Omelia nel Centenario della morte del Beato Giuseppe Baldo
Ronco all’Adige, 24 Ottobre 2015
Significativa la scelta del testo autobiografico di Paolo della Prima Lettera ai Tessalonicesi: nonostante le prove e le fatiche, nonostante il trattamento offensivo che Paolo ho ricevuto, si reca a Tessalonica accompagnato dalla forza dello Spirito e sostenuto dalla profonda unione con Dio, annunciando con umiltà e con franchezza il messaggio di Gesù. Paolo ha preferito la via dell’umiltà e della mitezza, dedicando tutto se stesso agli altri e comportandosi “come una mamma che ha cura del propri figli” (2, 7), donando loro non solo il latte ma tutto l’amore del suo cuore.
Questo stile umile e pieno di carità, questa dedizione pura e totale, questa profusione di amore ha accompagnato anche il beato Giuseppe Baldo negli anni del suo ministero sacerdotale in particolare come vostro parroco per ben 38 anni! Quando entrò in parrocchia, non fu certo accolto dal suono delle campane o dalle strade addobbate a festa. Alcuni ne avevano già sentito parlare e non gradivano un prete in parrocchia, tanto meno un prete così! Don Baldo evitò lo scontro, entrò in paese delicatamente, senza rumore, agendo con saggezza e con prudenza, pienamente convinto che sarà l’amore e la carità a conquistare la gente! E così accadde.
Il Vescovo Giuseppe Carraro, nel centesimo anniversario dell’ingresso a Ronco del nuovo parroco don Baldo, lo definì un precursore del nostro tempo. Anche oggi sentiamo attuale la variegata attività del Baldo sulla necessità di una presenza cristiana nel campo del lavoro, dell’educazione, della scuola e dell’assistenza verso i più poveri. Intuì il fecondo rapporto tra evangelizzazione e promozione umana e, attento alle esigenze dei tempi e ai segni dei tempi, guidò la comunità parrocchiale sorretto da quella fede e fiducia in Dio che imparò in famiglia, rispondendo così con attenzione e lungimiranza ai bisogni e alle necessità delle persone. Sembrano attuali anche per Lui le indicazioni che Papa Francesco ha dato a tutti noi pastori, invitandoci a camminare insieme con il gregge, talvolta davanti per guidarlo, altre volte in mezzo per stare tra la gente e spesso dietro, per sostenere e sorreggere chi non ce la fa. Possiamo ben dire che anche don Baldo ha respirato l’odore delle pecore! Amava dire: “Predicare il Vangelo; predicarlo evangelicamente, predicarlo con la vita evangelica”. Senza distinzione di persone, senza compromessi, parlando a tutti! Con la consapevolezza però di annunciare l’amore di Dio.
In tutte le sue attività sociali, mirava a formare l’uomo, nella sua interezza, attento alle necessità materiali e anche a quelle spirituali. Il fine più grande di tutta la sua attività consisteva nel favore l’incontro di ciascuno con Dio, entrando in dialogo con Lui, ascoltando la sua parola e celebrando i sacramenti. Senza paura intrecciò in modo memorabile le opere sociali (l’asilo infantile, la scuola di lavoro, il ginnasio e la biblioteca, il piccolo ospedale e il ricovero per anziani, la società operaia e la cassa rurale) con le realtà spirituali. Possiamo però ben dire, senza ombra di dubbio, che il suo capolavoro fu la fondazione dell’Istituto Piccole Figlie di Giuseppe, donne che si dedicarono e si dedicano anche oggi alla formazione della gioventù, della famiglia e all’accoglienza e servizio dei più poveri e degli ultimi.
La pagina di Vangelo scelta per la celebrazione della sua festa, ci aiuta a fare sintesi e a inserire l’attività del Beato Giuseppe Baldo sulla scia e con lo stile di Gesù, che predicò la venuta del Regno di Dio con gesti di attenzione e compassione verso tutti, anche verso i lontani. “Sento compassione per la folla” (Marco 8,2) ha detto Gesù ai suoi discepoli. C’era della gente venuta da lontano, probabilmente anche dai territori della Decapoli, fuori dalla terra promessa! Anche per questi Gesù è venuto. La domanda che si sono posti i discepoli è la domanda che anche don Baldo si è fatto, di fronte alle necessità e ai bisogni della gente: “cosa fare?”. È la domanda che anche noi spesso ci facciamo di fronte ai problemi del nostro tempo, all’indifferenza di tanti che fano fatica a riconoscere la presenza di Gesù e della Chiesa. Nel racconto evangelico è fondamentale fissare lo sguardo sulla figura di Gesù, sulla sua capacità di essere attento ai bisogni e alla necessità della gente e sul suo amore misericordioso verso tutti. Fissare lo sguardo su Gesù, non significa lavarci le mani o disinteressarci dei bisogni degli altri, ma ridare il giusto significato alla nostra carità e al nostro amore. Diceva spesso don Baldo: “Cerca di confidare in Dio solo e … metti il cuore in pace sull’avvenire”. E’ una testimonianza di fede, di fiducia nell’amore del Padre e di speranza. Solo così è possibile aprirci alla carità verso gli altri.
Sta proprio qui il segreto della vita e della santità del Beato Giuseppe Baldo. Il suo amore pieno e fedele verso il Signore, coltivato fin dalla giovinezza, lo ha portato ad essere attento sempre alle persone, ai più poveri, con lo stile non di chi fa la carità, di chi dà perché possiede, ma di chi condivide i doni che il Signore ha fatto. A voi comunità cristiane di Ronco e di Puegnago, a voi care sorelle Piccole Figlie di san Giuseppe, il compito di portare avanti questa bella testimonianza con la vostra vita concreta. In una sua omelia diceva: “Bisogna salire il monte e faticare. Mosè salì il monte e vide il Signore. Elia salì il monte e vide il Signore. Anche il calvario era difficile da salire, anche per Gesù. Seguiamo Gesù. Sul monte si patisce…sul monte si ascende al cielo”.
+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo di Concordia-Pordenone