Omelia giubileo delle famiglie del FVG – Concordia, 25 settembre 2016

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Omelia giubileo delle famiglie del FVG

Concordia, 25 settembre 2016

 

A nome dei vescovi del Friuli Venezia Giulia porto a tutti voi, carissimi sposi e famiglie, l’augurio più sincero accompagnato dalla preghiera. Servendosi delle parole di un fidanzato, anche oggi il Signore dice a ciascuno di noi: “Ti farò mia sposa per sempre” e in particolare lo dice a voi carissimi sposi. Per un momento, invito ogni sposo dire alla sua sposa: “Ti farò mia sposa per sempre” e ogni sposa dire al proprio sposo: “Ti farò mio sposo per sempre”. ( …) Non siete soli, carissimi sposi, a fare questa promessa, c’è il Signore Gesù che vi sostiene e che cammina con voi; c’è Lui che alla sua Chiesa, abbracciandola con un amore ancora più grande, dice: “Ti farò mia sposa per sempre”, proprio perché ci ha donato tutto se stesso, tutta la sua vita. Solo così sarà possibile vivere nella fedeltà e nella felicità, vivere una vita in pienezza.

Siamo però ben consapevoli, come ci ha ricordato papa Francesco nell’esortazione apostolica Amoris Laetitia, delle difficoltà, delle luci e delle ombre e dei cambiamenti che la famiglia sta vivendo oggi. Il crescente ed esasperato individualismo porta a snaturare sempre più i legami familiari, creando una cultura del provvisorio, incapace di legami solidi e duraturi, che considera ogni componente della famiglia come un’isola (cfr. AL 33). In questo modo ognuno si costruisce da solo, senza una vera relazione con gli altri, chiudendosi sempre più in se stesso e favorendo un’incapacità di donarsi agli altri che per i più giovani, diventa incapacità di formare una famiglia fondata sul sacramento del matrimonio e aperta alla vita.

Il grido del profeta Amos che abbiamo ascoltato nella prima lettura, vuole risvegliarci da quel torpore che ci porta a ricercare continuamente momenti di distrazione o luoghi in cui poter sentirci tranquilli e al sicuro, indifferenti dei bisogni e delle necessità degli altri. Risuona ancora dentro di me il forte appello che papa Francesco ha rivolto ai giovani a Cracovia e che vale anche per noi e per tutte le famiglie. “Si crede che per essere felici abbiamo bisogno di un buon divano che ci aiuti a stare comodi, tranquilli, ben sicuri. … Un divano contro ogni tipo di dolore e timore. Un divano che ci faccia stare chiusi in casa senza affaticarci né preoccuparci”. Anche la parabola del ricco senza nome, per cui la sua identità è data dal denaro, ci richiama con forza che l’indifferenza verso il povero, non un gesto, una briciola o una parola, per cui l’altro non esiste, ha portato il ricco alla dannazione eterna.

Come credenti e come comunità cristiana, siamo chiamati a fare qualcosa, a non passare oltre; in particolare a testimoniare con coraggio e passione il gioioso annuncio del vangelo del matrimonio e della famiglia con una speciale attenzione, nella prospettiva del primato della misericordia, alle situazioni di sofferenza, di difficoltà e di crisi che tante famiglie stanno vivendo anche all’interno delle nostre comunità e diocesi. Tale gioioso annuncio è ben espresso al numero 290 dell’Amoris Laetitia: “La famiglia si costituisce così come soggetto dell’azione pastorale attraverso l’annuncio esplicito del Vangelo e l’eredità di molteplici forme di testimonianza: la solidarietà verso i poveri, l’apertura alla diversità delle persone, la custodia del creato, la solidarietà morale e materiale verso le altre famiglie soprattutto verso le più bisognose, l’impegno per la promozione del bene comune anche mediante la trasformazione delle strutture sociali ingiuste, a partire dal territorio nel quale essa vive, praticando le opere di misericordia corporale e spirituale”.

Stiamo vivendo il giubileo della misericordia della famiglia. È bello che tutta la famiglia, compia insieme, genitori e figli, questo pellegrinaggio di conversione, di amore e di perdono. Con lo sguardo fisso su Gesù e sul suo volto misericordioso, siamo invitati a contemplare l’amore di Dio: un amore che si dona gratuitamente, un amore che è relazione e che si rivela pienamente nella santissima Trinità. Domandiamoci: cosa significa essere misericordiosi come il Padre nel contesto della famiglia? Siamo tutti convinti che è il tipo di relazione tra le persone che costituisce la famiglia. La famiglia nasce dal desiderio e dalla volontà delle persone di volersi bene e di amarsi reciprocamente, di un amore che si costruisce passo dopo passo e che cresce mediante gioie e dolori della vita quotidiana. Ogni relazione d’amore ha bisogno di molta misericordia verso l’altro coniuge e verso i figli. Tutti abbiamo dei limiti e la forza dell’egoismo non è mai completamente spenta in noi. Alle famiglie raccolte per il giubileo, papa Francesco diceva che: “Nell’Anno della Misericordia, ogni famiglia cristiana possa diventare luogo privilegiato di questo pellegrinaggio in cui si sperimenta la gioia del perdono. Il perdono è l’essenza dell’amore che sa comprendere lo sbaglio e porvi rimedio. Poveri noi se Dio non ci perdonasse! È all’interno della famiglia che ci si educa al perdono, perché si ha la certezza di essere capiti e sostenuti nonostante gli sbagli che si possono compiere”.

Carissimi, nel compiere oggi questo pellegrinaggio, non siamo soli perché siamo abbracciati da Dio amore, da Dio che nel suo figlio Gesù cammina con noi, ci prende per mano e si fa vicino e prossimo a ogni situazione, soprattutto a chi sperimenta povertà, fragilità e crisi, offrendo a tutti un messaggio di speranza e di incoraggiamento.  “Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare! Quello che ci viene promesso è sempre di più. Non perdiamo la speranza a causa dei nostri limiti, ma neppure rinunciamo a cercare la pienezza di amore e di comunione che ci è stata promessa” (AL 325). Buon giubileo a tutti.

 

                                    + Giuseppe Pellegrini

                                               vescovo

Concordia Sagittaria
25/09/2016
30023 Concordia Sagittaria, Veneto Italia