Omelia 100° Anniversario Apparizioni di Maria a Fatima – Santuario Madonna di Fatima, Portogruaro 13 maggio 2017

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Omelia 100° Anniversario Apparizioni di  Maria a Fatima

Santuario Madonna di Fatima, Portogruaro 13 maggio 2017

            Carissimi fratelli e sorelle, ci troviamo insieme nel santuario mariano Madonna di Fatima per celebrare il 100° Anniversario delle Apparizioni della Vergine Maria ai tre pastorelli Lucia, Giacinta e Francesco, gli ultimi due canonizzati stamattina a Fatima da papa Francesco. Siamo riuniti per pregare e ringraziare il Signore che in Maria si fa presente e vicino all’umanità. Oggi ricordiamo anche l’attentato a papa Giovanni Paolo II e il gesto significativo, fatto nel pellegrinaggio a Fatima nell’anno Santo 2000, di far incastonare la pallottola che gli trapassò il petto, vicinissima al cuore, nella corona della Madonna, come segno di grazia ricevuta. Il messaggio di Fatima, non è dato dai ‘segreti’, come purtroppo molti credono, quanto dall’invito alla conversione e alla speranza, in sintonia piena con tutta la rivelazione cristiana. Maria a Fatima nel 1917, a partire dalla triste situazione storica dell’umanità e dalla vita della gente, invita i credenti a pregare per la pace nel mondo, a fare penitenza per aprire i cuori alla conversione e all’accoglienza della misericordia di Dio. Messaggio che conserva anche oggi tutto il suo valore e significato.

Le due scene della crocifissione che abbiamo ascoltato dall’evangelista Giovanni, ci aiutano a entrare più intensamente nel significato del messaggio. Nella scena della divisione delle vesti, l’attenzione è attratta dalla tunica indivisa. “Quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo … e i soldati dissero non stracciamola, ma tiriamola a sorte” (19,23-24). Quella tunica è il simbolo dell’unità della Chiesa che nasce proprio ai piedi della croce. E nasce come ‘famiglia’. “Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre ‘donna ecco tuo figlio’. Poi disse al discepolo ‘ecco tua madre” (v.26-27). Non si può certo escludere che con queste parole, Gesù abbia compiuto un gesto di pietà filiale, affidando sua madre al discepolo prediletto. La madre e il discepolo sono persone concrete e reali. Tuttavia nel brano non sono chiamate per nome, Maria e Giovanni, perché rivestono un ruolo rappresentativo. Maria è indicata come madre e Giovanni come il discepolo amato, perché Maria è la madre di tutti i discepoli della Chiesa, di tutti i credenti e Giovanni rappresenta tutti quelli che credono in Gesù. Gesù, dunque, prima di morire fonda una comunità d’amore, dove le persone si amano e si accolgono reciprocamente. Dalla croce nasce la Chiesa e Maria è la figura della perfetta discepola che ha percorso il cammino della fede. Una fede matura, che sa vedere nel volto di Gesù crocifisso, lo splendore di Dio, che non si dispera e che attende con speranza l’alba della risurrezione, condividendo fino in fondo il destino del suo figlio Gesù. Il vecchio Simeone aveva profetizzato a Maria, nel tempio “anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Luca 2,35), perché il dolore del Figlio è il dolore della Madre. Solo un grande amore ha permesso a Maria di condividere pienamente la sofferenza di Gesù e, come Lui, di condividerla anche con tutta l’umanità.

A Fatima Maria domanda ai tre fanciulli di essere disponibili ad accettare le sofferenze in riparazione dei peccati che hanno offeso il cuore di Dio, proponendo loro la stessa missione che Lei ha compiuto quando è rimasta ai piedi della croce, diventando compartecipe della salvezza dell’umanità. Spesso ci domandiamo il significato dei nostri dolori e delle nostre sofferenze e umanamente è difficile trovare una risposta. Ai tre pastorelli Maria chiede di offrire le loro preghiere e le loro sofferenze per la fine della guerra e per la salvezza di tante persone. Anche noi viviamo in un tempo di crisi di speranza, di paura e di smarrimento, inadeguati a dare una direzione giusta al nostro cammino. Abbiamo tante cose, ma il nostro cuore è vuoto, incapace di amare e di accorgersi delle necessità degli altri. Una crisi spirituale che non sa fare spazio a Dio dentro una società opulenta, che vive come se Dio non ci fosse. Siamo qui stasera, dopo cento anni, davanti alla Madonna di Fatima per chiedere, che ci aiuti a ritrovare il senso vivo della presenza di Dio, unica fonte di speranza. “Maria – ci ricorda papa Francesco – sempre ci porta a Gesù. È una donna di fede, una vera credente” (12 ottobre 2013). Preghiamo Maria perché educhi i nostri cuori alla speranza e le nostre mani ai gesti della carità e della misericordia. Maria è la donna della speranza perché ci conduce alla sorgente della speranza, che è Dio stesso, indicandoci la strada per arrivare a Lui.

Se il messaggio di Fatima è stato, cento anni fa, un annuncio di speranza, di misericordia e pace per la chiesa perseguitata e per l’umanità in guerra, lo è anche per i nostri giorni, dove stiamo vivendo una terza guerra mondiale che si combatte a pezzetti, con livelli di crudeltà spaventosi. Lo sguardo di Gesù dalla croce è uno sguardo d’amore per sua Madre, per il discepolo, per noi e anche per il buon ladrone. Tutti, dalla croce, siamo amati e perdonati. Ieri sera, dalla cappellina delle apparizioni a Fatima, papa Francesco ci ha ricordato che “dobbiamo anteporre la misericordia al giudizio e, comunque, il giudizio di Dio sarà sempre fatto alla luce della sua misericordia … Egli non negò il peccato, ma ha pagato per noi sulla croce”.

Ogni volta che guardiamo a Maria, torniamo a credere alla forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto” (Evangelii Gaudium 228). Sia l’esperienza che ciascuno di noi fa ogni volta che prega Maria.

                                                                       + Giuseppe Pellegrini

                                                                                   vescovo

Portogruaro
13/05/2017
30026 Portogruaro, Veneto Italia