Omelia S. Messa nel IX anniversario della morte di don Giussani – S. Giorgio di Porcia, 22 febbraio 2014

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Omelia S. Messa nel IX anniversario della morte di don Giussani

S. Giorgio di Porcia, 22 febbraio 2014

 

Carissimi tutti, siamo qui insieme a 9 anni dalla scomparsa di don Luigi Giussani. Una morte che ha portato frutto, e che fa vedere anche oggi che la vivacità e la ricca presenza sul territorio di quella esperienza di fede che ci ha fatto riscoprire che il nostro essere cristiani non è una bella teoria tra le tante, ma un fatto, un avvenimento che ha cambiato la vita di molte persone e che ha la forza trasformante anche oggi, nella nostra società, cultura e chiesa. E il centro di tutto è quest’uomo, don Giussani, che ha messo al primo posto della sua vita l’amore a Gesù. Un amore che porta quella “sana inquietudine” come ricordava il comunicato per questa celebrazione: “Chiediamo a Dio la grazia di una sana e bella inquietudine affinché, seguendo papa Francesco, riconosciamo in ogni circostanza della vita l’iniziativa di Dio che sempre ci precede e ci attrae a sè con il suo amore”.
Un Dio che ci precede e ci ama! È questo il significato più profondo della Parola di Dio che la liturgia ci offre questa domenica: vivere di quello stesso amore che qualifica la natura di Dio. Il libro del Levitico ci dice: “Siate santi, perchè io, il Signore, vostro Dio, sono santo” (19, 2); e Gesù, nel vangelo di Matteo: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (5, 48). Ecco la novità del Cristianesimo: avete inteso che fu detto … ma io vi dico. Gesù non è venuto per condividere con noi il nostro “buon senso”, o per ratificare tanti nostri comportamenti fatti di compromessi, ma a portare l’amore di Dio, lo stile di Dio che ci invita ad amare anche i nostri nemici, coloro che ci fanno del male. E Gesù l’ha fatto non solo a parole o con il suo insegnamento, ma con la sua stessa vita, con gesti concreti. L’amore infatti non si insegna a parole ma con i fatti.
Commentando questo testo, don Giussani ricordava che come trattiamo Cristo così dobbiamo trattare tutta la realtà. Dentro questo trattare ci sono i genitori, lo studio, noi stessi, la compagnia, la natura da salvaguardare e da rispettare; tra tutte queste cose ci sono anche i nemici, che vanno “trattati” come trattiamo Cristo! Sappiamo bene tutti, carissimi, quali sono anche oggi i nostri ‘nemici’, color che non la pensano come noi, che non ci considerano, che vorrebbero anche la nostra insignificanza. Ma è la presenza di Cristo che va riconosciuta e che è fondamento delle relazioni con noi stessi e con gli altri.
Questo qualifica l’amore di Dio: un amore che non ha interessi, perchè lo fa gratuitamente, anche senza essere ricambiato. Gesù ci ha detto: Siate perfetti come è perfetto Dio! Dobbiamo però prestare molta attenzione a questa parola: perfetto. Quanto desideriamo essere perfetti; ma tale perfezione spesso si cerca nel modo di vestire, a scuola con una bella pagella, nel lavoro volendo essere migliore degli altri. Questo sappiamo è perfezionismo, che fa rima con egoismo, dove io sono il centro di tutto. Ma qual è la perfezione di Dio? È solo il suo essere onnipotente, onnisciente? Non credo! La perfezione di Dio è l’amore verso tutti, in particolare verso i nemici! A tutti anche a chi lo insultava, Gesù offre il massimo del suo amore: la vita! Possiamo allora dire che Gesù ci offre un altro parametro per misurare l’amore! Non siamo più noi stessi, le nostre esigenze e bisogni, i nostri desideri, ma la misura è fuori di noi, è Dio “ che fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e gli ingiusti” (Mt 5, 45).
È un amore verso tutti, indistintamente. Possiamo dire che è stata tutta la vita di don Giussani vissuta così. Papa Benedetto, quando da cardinale ha presieduto i funerali di don Giussani, ha detto che: “voleva non avere per se la vita, ma ha dato la vita, e proprio così ha trovato la vita non solo per sé, ma per tanti altri. Ha realizzato quanto abbiamo sentito nel vangelo: non voleva essere un padrone, voleva servire, era un fedele servitore del Vangelo, ha distribuito tutta la ricchezza del suo cuore, ha distribuito la ricchezza divina del Vangelo, della quale era penetrato e, servendo così, dando la vita, questa sua vita ha portato un frutto ricco come vediamo in questo momento, è divenuto realmente padre di molti e, avendo guidato le persone non a sé ma a Cristo ha guadagnato i cuori, ha aiutato a migliorare il mondo, ad aprire le porte del mondo per il cielo”. Credo delineata, carissimi, la vostra missione nel mondo e nella Chiesa – missione che deve continuare – perchè ogni uomo e ogni donna possano ancora incontrarsi con Cristo, possano sperimentare l’amore e la tenerezza del Padre, attraverso l’incontro personale con Gesù. Percorrendo anche, senza paura, nuove vie. Ve lo auguro di cuore.

Sia lodato Gesù cristo!

+ Giuseppe Pellegrini

vescovo

Porcia
22/02/2014
33080 Porcia, Friuli Venezia Giulia Italia