Omelia Ordinazione Presbiterale – Concordia, 31 maggio 2014

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Omelia Ordinazione Presbiterale 

Concordia, 31 maggio 2014

La Parola di Dio che ascoltiamo nella celebrazione dell’Eucaristia, ci chiede sempre una duplice riflessione: da una parte considerare il significato che ha avuto per Gesù e dall’altra il significato che ha per noi oggi e per tutta la Chiesa. In particolare la celebrazione di oggi, l’Ascensione di Gesù al cielo, per comprenderla veramente richiede di soffermarci sul significato e sul valore che ha per Gesù, per poi comprenderne il significato per noi! Possiamo dire che l’Ascensione fa da spartiacque tra il tempo di Gesù e il tempo della Chiesa, proponendoci una modalità nuova della presenza di Gesù con i suoi discepoli e anche nella vita della comunità cristiana. L’Ascensione per Gesù comincia con la sua glorificazione: “fu elevato in alto” dice il testo degli Atti e nella lettera agli Efesini (1,20) Polo ci ricorda che “lo fece sedere alla sua destra nei cieli”, dove ci ricorda Matteo, Gesù riceve ogni potere in cielo e in terra. Gesù entra, ritorna da dove era partito, il Regno di Dio, che anche noi tutti attendiamo e desideriamo. La nube che “lo sottrasse ai loro occhi” (Atti 1,9) non è un sipario che divide, ma, come ha ricordato l’Apocalisse che abbiamo meditato in quest’anno pastorale, è una porta aperta nel cielo (cfr. 4-5). E’ un varco, un passaggio verso il mondo di Dio, il suo Regno, che ci è aperto dalla passione, morte e risurrezione di Gesù, da quel gesto d’amore che Gesù ha compiuto liberamente per tutti noi. Gesù non si separa da noi, non ci lascia soli, ma ci promette una presenza ancor più profonda, ancora più vera. Il vangelo di Matteo si conclude proprio con questa verità: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (28,10).
Gesù, nell’Ascensione, alla fine della sua vita terrena, riceve ogni potere in cielo e sulla terra e i discepoli quando lo vedono, si prostrano e lo adorano. Ricordiamoci che è la stessa richiesta che il diavolo, agli inizi del ministero, nelle tentazioni pone a Gesù: “Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai” (Mt 4,91). Gesù raggiunge quello che il diavolo gli prometteva, attraverso un altro modo però: l’annuncio della Parola di Dio, l’incontro con le persone, in particolare con i poveri, soprattutto attraverso il dono della sua vita per noi. Risulta così più facile intuire cosa può significare per noi l’Ascensione di Gesù, come vivere questo nostro “tempo della Chiesa” che Gesù inaugura. Proprio due considerazioni che sono per tutti noi, ma in particolare oggi per te, carissimo Davide che stai per accogliere il dono del presbiterato. Insieme a te lo ricordo anche per tutti noi presbiteri.
Gesù mentre si separa da noi ci può propone una modalità nuova di presenza. E’ proprio questo aspetto che mi pare importante sottolineare. Gesù si sottrae da una presenza troppo invadente; non sta sopra noi con il fiato sul collo, non si impone in modo intrigante, sfacciato. La sua è una presenza delicata, rispettosa del nostro cammino, delle nostre idee e delle scelte che compiamo. Rimane però sempre vicino, camminando con noi. Anche tu, carissimo Davide, sei chiamato a stare con la gente, ad affiancarti a tutti, in particolare ai giovani, ai sofferenti, a chi è in ricerca e ha smarito la fede, sempre però con delicatezza, con un tratto umano di chi si pone accanto. Non hai un tuo progetto, una soluzione da offrire, ma un Vangelo, una buona notizia da donare. Sempre, come dice papa Francesco, con il volto della misericordia. Ai preti ordinati ha detto: “Non stancatevi mai di essere misericordiosi”. Ora è il tempo di lasciarci guidare dallo Spirito Santo, il tempo di essere “testimoni”, di guardare l’umanità con l’occhio buono di Dio, che non giudica, mai, ma che ama! Paolo ci ricorda che in Gesù possiamo conoscere il “perfetto compimento di tutte le cose” (Ef 1,23). Ci saranno momenti, caro Davide, che sarai assalito dalla fatica, dal dubbio e dalla paura: non temere! Alza al cielo il tuo sguardo, prendi coraggio e va oltre te stesso, le tue idee, perché hai certezza che “questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo” (At 1,11).
A tutti, a te Davide in particolare oggi Gesù ti affida una missione: “Andate, fate discepoli tutti i popoli” (Mt. 20,19), testimoniando non tanto le tue idee o una serie di norme da rispettare, quanto il cammino di discepolato che tu stai sperimentando e vivendo, con lo stile dell’apertura, dell’accoglienza e del dono di te stesso. Carissimo Davide, parole più autorevoli delle mie, quelle di papa Francesco, ti spingono a vivere il tuo essere prete, non chiuso in te stesso, non preoccupato di salvaguardare una struttura, ma dentro una Chiesa in uscita. Questo è anche il mandato che la Chiesa ti dona: “Uscire dalla propria comunità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” (EG 20). Un mandato meraviglioso. Le possibilità, caro Davide, non ti mancano così come è vasto il campo del tuo ministero. Va e testimonia la bellezza del dono di Gesù che ti ha fatto.
Desidero ringraziare tutte le persone che ti hanno aiutato a crescere così: dai tuoi genitori, fratelli e familiari, dalle varie comunità parrocchiali, in particolare Corva e Azzano X, e i sacerdoti che hai incontrato, dall’Azione Cattolica a dal Seminario con gli educatori, professori e amici di cammino.

Maria, stella dell’Evangelizzazione, ti sia vicino e ti faccia sentire l’amore del Figlio suo Gesù.

+ Giuseppe Pellegrini
vescovo

Concordia Sagittaria
31/05/2014
30023 Concordia Sagittaria, Veneto Italia