Di indole buona e generosa, ha vissuto il suo essere prete a servizio della gente come un padre buono, una guida sicura, anche se, talvolta, con i tratti della durezza e testardaggine, perché legato agli insegnamenti e alla dottrina morale della Chiesa. Per comprendere bene il suo ministero, è necessario considerare il tempo della sua formazione e ordinazione sacerdotale. Erano gli anni ’50 e non soffiava ancora il vento del rinnovamento conciliare. Don Umberto ha incarnato l’idea del sacerdote che non viene meno, per nessun motivo, alle indicazioni del magistero. Ha fatto inizialmente fatica, come altri preti e laici, ad accettare il rinnovamento che il Concilio Vaticano II proponeva a tutta la Chiesa e anche a noi sacerdoti. Rinnovamento non tanto sui principi, quanto sullo stile e sulla modalità di trasmetterli e il modo di esercitare nel ministero ordinato la paternità e l’amore di Dio. Don Umberto lo è stato, almeno nei primi anni, con il tratto del rigore. Questo aspetto gli ha creato delle fatiche, delle tensioni e dei contrasti sia con i superiori sia con alcune persone che non accettavano un modo di fare così, soprattutto nel post concilio. Bisogna dire, però che è sempre stato amato dalle comunità, volendo bene a tutti. Ha aperto le porte del cuore e della canonica a chi lo cercava. Ho fatto tempo anch’io a fermarmi dopo la Messa domenicale all’aperitivo in canonica con un gruppetto di giovani e di adulti. Animò con passione la vita della comunità e le celebrazioni liturgiche, donandosi pienamente e cercando di creare fraternità e comunione. In questo modo anche lui si è adeguato al cammino che la Chiesa ha fatto per essere più vicina alla gente e per comunicare a tutti la misericordia del Signore. Fedele al ministero con una intensa preghiera personale, con la cura delle celebrazioni e con la testimonianza di una vita semplice e sobria. Nelle numerose visite fatte in questi anni, ho sempre gioito nel vedere la sua fede, la sua testimonianza e il suo amore alla Chiesa.

Un grazie ai fratelli, familiari parenti tutti.  Ma un grazie veramente sincero lo dobbiamo a Paola che gli è sempre stata vicina fino alla fine, insieme alle altre persone che si sono prese cura di don Umberto in questi ultimi tempi di malattia e di sofferenza. Un abbraccio fraterno e un grazie a Don Luca che ha accolto don Umberto come un padre, favorendo la relazione e l’integrazione tra le generazioni, anche tra di noi sacerdoti, come spesso ricorda Papa Francesco quando parla degli anziani.

Carissimi, passando in questa vita attraverso il cuore misericordioso di Cristo, don Umberto è entrato “in un luogo di riposo” (Sapienza 4,7). Ora è in compagnia della Santissima Trinità, di Maria e di tutti i Santi. Preghiamo perché anche noi, quando sarà la nostra ora, possiamo godere della gioia senza fine.

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo

Cimolais
29/08/2022