Omelia incontro preghiera giovani ‘lo Scrigno’ Pordenone, 11 ottobre 2013

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Omelia incontro preghiera giovani ‘lo Scrigno

Pordenone, 11 ottobre 2013

Desidero iniziare – per metterci in sintonia con tantissimi altri giovani – citando quanto papa Francesco ha detto ai giovani della Sardegna, nella visita pastorale a Cagliari, domenica 22 settembre scorso: “Voi giovani non potete e non dovete essere senza speranza, la speranza fa parte del vostro essere. Un giovane senza speranza non è giovane, è invecchiato troppo presto! La speranza fa parte della vostra giovinezza! Se voi non avete speranza, pensate seriamente, pensate seriamente… Un giovane senza gioia e senza speranza è preoccupante: non è un giovane. E quando un giovane non ha gioia, quando un giovane sente la sfiducia della vita, quando un giovane perde la speranza, dove va a trovare un po’ di tranquillità, un po’ di pace? Senza fiducia, senza speranza, senza gioia? Voi sapete, questi mercanti di morte, quelli che vendono morte ti offrono una strada per quando voi siete tristi, senza speranza, senza fiducia, senza coraggio! Per favore, non vendere la tua gioventù a questi che vendono morte”.
E’ il cammino che come giovani desideriamo proporci quest’anno: essere cercatori di speranza, e trovarla in Gesù Cristo. Ci è chiesto di fidarci totalmente di lui, Gesù non è un’illusione, non è una parola magica, è una persona, un amico con cui camminare.
Compiamo questo cammino guidati dalla Prima lettera di Pietro. E’ una grande omelia scritta alla fine del primo secolo, in un periodo molto faticoso per la prima comunità cristiana, in particolare per le comunità dell’Asia Minore. Dopo un primo forte momento di entusiasmo per la fede, di cammino sereno vissuto nella comunità, iniziarono le difficoltà: i credenti, durante il periodo dell’imperatore Domiziano, cominciarono a subire prove e persecuzioni. Il domani si fa sempre più incerto per l’insicurezza, le prove, le sofferenze e anche per le discriminazioni. “Cosa ne sarà di noi? Ha ancora senso credere in Gesù, e se finiamo male? L’autore vuole rincuorare i credenti, donare loro fiducia e speranza. Da dove parte? Parte dalla risurrezione di Gesù. “Benedetto Dio che in Gesù Cristo ci ha rigenerato mediante la risurrezione di Gesù”. E’ la resurrezione di Gesù, infatti, il fondamento di tutto. La risurrezione che ci ha rigenerato , ci da una vita nuova. E’ la sorgente indispensabile per un cammino di vita nuova. Tutto dipende da qui! Anche Paolo nella prima lettera ai Corinzi (cap. 15,14) scrive: “Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede”. Siamo rivestiti della vita nuova di Gesù; Lui ci offre tutte le possibilità di ripartire senza paura, partecipi con Lui dello Spirito di vita che Dio Padre dona continuamente all’umanità.
La resurrezione, la vita nuova ci apre immediatamente alla speranza viva. Non è un’illusione e nemmeno un sogno. La speranza è una realtà, è un vissuto nella quotidianità, che ci permette di non cedere, di non arrenderci di fronte alle prove, alla paura e alle avversità della vita e di non andare, come ci dice papa Francesco, dai mercanti della morte. Soffermiamoci per un attimo a ripensare a questa parola: speranza viva. E’ dono del Padre, eredità che non si conosce, non si macchia e non marcisce. Sono più che convinto che la questione della speranza è al centro della nostra vita! Avvertiamo tutto il bisogno della speranza: soprattutto nell’età della giovinezza il tempo della speranza si fa ancora più forte. Nutrite tutti sogni, aspettative, desideri, scelte di vita. E’ proprio da qui che sgorgano dentro anche i grandi perché. Che senso ha la vita? Come raggiungere la felicità? E le domande si moltiplicano, e poi ciascuno ha le proprie. A pensarci bene, possono cambiare le parole, ma il grido rimane comune, condiviso da tutti. Abbiamo voglia di tante cose, ma spesso vengono distrutte. Dobbiamo rassegnarci? Dobbiamo spegnere la nostra voglia di vivere, raffreddando i nostri slanci? Desidero leggervi – per aiutarvi nella meditazione – un passaggio di papa Benedetto, dall’Enciclica “Spe salvi” (n. 30): “L’uomo ha, nel succedersi dei giorni, molte speranze – più piccole o più grandi – diverse nei diversi periodi della sua vita. A volte può sembrare che una di queste speranze lo soddisfi totalmente e che non abbia bisogno di altre speranze. Nella gioventù può essere la speranza del grande e appagante amore; la speranza di una certa posizione nella professione, dell’uno o dell’altro successo determinante per il resto della vita. Quando, però, queste speranze si realizzano, appare con chiarezza che ciò non era, in realtà, il tutto. Si rende evidente che l’uomo ha bisogno di una speranza che vada oltre. Si rende evidente che può bastargli solo qualcosa di infinito, qualcosa che sarà sempre più di ciò che egli possa mai raggiungere (…) Abbiamo bisogno di speranza che ci mantenga in cammino. Ma senza la grande speranza esse non bastano”. Ecco la speranza vera. La grande speranza! Dio che da senso profondo alla nostra vita. Una speranza che non si corrompe, che non sta sotto le leggi del momento passeggero, che non è eterna. Una speranza che dà senso a tutta la nostra vita, al nostro vivere e anche al nostro soffrire.
La speranza ha a che fare con la gioia del vivere. Suppone un futuro da attendere, da proporre e da desiderare. E’ la speranza che ci dà l’unità del cuore, che dà senso e motivo al nostro sentimento. E’ il cammino dell’uomo nuovo rigenerato dal Cristo risorto; forza e tensione che ci spinge a superare le contingenze della storia, che spesso contrastano con la speranza che vive in noi e che porta al dolore e alla sofferenza. E’ proprio questa speranza che ci riempie il cuore di gioia. Per bene due volte il brano ce lo ricorda:

– il nostro cuore è ricolmo di gioia (v.6)
– esultate di gioia (v.8)
Ed è una gioia che può accogliere anche la sofferenza e il dolore, perché la nostra gioia non è uno stato d’animo, un sentimento, ma la consapevolezza di essere parte del grande disegno di Dio, e nasce dal nostro essere suoi figli, amati da Lui, parte di un grande progetto d’amore. Gioia che nasce dalla certezza che la risurrezione di Gesù, che ha vinto la morte, viene donata anche a ciascuno di noi.

Una gioia poi, come ci dice l’autore della lettera, che viene messa a dura prova. Ed è la prova che incontra quotidianamente la nostra fede. Una fede più preziosa dell’oro, che però viene messa a dura prova. Carissimi, non dobbiamo fuggire di fronte alla prova. Non dobbiamo perdere la nostra speranza. Chiediamoci: qual è in questo momento ben preciso la prova che sto vivendo? La prova che non riesco a sopportare?

– Spesso può essere proprio l’incapacità di attendere, di aspettare una risposta. Se non so dare un senso alla mia vita, l’attesa rischia di essere insopportabile, il presente insignificante e vuoto, e pertanto ogni attimo che passa mi sembra esageratamente lungo.
– Altre volte invece la prova è una relazione, un’amicizia caduta nel vuoto, un incontro atteso e desiderato che non si realizza mai. Mille ostacoli spesso attraversano il cammino della ricerca di amicizie e di amore. E’ necessario uscire da sé per incontrare l’altro nella generosità del dono, per la sola gioia di amare. E tutto questo è difficile. Fatti per amare, scopriamo quasi sempre di non esserne capaci. Possessività, ingratitudine, tentazione di catturare l’altro, sono forme più comuni che penalizzano l’amore e che spesso ci impediscono di fare scelte di dono e di gratuità. Così anche il nostro impegno e il nostro servizio verso gli altri, talvolta diventa solo ricerca di una gratificazione personale, incapaci di fare della nostra vita un dono per gli altri, di rispondere con generosità alla chiamata di Dio.
– Talvolta è la prova del dolore e della sofferenza che mette in crisi tutti i progetti che ci siamo fatti e che stiamo costruendo.

Qual è la prova della tua fede? Possono essere anche aspetti contingenti, la fatica di trovare un posto di lavoro, un lutto, una malattia, inquietudini per un futuro incerto.

Abbiamo ricevuto un dono, più prezioso del conto in banca e di ogni altro regalo: la speranza viva, Gesù Cristo vivo e risorto! Perché hai paura? Metti davanti a te la fede e vedrai che il tuo orizzonte cambierà, che il luogo della tua tristezza diventerà il luogo della speranza. La fede ti farà sentire viva la presenza del Signore Gesù che cammina accanto a te, e ti darà un cuore grande per accorgerti del Signore e delle necessità di tanti amici che ti stanno vicino e di tanti poveri che ti passano accanto. E’ la gioia di chi diventa capace di essere solidale con gli altri, e prova serenità e pace nel nell’uscire da se stesso e nell’incontrare la sofferenza degli altri.
Vi lascio con le tre parole che percorrono tutto il testo biblico:

– speranza
– gioia
– fede
Fatele risuonare dentro di voi. Sono un balsamo vitale che vi rigenera. Ve lo auguro di cuore.

 

+Giuseppe Pellegrini

vescovo

Pordenone
11/10/2013
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia