Omelia Ordinazioni Presbiterali – Concordia, 30 maggio 2015

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Omelia Ordinazioni Presbiterali 

Concordia, 30 maggio 2015

 

Carissimi Andrea, Giancarlo e Roberto, innanzitutto rivolgo a voi il mio saluto e il mio augurio. Esso diventa lode al Signore che benedice il suo popolo attraverso il vostro sì, gioia per la giovinezza della Chiesa che si allieta di sempre nuovi figli attraverso il battesimo e anche di servitori del Corpo di Cristo attraverso il diaconato e il sacerdozio ordinato. Esprimo il grazie più sincero alle vostre famiglie, genitori, fratelli, sorelle e parenti; alle vostre comunità parrocchiali di origine e di servizio ministeriale insieme ai sacerdoti e ai tanti amici; al seminario che con passione e cura vi ha sostenuto e accompagnato negli anni di formazione.

Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Matteo 28,19). Con queste parole Gesù, prima ancora di invitarci ad andare, ci ricorda che Dio è Padre, è Spirito di vita, è relazione che ci avvolge e ci abbraccia facendoci entrare nel suo circuito d’amore. Ecco l’essenza della Trinità! Dio non è un solitario e non ama la solitudine; non vive fuori dalla storia e dalla vita dell’umanità, ma ci ama profondamente ed entra in relazione continua con noi. Siamo invitati anche tutti noi, come hanno fatto i discepoli, con il cuore pieno di gioia e anche di paura e di dubbio, a salire sul monte per incontraci con Gesù e per sperimentare l’amore e la forza di Dio. Nella preghiera della colletta abbiamo chiesto al Padre “che nella professione della vera fede riconosciamo la gloria della Trinità”. Non abbiamo chiesto di conoscere la gloria di Dio ragionando sulla fede, ma anzitutto nel professare la fede, nel confessarla e testimoniarla concretamente nella vita. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono sempre presenti nel cuore della vita della Chiesa, al centro della sua preghiera e della sua liturgia, e non come un mistero complicato e lontano, ma come una Presenza e come Dono intimo e continuo. Riporto una bellissima riflessione di papa Benedetto sulla Trinità: “Gesù ci ha rivelato il mistero di Dio: Lui, il Figlio, ci ha fatto conoscere il Padre che è nei Cieli, e ci ha donato lo Spirito Santo, l’Amore del Padre e del Figlio. La teologia cristiana sintetizza la verità su Dio con questa espressione: un’unica sostanza in tre persone. Dio non è solitudine, ma perfetta comunione. Per questo la persona umana, immagine di Dio, si realizza nell’amore, che è dono sincero di sé” (Angelus 22/05/2015).

Anche noi tutti, con il battesimo siamo stati immersi nella morte e risurrezione di Gesù e chiamati a entrare nel dinamismo di amore, di relazione e di comunione della vita trinitaria. Purtroppo, nell’attuale società consumistica dove prevale il dissolvimento dei legami interpersonali e una mentalità individualistica, è più difficile creare rapporti di fraternità, di solidarietà e di comunione e accogliere il messaggio d’amore della Trinità. Non dobbiamo, però, avere paura di essere nel mondo segno e testimoni dello stile di Dio che, creandoci a sua immagine e somiglianza, immagine e somiglianza di Dio stesso che è Padre e Figlio e Spirito Santo, ci fa essere nel mondo il suo riflesso e ci fa vivere secondo la logica della comunione e dell’unità nella piena valorizzazione di ogni singola particolarità e dono, proprio perché portiamo in noi l’impronta della Trinità.

Carissimi Andrea, Giancarlo e Roberto, anche voi, a immagine della Trinità, per il sacramento del Battesimo, e fra poco anche per il sacramento dell’Ordine nel secondo grado del presbiterato, sarete chiamati a vivere nell’amore e nella comunione con gli altri. Non gli uni senza gli altri, sopra o contro gli altri, ma gli uni con e per gli altri, gli uni a servizio in comunione con gli altri, perché solo nell’amore e nel dono di noi stessi, la vita trova senso e il ministero sacerdotale pienezza. “Siano uniti a noi, o Signore – dirò nella preghiera di ordinazione – nell’implorare la tua misericordia per il popolo a lor affidato e per il mondo intero. Così la moltitudine delle genti, riunita in Cristo, diventi il tuo unico popolo che avrà il compimento nel tuo regno”. Non è facile vivere la fraternità e la comunione. Siamo anche noi, se non vigiliamo, tentati di rinchiuderci in noi stessi, di stare solo con quelli che la pensano come noi o che ci danno sempre ragione, di non sentirci parte di un unico presbiterio, a servizio della Chiesa. Carissimi confratelli e ordinandi presbiteri, abbiamo una grande responsabilità, da parte di noi più avanti con gli anni fino ai più giovani, di ravvivare, di custodire e di non trascurare il dono spirituale ricevuto con l’imposizione delle mani del vescovo (cfr. 1 Timoteo 4,14; 2 Timoteo 1,6). Tale impegno è una grazia che l’amore di Dio ci ha fatto, perché diventi fedeltà al ministero sacerdotale e atto di amore verso la comunità e il popolo che ci è stato affidato. E’ pertanto un cammino che comincia con l’ordinazione, meglio che affonda le radici nella formazione del seminario, e che continua per tutta la vita e il servizio ministeriale del presbitero.

Ecco perché è importante e necessario ravvivare il senso di appartenenza al presbiterio diocesano vivendo concretamente e mettendo in atto esercizi di comunione fraterna. La Messa crismale, manifestazione della comunione dei presbiteri con il vescovo e tra di loro, necessita di ‘riti esplicativi’, di una vita fraterna capace di recuperare i gesti feriali, quali l’amicizia, la preghiera comune e lo stare insieme in fraternità. Così l’abbraccio di pace che fra poco voi ordinandi riceverete dal vescovo e scambierete con i confratelli presenti non è un gesto rituale, ma il segno visibile di una nuova appartenenza, di un nuovo ‘stato di famiglia’. Non lasciamolo lettera morta! Il ‘ricentrarsi’ sempre di più, come presbiterio sulla vita fraterna, non risponde ad una esigenza puramente aggregativa o imposta dalle unità pastorali, ma ad una logica sinodale e missionaria che ha una radice sacramentale. Carissimi presbiteri, incrementare la vita fraterna tra di noi porterà a scrivere una pagina inedita di vita pastorale e di guida delle nostre comunità, nella piena valorizzazione di ministeri, servizi e competenze di tanti laici, dando così un volto reale alla corresponsabilità.

Per non considerare la vita fraterna come una cosa in più da fare, fondamentale è la cura della vita interiore, favorendo una costante tensione armonica tra la solitudine abitata dal Signore e la comunione e la fraternità. Riconquistiamo ogni giorno, se l’abbiamo un po’ smarrito, la fedeltà ai momenti di preghiera, sia quelli destinati alla Liturgia delle Ore e alla celebrazione quotidiana della S. Messa, sia quelli lasciati alla libera scelta personale. L’esperienza insegna che nella preghiera non si vive di rendita. Nel programma spirituale di un prete, poi, la confessione è il test più rivelativo della qualità della sua vita interiore.

Andrea, Giancarlo e Roberto, con l’ordinazione diventerete parte viva del nostro presbiterio diocesano, portandovi la freschezza della vostra scelta e dell’incontro con Gesù. Siate sempre costruttori instancabili di comunione all’interno del presbiterio e delle comunità che il Signore vi chiederà di servire.

 

                                               + Giuseppe Pellegrini

                                                           vescovo

Concordia Sagittaria
30/05/2015
30023 Concordia Sagittaria, Veneto Italia