Omelia PASQUA di RESURREZIONE 8 aprile 2012

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Omelia PASQUA di RESURREZIONE

8 aprile 2012

Stiamo  vivendo  il  grande  giorno  di  Pasqua,  che  è  iniziato  con  la  Veglia  Pasquale  e  terminerà a Pentecoste, quando lo Spirito Santo, spirito del Risorto, sarà effuso abbondantemente su di noi. E’ solo per il dono dello Spirito che noi possiamo comprendere e vivere il mistero pasquale, per poi diventarne testimoni nel mondo.  La  Veglia  pasquale  richiama esplicitamente la notte di veglia dell’Esodo in cui Dio opera la liberazione del popolo d’Israele  dalla  schiavitù  dell’Egitto,  rendendo  evidente  il  legame  con  la  nuova  Alleanza,  stipulata da Cristo Gesù con la sua morte e risurrezione. Con il canto dell’Exultet abbiamo fatto  spazio  all’avvenimento  centrale  della  storia  della  salvezza: Cristo Gesù vivo e risorto,  liberatore di tutta l’umanità. Siamo nel cuore della fede cristiana!
Parto da  una  costatazione molto semplice: l’aspetto che è più  bello e specifico della  nostra fede e della vita cristiana, la Risurrezione di Gesù Cristo e la conseguente risurrezione dei  morti,  diventa  l’aspetto  più  difficile  da  comprendere  e  da  testimoniare.  Non  è  mai  stato  facile, nemmeno agli inizi del cristianesimo ‐ lo testimoniano i grandi Padri della Chiesa ‐ parlare  e  far  comprendere  l’avvenimento  della  risurrezione.  Anche  la  mentalità  del  nostro  tempo non fa eccezione. I dati di alcune ricerche sociologiche sulla fede degli italiani – come l’ultima  fatta  nella  nostra  regione ecclesiastica  –  dicono chiaramente  che  molti  di  quelli  che  credono in Dio e frequentano i sacramenti, sono dubbiosi e non credono nella risurrezione e nella vita eterna. Possiamo così meglio comprendere quanto san Paolo diceva ai cristiani di Corinto: “Se Cristo non è risorto, vuota allora è la vostra predicazione, vuota anche la vostra fede”  (1  Corinzi,  15,14).  Siamo  nati,  come  credenti  e  come  Chiesa dalla Pasqua. Senza la  risurrezione di Gesù, tutto sarebbe finito. E’ qui, carissimi, che dobbiamo continuamente ritornare  per  riscoprire  e  rinsaldare  la  nostra  fede  e  la  nostra  identità  cristiana.  Il  cristianesimo non è una serie di dogmi o di norme di comportamento, né un codice etico da rispettare; non è nemmeno una bella idea o un sogno, ma è una persona, una persona viva, Gesù  Cristo  morto  e  risorto.    Interessante  quanto  papa  Benedetto XVI ha scritto nella  Deus  caritas est al n. 1: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una persona”. E sappiamo,  come  ci  ricorda  San  Paolo, che “anche voi apparirete con Lui nella gloria” (Colossesi 3,4). In Cristo, anche noi avremo parte della vita nuova, della resurrezione alla fine dei tempi.  Ecco  cos’è  il  Paradiso:  non una favola o un’invenzione della Chiesa per tenerci tutti buoni, ma è la certezza più bella, quella che da senso e significato a tutta la vita.
La  Parola  di  Dio,  e  in  particolare  in  Vangelo  della  liturgia  di  Pasqua  ci  conduce  nel  cuore dell’esperienza pasquale, invitando ciascuno di noi a compiere un cammino personale verso  l’incontro  vivo  con  il  risorto.  Richiamo  due  passi  di  tale  cammino.  Per  aprirci  alla  risurrezione, per comprendere quest’avvenimento sia a livello razionale ma anche spirituale, è  necessario,  come  ci  dice  il  vangelo,  avere  la  memoria  della  croce,  comprendere  cioè  profondamente che la croce per Gesù è stata un passaggio ‘necessario’, non un incidente di percorso, che la croce per Lui è stata la piena rivelazione della verità che ha guidato la sua missione e le sue scelte: una vita donata per amore. Sembra che i racconti evangelici della risurrezione  siano  pensati  più  per  noi  che  per  i  discepoli.  I  discepoli  hanno  visto,  mentre  i  discepoli che sarebbero venuti dopo – tra i quali ci siamo anche noi – avrebbero dovuto credere senza vedere. Il vangelo è stato scritto proprio per noi, per sostenere la nostra fede, per incoraggiare il nostro cammino, per dirci apertamente che Gesù non è una bella favola, ma un’avventura di fede. E il messaggio della Parola di Dio è chiaro. Gli angeli dicono alle donne: “Voi cercate Gesù  nazareno, il crocefisso.  E’ risorto non è qui” (Marco 16,6). Gli fa eco la  predicazione di Pietro “Essi lo uccisero appendendolo ad una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno” (Atti 10,39‐40).
L’altro aspetto è evidenziato dall’inizio del Vangelo che comincia  con  l’espressione  “passato il sabato” (Marco 16,1), il giorno dopo il sabato. Non è solo un’annotazione temporale,  bensì  ha  un  forte  valore  teologico  e  spirituale.  Non  possiamo  entrare  nella  comprensione piena della Pasqua se non passando anche noi, come hanno fatto le donne e i discepoli per il silenzio profondo e drammatico del Sabato santo! Il sabato rimane per tutti il giorno  del  silenzio  di  Dio,  di  Gesù  nel  sepolcro,  dell’assenza  del  Signore.  Spesso  anche  noi  nella vita, nelle relazioni in famiglia o con gli altri, di fronte al dolore e alla sofferenza, sperimentiamo  il  silenzio  inquietante  di  Dio.  E’  un’inquietudine che ci porta a farci tante  domande: “ ma perché? La vita di Gesù doveva proprio finire con la morte? Perché Dio non interviene di  fronte  al  male,  alle  ingiustizie e  sofferenze  di  tanti innocenti?”.  Sono  domande  che hanno il peso di quella pietra posta davanti al Sepolcro e che ci impedisce di incontrare il Signore. Vi invito, carissimi, a porvi la domanda che si sono fatte le donne davanti al sepolcro: “Chi  ci  farà  rotolare  via  la  pietra  dall’ingresso  del  sepolcro?” (Marco 16,3).  Non le nostre  povere forze, ma solo l’amore di Dio, la forza di un Dio che ci ama, saranno capaci di rotolare via la pietra del dubbio e ci prepareranno ad accogliere in noi lo Spirito del risorto.
Carissimi, non  fermiamoci sulla soglia. La  pietra è già stata  ribaltata,  con  coraggio  e  pieni di speranza attraversiamo la soglia del dubbio e incontriamoci con Lui, Gesù Cristo, vivo e risorto. Udremo anche noi la voce degli angeli che ci diranno non abbiate paura!
Ecco il mio augurio pasquale. A voi presenti, ai vostri parenti e amici. Un augurio a tutta la comunità cristiana e civile della nostra amata diocesi di Concordia‐Pordenone. Un augurio in particolare a chi soffre nella malattia o per la pesante situazione economica. Un augurio anche a coloro che non credono. Non abbiate paura. Cristo è risorto, è vivo e cammina sempre al vostro fianco.

 

Sia lodato Gesù Cristo!

Pordenone
08/04/2012
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia