Omelia Ordinazioni Diaconali – Concattedrale di Pordenone – 14 maggio 2017

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Omelia Ordinazioni Diaconali

Concattedrale di Pordenone – 14 maggio 2017

Fratelli e sorelle carissimi, in questa V domenica di Pasqua celebriamo con gioia l’ordinazione diaconale di due figli della nostra terra: Boris della comunità parrocchiale di Meduno e Davide della comunità di Prata. Accogli o Signore la preghiera che ti abbiamo rivolto, di guardare con benevolenza questi tuoi figli e manda su di loro il tuo Santo Spirito perché possano accogliere con gioia l’incarico che affideremo a loro (cfr. Atti 6,3).

Gesù ci conosce bene, in profondità e conosce anche le nostre fatiche e le nostre paure. Penso in questo momento alla vostra paura, cari ordinandi, di fronte alla scelta definitiva del diaconato con i relativi impegni e rinunce, ma anche alle paure, alle difficoltà e al timore che sovrasta il cuore di tante persone. Per questo Gesù ha detto ai suoi discepoli: “Non sia turbato il vostro cuore” (Giovanni 14,1); invito che ripete un’altra volta verso la fine del capitolo 14 del vangelo di Giovanni, all’interno dei discorsi di addio. Sono sentimenti di paura e di spavento che i discepoli provano davanti alla prospettiva della morte in croce di Gesù. Quella croce che accompagnerà l’umanità anche dopo la risurrezione, fino ai nostri giorni. Queste parole hanno lo scopo di ricordare ai discepoli e anche a noi le ragioni vere e profonde della fiducia e del coraggio. La Parola di Dio ci ha ricordato che c’è un solo mezzo, una sola possibilità per difendersi dalla paura: la fede in Dio. Ecco perché Gesù ha detto ai discepoli: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me” (v. 1). Solo Dio è la roccia; le altre sicurezze deludono. Però ci rendiamo conto che Dio, talvolta, sembra assente nella vita e nella storia o che si possa vivere senza di Lui. Anche i discepoli hanno fatto fatica a vedere la presenza di Dio nella vita, nelle opere e negli eventi della storia di Gesù. Il vangelo ci offre due esempi: Tommaso che gli chiede: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?” (v.5), e soprattutto Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta … Filippo chi ha visto me ha visto il Padre” (v.8-9). È dunque osservando l’umanità di Gesù, la sua vita concreta che si ha la possibilità di comprendere chi è Dio Padre. Affermando di essere “la via, la verità e la vita” (v.6), Gesù si pone al centro della nostra ricerca e del nostro cammino, perché Lui è la vita stessa e il significato della nostra vita. Senza Cristo la vita non è più vita, perché, secondo il vangelo di Giovanni, la vita è tale se si identifica con l’amore. Un’esistenza chiusa nell’egoismo ed accartocciata su se stessa non è vita, non vive e non fa vivere. Solo l’amore, solo l’uscire da sé per diventare un dono verso l’altro, come ha fatto Gesù, hanno la capacità di trasformare l’esistenza umana in vita piena. Ce lo ha detto chiaramente Gesù: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Giovanni 10,10). Proprio perché Gesù è la vita, la vita piena, che si fa per noi ‘via’ per raggiungere e incontrare il Padre. Ne deriva anche un senso di gioia e di serenità di fronte alle scelte che siamo chiamati a fare, senza avere paura e senza dubitare della sua presenza perché lo Spirito Santo è in noi, fonte e sorgente di energia nuova e di maggiore generosità e disponibilità a servire i fratelli.

Lo aveva ben compreso la prima comunità cristiana che non era più in grado di servire con generosità quelli che erano nel bisogno. E così lo Spirito Santo dona i suoi carismi, suscitando nuovi ministeri per il bene della comunità. Oggi Boris e Davide accoglieranno il dono del diaconato, primo grado del sacramento dell’Ordine, segno eloquente di uno stile di amore e di servizio necessario e fondamentale per l’esercizio nella Chiesa di ogni ministero, anche per il prete e il vescovo. È Cristo il vero diacono e la Chiesa è invitata a prendere coscienza che essa è la sposa di colui che “non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Marco 10,45), assumendo e vivendo lo stile di amore e di gratuità che Gesù ha vissuto e testimoniato in tutta la sua vita.

Dopo la preghiera di ordinazione e la vestizione degli abiti diaconali, la liturgia prevede la consegna del libro dei vangeli, indicando così un aspetto specifico del ministero del diacono: proclamare il Vangelo nelle celebrazioni liturgiche e predicare la fede della Chiesa con le parole e le opere.  Vi viene affidato, carissimi, il ministero dell’evangelizzazione. Papa Francesco, nell’Evangelii Gaudium ci ricorda che “per essere evangelizzatori autentici occorre anche sviluppare il gusto spirituale di rimanere vicini alla vita della gente, fino al punto di scoprire che ciò diventa fonte di una gioia superiore. La missione è una passione per Gesù ma, al tempo stesso, è una passione per il suo popolo” (n. 268). Cari Boris e Davide, il ministero diaconale che ora assumente, e in futuro anche quello presbiterale, non vi chiudono dentro le sacrestie, non vi abilitano solo ad un servizio liturgico o ad una predicazione ben fatta, ma vi chiedono di uscire dalla città, come ha fatto la donna samaritana, di scendere dall’albero, come Zaccheo, per condividere la fatica quotidiana della gente, portando a tutti quelli che incontrate la dolce e confortante gioia del Vangelo, come ebbe a dire Paolo VI nell’Evangelii Nuntiadi e ripresa da papa Francesco: “Possa il mondo del nostro tempo – che cerca ora nell’angoscia, ora nella speranza – ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradii fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo” (EG 10). L’annuncio del Vangelo dà gioia a chi lo riceve, ma dà anche senso e gioia a chi si fa ministro della Parola. Se volete che la vostra testimonianza sia efficace, non dite mai parole incomprensibili o di facciata, non parlate mai come un libro stampato. Sarete credibili nella misura in cui donerete agli altri quello che prima voi sperimentate e vivete. L’incontro con Cristo, anche nella preghiera quotidiana della Liturgia delle Ore, il celibato scelto liberamente come dono totale al Signore e ai fratelli, siano sorgente di fecondità spirituale per voi e pienezza d’amore per tutta la comunità.

Diciamo un grazie sincero, accompagnato dalla preghiera, ai vostri genitori e familiari, alle comunità parrocchiali di provenienza e di ministero, al seminario: seminaristi, docenti ed educatori e a tutti i sacerdoti che vi sono vicini e gioiscono con voi. I diaconi presenti manifesteranno la loro accoglienza e gioia con l’abbraccio di pace.

 

                                               + Giuseppe Pellegrini

                                                           vescovo

 

Pordenone
14/05/2017
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia