Omelia NATALE – Pordenone 25 dicembre 2013

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Omelia NATALE 

Pordenone 25 dicembre 2013

NELLA NOTTE UNA LUCE RIFULSE

Il messaggio del Natale risuona dentro un mondo e dentro un’umanità ancora immersa nelle tenebre della notte. Ecco perché non è facile percepirne immediatamente il valore e il significato più profondo. La salvezza, ci ha ricordato il profeta Isaia, è come una luce che sorge nelle tenebre della notte e che si compirà pienamente nella nascita di un bambino, Gesù il Figlio di Dio, che riporterà sulla terra, in maniera definitiva l’amore di Dio. “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce” (Isaia, 9,1). Come Dio ha liberato il suo popolo dalle tenebre e dalla schiavitù dell’esilio, oggi con la nascita del suo figlio Gesù, libererà l’umanità dalle tenebre del peccato e della morte.
L’evangelista Luca ci racconta che ogni cosa, alla nascita di Gesù, era avvolta dal manto oscuro della notte. “C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge” (2,8). Comprendiamo bene che l’indicazione della notte, ha un valore che va oltre un significato puramente cronologico e che se compreso, ci aiuta a vivere con più intensità il Natale che celebriamo. Carissimi, desidero per un momento richiamare alcuni significati che può avere anche per noi “la notte”. Un primo aspetto lo ricavo dal profeta Isaia che ci ha appena detto “su coloro che abitavano una terra tenebrosa, una luce rifulse”. Sembra proprio la descrizione della situazione odierna: viviamo in una terra tenebrosa, luogo di ombre, di oscurità che ci fanno paura perché ci tolgono la speranza di un domani e di un futuro migliore. Penso, e credo che lo immaginiate, alla grave situazione sociale ed economica che il nostro territorio, la nostra città e i nostri paesi stanno vivendo. Veramente le tenebre si stanno espandendo attorno a noi, quando quotidianamente sentiamo che alcune fabbriche, piccole e grandi, stanno chiudendo; quando i commercianti non riescono più sostenete i loro negozi; quando le aziende non sanno come pagare lo stipendio agli operai; quando tanti giovani sono alla ricerca di una prima occupazione, anche sottopagata; quando papà e mamme non sanno come dire ai loro figli che non ci sono più risorse… Tutto ciò ci toglie la speranza. Ma allora, come pensare ad un futuro migliore? Come sperare?
C’è anche un’altra notte, un’altra oscurità che è ben più grave, perché è dentro di noi, parte dal nostro cuore malato, chiuso all’amore di Dio e insensibile alle necessità dei fratelli. Un cuore indurito, lontano da Dio e non toccato dalla fede. Un cuore appesantito dalle dissipazioni e dagli affanni della vita. Il cuore malato di sclerocardia è un cuore che non si accorge della presenza del Signore e delle necessità dei fratelli. E così, anche gli ultimi singulti di speranza passano e ci lasciano più delusi di prima. E’ il messaggio che anche papa Francesco ci ha rivolto nell’esortazione Evangelii Gaudium (52). “Il timore e la disperazione si impadroniscono del cuore di numerose persone … La gioia di vivere frequentemente si spegne, crescono le mancanze di rispetto e la violenza, l’inequità diventa sempre più evidente”. Purtroppo questa notte è dentro il cuore di chi non si accorge o di chi non vuole fare entrare nella sua vita la luce di quella stella, la luce di Gesù. Come ci ha ricordato l’evangelista Giovanni all’inizio del suo vangelo: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo … e i suoi non lo hanno accolto” (1,9-11).
Eppure carissimi, è proprio qui, all’interno del nostro mondo e del nostro cuore che Dio ha scelto di entrare, di venirci incontro, di venire a porre la sua abitazione e la sua residenza. Anzi, possiamo dire che non sono le circostanze favorevoli, che non è la nostra bontà che permettono a Dio di incontrarci! Anzi, è proprio nella notte che Dio ci raggiunge e ci manifesta il suo amore. Perché Dio si comporta così? Perché viene di notte? La notte, anche quella più buia e più oscura, esprime sempre il desiderio di luce, di bellezza e di luminosità che ci portiamo dentro, anche nelle situazioni più complicate e più difficili. Vivere la liturgia del Natale è allora desiderare di fare una battaglia contro le tenebre. Tutti noi siamo cercatori di luce, siamo dei ciechi che abbiamo bisogno della luce, quando sentiamo il desiderio di bontà e di amore che la luce mette in risalto. Noi crediamo al giorno, crediamo al nuovo sole che spunta dall’alto, alla luce radiosa senza tramonto. Penso che sia proprio questo il significato più vero delle molte luci che accendiamo, delle stelle luminose, addirittura degli alberi di natale illuminati, che brillano nelle nostre città in questi giorni in cui le notti sono le più lunghe dell’anno. Spero che non siano solo delle luminarie frutto di un natale consumistico ma che esprimano il bisogno profondo di luce che ci portiamo dentro.
La Parola di Dio ci ha parlato di una grande luce che è sorta per tutta l’umanità. Come ci ricordava il profeta Isaia, anche sulle città colpite dall’oppressione babilonese, sorgerà una grande luce. Così come è sorta sulla grotta di Betlemme, quando sono arrivati i pastori e quando giunsero i magi da terre lontane. La luce ci porta a Gesù, anzi, la luce è Gesù che nasce ancora una volta e che illumina tutta l’umanità e il nostro cuore. E’ la luce che dalla notte di Betlemme, che via via ci porta fino all’altra notte, la notte della risurrezione, dove Gesù, vera luce, ha vinto la morte, sconfiggendo in modo definitivo le tenebre del male e del peccato. Anche oggi Gesù viene a dissipare le tenebre del mondo con la sua luce. Nella notte del mondo, lasciamoci ancora sorprendere e illuminare da questo atto di Dio, che è totalmente inaspettato: Dio si fa Bambino. Lasciamoci sorprendere, illuminare dalla Stella che ha inondato di gioia l’universo. Gesù Bambino, giungendo a noi, non ci trovi impreparati, impegnati soltanto a rendere più bella la realtà esteriore. Predisponiamo il nostro animo ad incontrare Colui che verrà a visitarci, che è la vera bellezza e la vera luce. Gesù ci invita ad essere la luce del mondo. Nonostante tutto il mondo è ancora pieno di persone che hanno accesa la luce della fede! Desideriamo essere anche noi “luce del mondo”, testimoni della nostra fede. Aiutiamoci a tener accesa la fiamma della nostra fede, consapevoli che “se vedi il buio, non maledirlo, ma accendi la tua candela e aiuta gli altri ad accendere la loro”.

Buon Natale a tutti, con affetto, buon Natale!

+Giuseppe Pellegrini

vescovo

Pordenone
25/12/2013
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia