Omelia nella Festa del Patrono Santo Stefano – Cattedrale di Concordia 3 agosto 2017  

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Omelia nella Festa del Patrono Santo Stefano 

 Cattedrale di Concordia 3 agosto 2017

 

Anche quest’anno ci troviamo insieme per celebrare Santo Stefano, patrono della diocesi, nell’anniversario del ritrovamento delle sue reliquie. Siamo onorati e contenti che sua Eminenza il card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, presieda la solenne concelebrazione. Eminenza, Le rinnovo il saluto più caro della Chiesa diocesana di Concordia-Pordenone e in particolare del suo presbiterio, proprio qui, nella nostra cattedrale, una tra le prime del Nord-Est. In questa circostanza, per antichissima tradizione, i presbiteri, e in particolare i parroci, si ritrovano attorno al Vescovo per rinnovare il proprio impegno di essere servitori e testimoni del vangelo di Gesù nella nostra terra.

Papa Francesco, ad un gruppo di seminaristi disse: “In Italia avete il vantaggio di una storia di bravi parroci, che ci danno l’esempio di come andare vanti. Guardate ai vostri padri nella fede e chiedete al Signore la grazia della memoria, la memoria ecclesiale” (10 dicembre 2016). Conosce bene anche Lei, eminenza, proprio per la sua lunga esperienza a servizio della Santa Sede, che oggi, in oriente che in occidente, non è facile essere preti e vivere il ministero sacerdotale tenendo insieme gli elementi fondamenti, quali: la carità pastorale e la fraternità presbiterale, la cura della propria interiorità e spiritualità con le tante, troppe, incombenze amministrative ed economiche, la passione e la gioia dell’annuncio del Vangelo. In questi anni la Conferenza Episcopale Italiana si è confrontata parecchio, con l’intento di aiutare i presbiteri a inserirsi come evangelizzatori in questo tempo, per affrontare le sfide e per promuovere una pastorale di prossimità. In particolare ci si è soffermati sul tema del rinnovamento del clero a partire dalla formazione permanente. Formazione che non è un semplice aggiornamento o riqualificazione ma che rimanda a un mistero di vocazione che ci supera continuamente e che nessuno può mai dare come pienamente conseguito. (cfr. CEI, Lievito di fraternità, p. 6).

Preghi per noi e ci incoraggi ad essere in questo tempo povero di relazioni, autentici costruttori di comunità; comunità che non si chiudono in se stesse, ma che vanno incontro agli altri. Ci stimoli ad essere strumenti dell’amore e della tenerezza di Dio, capaci di accorgerci dei bisogni dei fratelli, donando loro risposte concrete. Ci aiuti a coltivare l’amicizia con il Signore rimanendo con Lui e in Lui e ad essere appassionati testimoni del Vangelo, vicini e sodali con i fratelli e le sorelle che la provvidenza del Signore ci ha affidato.

Durante l’omelia, il card. Sandri ha ripreso alcuni di questi aspetti. “Onorare dunque il patrono della Diocesi accompagnato dalla testimonianza di Gamaliele ci interroga sul nostro essere uomini e donne –  e mi rivolgo in particolare a noi Vescovi, sacerdoti, religiosi, ma anche alle religiose e consacrate qui presenti – sulla nostra capacità di mantenere aperta la vita all’agire di Dio, radicati e fondati sulla meditazione attenta della Parola, amandola negli spazi di silenzio che è necessario ritrovare nella frenesia degli adempimenti della vita pastorale, amandola nel nostro cuore e ripetendola nel nostro intimo. “Lampada ai miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino”: sono certo in particolare che i passi che muoveranno il Vescovo Giuseppe nell’imminente inizio della Visita Pastorale siano un aiuto per tutte le comunità per rileggere il proprio cammino, la propria storia, a partire dalla Parola di Dio, memori e grati per il passato, attenti a discernere i segni del tempo presente, colmi di speranza per il futuro che viene da Dio e dalla nostra risposta a Lui che ci chiama ad essere annunciatori della gioia evangelica. Il modo di Gamaliele di leggere la vicenda degli apostoli davanti al Sinedrio, ci insegni anche ad avere una simpatia per tutti coloro che, apparentemente fuori dalla cerchia delle nostre comunità, sono cercatori di Dio e con le loro domande ci aiutano a scoprirlo nel segreto del nostro quotidiano”.

Proponendoci poi santo Stefano come esempio e modello da imitare, il cardinale ci ricordava che “solo un animo completamente abbandonato a Dio può continuare a fare sgorgare dal suo cuore il balsamo del perdono, che giunge ad abbracciare i nemici e i persecutori. Attingendo forza dalle “viscere di misericordia” – come cantiamo ogni mattina nel Benedictus – anche la nostra vita vince la propria sterilità e diventa capace di generare vita, restituendo all’altro la propria dignità grazie al perdono che siamo in grado di offrire. Vorremmo chiedere l’intercessione di santo Stefano quest’oggi, perchè ciascuno di noi anzitutto per se stesso accolga l’invito di Paolo “Lasciatevi riconciliare con Dio”, e verifichi quali ambiti della propria vita debbono essere posti sotto la luce del suo perdono: quelli in cui dobbiamo trovare il coraggio di chiederlo per noi stessi, e quelli in cui magari abbiamo ritardato per troppo tempo il donarlo a qualcuno che da noi lo attende, e magari non se lo merita, ma il Signore mette al bando ogni forma di rancore”.

Nel saluto finale, abbiamo assicurato al card. Sandri un ricordo particolare nella preghiera per il suo prezioso e delicato ministero a favore delle Chiese Orientali e gli abbiamo chiesto di portare al Santo Padre il nostro saluto e la nostra preghiera.

 

                                               + Giuseppe Pellegrini

vescovo

Concordia Sagittaria
03/08/2017
30023 Concordia Sagittaria, Veneto Italia