Omelia Solennità dell’Immacolata e Istituzione Lettori e Accoliti
Portogruaro, 8 dicembre 2013
Nel cammino dell’Avvento ci incontriamo con Maria, icona della Chiesa, chiamata a generare Cristo all’umanità di oggi. Papa Paolo VI, nell’enciclica Marialis Cultus, scriveva: “ I fedeli, che vivono con la Liturgia lo spirito dell’Avvento, considerando l’ineffabile amore con cui la Vergine Madre attese il Figlio, sono invitati ad assumerla come modello e a prepararsi per andare incontro al Salvatore che viene, vigilanti nella preghiera, esultanti nella sua lode” (4). La liturgia di oggi ci invita a fissare il nostro sguardo su Gesù, centro del cammino di fede e punto culminante delle nostre attese, così come ha fatto Maria, la creatura umana che è stata la più totalmente aperta ed accogliente alla venuta del Signore. Domandiamoci: come essere pronti ad attendere Gesù che ci viene incontro nella sua venuta? Cosa significa veramente accogliere?
La liturgia della Parola ci viene in aiuto presentandoci alcune figure e ponendoci anche due domande, le domande fondamentali della vita: “Dove sei?” (Genesi 3,9) e “Che hai fatto?” (3,13). L’umanità ingannata non riesce ad accettare il limite della propria creaturalità e fugge dal suo creatore; ma Dio va alla ricerca dell’umanità perduta, ci viene incontro, e con queste domande, ci aiuta a rientrare in noi stessi per ritrovare quell’armonia e quella serenità tra quello che noi siamo realmente e quello che vogliamo essere. E’ necessario, infatti, superare le proprie paure, prima fra tutte quella di rimanere alla presenza di Dio, riconoscendo le nostre fragilità. Il serpente è figura del male presente nel mondo, delle nostre angosce di fronte ai limiti. Ma per rimanere di fronte a Dio e per accoglierlo in noi, è necessario sapere chi siamo e dove siamo, scoprendo la nostra vocazione, e la direzione della vita. Posti nel giardino delle origini, l’uomo e la donna vivevano come suoi figli, nella bellezza della creaturalità, anche se fragili, ma liberi di fronte alla scelta del bene e del male. I due non accettarono e si accusarono reciprocamente, rompendo quell’armonia. Ed è quello che noi chiamiamo peccato originale.
Ma la storia della salvezza non finisce qui! Sta davanti a noi Maria, la madre promessa del Verbo fatto carne. Ci viene presentata come la creatura che non scappa davanti a Dio, che non si nasconde, anzi, si espone, proprio perché è capace di ascoltare, di accogliere e di interrogare: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo” (Luca 1,34). Maria accoglie la presenza di Dio, sta davanti a Lui a testa alta, lasciandosi interrogare dal suo progetto d’amore in piena libertà. Infatti, pur nella consapevolezza dei propri limiti e delle proprie scelte, non si nasconde allo sguardo dell’angelo Gabriele, non ha paura perché “nulla è impossibile a Dio” (1,37). Proprio per questo Maria diventa la figura, il tipo di ogni credente, come ci dice la Lumen Gentium al n. 56 “La morte per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria”. Maria è la donna dell’accoglienza perché non si chiude in se stessa. Le parole che Maria dice all’angelo sono una confessione di fede in cui accetta Dio nella sua vita come unico Signore, e aderendo con assoluta disponibilità alla sua Parola. Maria vive una magnifica esperienza di ascolto, rendendosi disponibile, con un crescendo di fede e di comprensione, al mistero della salvezza in Gesù e a tutte le mediazioni autorevoli, anche nella loro apparente irrilevanza e umiltà, fino a farsi ascoltatrice della Parola viva del suo figlio Gesù.
Oggi, nella consapevolezza della necessità di essere testimoni e di portare a tutta l’umanità la novità e la bellezza dell’incontro con Gesù, desideriamo aprirci alla sua venuta e accoglierlo dentro di noi e all’interno delle nostre comunità. E’ proprio all’interno della prospettiva della testimonianza di Cristo come luce del mondo e forza di speranza, che va intesa la celebrazione dell’Istituzione nei ministeri del lettorato e dell’accolitato che tra poco conferirò a 6 seminaristi, Luca, Paolo, Luca, Andrea, Giancarlo e Roberto incamminati verso il presbiterato e a Cataldo, marito e padre, in cammino verso il diaconato permanente. Essi rappresentano la concreta speranza che la nostra Chiesa locale di Concordia-Pordenone avrà ancora sacerdoti e diaconi per l’annuncio della Parola, per la celebrazione dei Sacramenti e la testimonianza viva della carità. Il lettorato e l’accolitato sono due ministeri liturgici che comportano, oltre a alcune funzioni legate alla liturgia e alla celebrazione, un autentico servizio all’interno della comunità. Sono anche una tappa di maturazione della vocazione al ministero ordinato che – a Dio piacendo – riceverete.
Cari Luca, Paolo e Cataldo, diventando Lettori sarete investiti di un particolare dono e compito, ufficio, che vi mette a servizio della fede, la quale ha le sue radici e il suo fondamento nella Parola di Dio, principio della missione della Chiesa, che il XII Sinodo dei Vescovi l’ha definita “Casa della Parola”. L’assunzione di questo ministero vi impegnerà a raggiungere una sempre maggior famigliarità con le sacre Scritture, attraverso lo studio e la pratica della Lectio Divina, che dovrà diventare la sorgente della vostra preghiera personale. Infatti, prima di annunciarla agli altri, la Parola è da accogliere personalmente, nella piena consapevolezza che è parola di verità, capace di dare senso e significato a tutta la vita.
Anche a voi, carissimi Luca, Andrea, Gian Carlo e Roberto, che state per ricevere il ministero dell’Accolitato parteciperete in modo particolare al ministero della Chiesa. Essa infatti ha il vertice e la fonte della sua vita nell’Eucaristia. Il vostro servizio sarà all’altare, aiutando i presbiteri e i diaconi nel loro ufficio, distribuendo l’Eucaristia come ministri straordinari nella celebrazione e portandola ai malati e anziani. Come accoliti sarete chiamati a conformare il vostro essere e il vostro operare al mistero dell’Eucaristia che è il sacramento della carità, il dono che Gesù fa di se stesso, rivelandoci così l’amore infinito di Dio per ogni uomo. Essere accoliti significa testimoniare l’amore di Dio verso tutti, in modo particolare verso i poveri e i sofferenti.
Carissimi istituendi lettori e accoliti, tutta la comunità diocesana vi ringrazia per la vostra disponibilità a servire il Signore nella sua Chiesa. Al grazie a voi, uniamo anche quello ai vostri genitori e famigliari, ai sacerdoti delle vostre comunità parrocchiali e agli educatori del seminario, ai quali chiediamo di continuare ad esservi vicini e a accompagnarvi nell’itinerario che vi condurrà verso la meta dell’ordinazione diaconale e sacerdotale.
La Vergine Maria, nella quale si realizzò il nuovo inizio, “quando venne la pienezza del tempo” (Galati 4,4), ci accompagni in questo nostro cammino di Avvento, suscitando nel cuore di ciascuno di noi il desiderio di un nuovo, più bello e più profondo “inizio” di una vita cristiana, ricca di fede di speranza e di amore.
Sia lodato Gesù Cristo!
+Giuseppe Pellegrini
vescovo