Omelia S. Messa per il Forum branca R/S del Veneto – Iesolo, 16 febbraio 2014

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Diocesi di Concordia-Pordenone Omelia S. Messa per il Forum branca R/S del Veneto

Iesolo, 16 febbraio 2014

 

Carissimi giovani e capi della branca R/S , il saluto più cordiale ed affettuoso a nome di tutti i vostri vescovi e delle vostre chiese locali del Veneto. Sono molto contento di essere qui con voi, anche perché come voi, semel scout, semper scout! Gli studiosi della Bibbia ci dicono che l’espressione “non abbiate paura” compare ben 366 volte, una per ogni giorno, anche per l’anno bisestile. Questa espressione così cara al papa dei giovani e delle GMG, Giovanni Paolo II, esprime molto bene e in maniera sintetica il cammino che state facendo verso la route nazionale. Un cammino importante per tutti voi, in questo momento significativo della vostra età, ma anche importante per la società e per la Chiesa! Siete voi, proprio voi, non altri, i protagonisti, i costruttori della nuova società, del futuro dell’umanità e del nostro paese. Ecco perché è necessario scommettere sul vostro coraggio.
Ho scelto un personaggio del Vangelo, Zaccheo, per parlarvi di cosa significa aver coraggio. Ho scelto Zaccheo perché ci aiuta ad evitare un grosso rischio, che tutti noi, ma voi giovani in particolare correte, quando parliamo del coraggio! Non mi è possibile aprire con voi, in questo momento, un dialogo diretto, anche se spero che lo facciate tra di voi, ma il rischio è di fermarci, quando parliamo di coraggio, ad alcuni personaggi, come sovente fanno i media, che si fermano e considerare solo la forza fisica o la capacità di superare alcuni ostacoli, o di correre anche alcuni rischi, perfino quello della vita, per dimostrare agli altri che si ha coraggio! So che mi capite subito, perchè anche voi parlate quando vi trovate in compagnia di “temi forti”, di emozioni e di esperienze intense, anche pericolose. C’è una ricca letteratura sulla tendenza a superare ogni limiti per stupire, per colpire ad ogni costo, per vivere un “attimo di ebbrezza”. Sappiamo bene che c’è un filo conduttore, un unico filo conduttore di questo tipo di coraggio, che è dato dalla soddisfazione del proprio egoismo, nel dire agli altri che io valgo di più, che sono più bravo di loro. Non mi dilungo di più; è tutto quello che va sotto la categoria di jumping.
Ma è di un altro coraggio che vogliamo riflettere e che voi state riflettendo. Altro non perché vi sentite diversi dagli altri giovani, ma altro perché volete essere protagonisti del cammino della vita. E per avere un coraggio così, è necessario che voi partiate da voi stessi, da quello che ciascuno di voi sente dentro di sé, dall’essere veri con voi stessi. E’ quanto ci dice Zaccheo (Luca 19, 1-10). Rileggete e meditate con tranquillità questo testo. Desidero ora fare con voi tre sottolineature:

– è un uomo capo dei pubblicani e ricco, non proprio uno stinco di santo!
– cerca di vedere Gesù. Zaccheo ha un desiderio profondo che gli nasce nel cuore e fa di tutto per concretizzarlo. Cerca di conoscere i suoi desideri.
– sale su una pianta, fregandosi di quello che pensano gli altri, e rischia.

Zaccheo stava bene, aveva tutto quello che uno poteva desiderare dalla vita, aveva i soldi, la carriera e il successo, eppure non era contento! Cosa fa? Non scappa via da se stesso, non si butta nelle emozioni forti ma va alla ricerca di qualcuno che lo possa aiutare non a fuggire, ma a trovare se stesso, a dare un nome alla ricerca che stava facendo, al senso profondo della vita. Va controcorrente, ragiona con la sua testa, entra nel profondo del suo cuore analizzando i sentimenti, senza lasciarsi condizionare da nessuno! Ecco il coraggio di Zaccheo. Coraggio di essere se stesso. Vi ho delineato due significati del termine coraggio, come :

– la soddisfazione del proprio egoismo o
– essere profondamente se stessi.

Invito ciascuno di voi, carissimi giovani, a cercare quell’amico, Gesù, talvolta un po’ scomodo, che vi spinga a non aver paura di far delle scelte, a incamminarvi sulla strada del coraggio: coraggio, come vi state interrogando, di amare, di farsi ultimi, di essere chiesa, di essere cittadini e di liberare il futuro. Sappiamo che un coraggio così parte da voi stessi, da una decisione personale di mettersi in gioco e non da una omologazione della cultura dominante. Parte anche da uno stile di vita che avete liberamente scelto, attraverso l’esperienza dello scautismo che vivete nell’AGESCI, di fare della vostra vita un dono agli altri, alla società, alla natura, sullo stile di Gesù. Interessante l’osservazione del saggio Ben Sirach che abbiamo ascoltato nella prima lettura: “Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà”.
Sta a ciascuno di voi, carissimi giovani, decidere quale strada del coraggio percorrere! Non siete soli, c’è il gruppo, i vostri capi, le vostre famiglie, la comunità e soprattutto la forza dello Spirito. Concludo con una bellissima riflessione di Papa Francesco , nell’omelia della Pentecoste 2013, che richiama il vero senso del coraggio cristiano: “La novità ci fa sempre un po’ di paura, perché ci sentiamo più sicuri se abbiamo tutto sotto controllo, se siamo noi a costruire e programmare. […] La novità che Dio porta nella nostra vita è ciò che ci realizza, ciò che ci dona la vera gioia, la vera serenità, perché Dio ci ama e vuole solo il nostro bene”.

Buona cammino!

+ Giuseppe Pellegrini

vescovo

Jesolo
16/02/2014
Jesolo, Veneto Italia