Omelia S. Messa per l’Assemblea Diocesana dell’Azione Cattolica – Pordenone, 2 febbraio 2014

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Omelia S. Messa per l’Assemblea Diocesana dell’Azione Cattolica

Pordenone, 2 febbraio 2014

 

La liturgia della Parola, in questa festa della Presentazione del Signore al Tempio, ci aiuta a ripensare e a penetrare con più intensità il significato dell’Incarnazione di Gesù. Entrando nel Tempio, infatti, Gesù condivide interamente la condizione umana, sottomettendosi alla Legge che prescriveva, compiuti i giorni della purificazione, di presentare al tempio il primogenito e di offrire un sacrificio di riscatto (cfr. Luca, 2,22-24). Come ci ricorda il passo della lettera agli Ebrei, Gesù partecipa pienamente della fragilità e della caducità dell’umanità, soffrendo personalmente, per “rendersi in tutto simile ai fratelli” (2,17). Oltre a questo aspetto, la festa di oggi ci permette di recuperare un altro importante significato. La Presentazione al tempio del primogenito, legata alla liberazione dalla schiavitù in Egitto del popolo ebreo, diventa anche un gesto di riconoscenza verso il Signore che ci ha donato tutto, pure la vita stessa. I vecchi Simeone e Anna benedicono Dio perché in Gesù hanno visto e sperimentato la sua salvezza e il suo amore. Purtroppo oggi noi abbiamo perso la dimensione del ringraziamento e della gratitudine per tutto quello che il Signore ci dona ogni giorno. Diamo tutto per scontato; anzi spesso pretendiamo, perché pensiamo che tutto ci sia dovuto … o che ce lo siamo meritato e conquistato con le nostre forze o il nostro lavoro, perfino la vita stessa! Tanto che consideriamo nostro diritto la decisione di accoglierla o di eliminarla. Siamo invece – come ci ricorda il messaggio dei vescovi italiani per la 36a Giornata nazionale per la vita – corresponsabili con il creatore della generazione e così anche del futuro dell’umanità. Generare una vita è generare il futuro, soprattutto oggi, in questa situazione di crisi economica e di valori veri. Futuro per la vita sociale del nostro paese e anche per la vita delle nostre comunità cristiane.
“Corresponsabili della gioia di vivere” è il tema di quest’Assemblea Diocesana dell’Azione Cattolica; assemblea significativa e rigenerativa, che vuole offrire nuova linfa vitale alla Chiesa diocesana e a tutte le nostre comunità parrocchiali, oltre che a tutti gli aderenti dell’AC. Per far questo è necessario e indispensabile essere uniti strettamente a Gesù, vivendo una intensa ed appassionata relazione personale con Lui. Qualcuno mi potrebbe ben dire: “lo sappiamo bene, sono sempre le solite cose che ci vengono proposte!”. E’ vero! Ma è da qui, carissimi, che dobbiamo ripartire, come cristiani e come laici di Azione Cattolica. “Invito ogni cristiano –ha scritto papa Francesco nell’esortazione Evangelii Gaudium – in qualsiasi luogo o situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta” (n. 3). Siate contemplativi del volto di Cristo, dicendo a voi stessi che il centro è Lui e solo Lui. E’ l’incontro con Gesù che cambia e trasforma la mente, il cuore e la vita. Se non ci ‘esponiamo’ a Lui, se non ci nutriamo di Lui e della sua Parola, se i suoi raggi non ci illuminano, saremo sempre e solo mezzi credenti, persone sempre insoddisfatte di tutto, perché mai pienamente realizzati. In nessun campo! Usando una bella immagine dell’Apocalisse: “ma poiché sei tiepido, non sei cioè né caldo né freddo, sto per vomitarti dalla mia bocca” (3,16).
La sfida che ci sta davanti è veramente grande; e non solo a livello mondiale, ma anche nella nostra diocesi. Non voglio creare allarmismi o essere disfattista. La situazione della vita cristiana nel nostro territorio è preoccupante. Pochi vivono il momento più significativo e consolidante la nostra fede: il giorno del Signore con la partecipazione all’Eucaristia. Molti cristiani oggi lo sono solo di nome o di tradizione, ma nelle scelte personali o familiari sono stati risucchiati dal paganesimo pratico. Le nostre parrocchie, per molti, sono solo delle agenzie di servizi religiosi …spesso agenzie funebri! Anche la nostra diocesi è terra di missione! Terra di missione lo sono in particolare le famiglie e i giovani. Ripensando a questa situazione, spesso mi torna alla mente l’interrogativo che Dio si pone, riportato dal profeta Isaia 6,9: “Chi manderò e chi andrà per noi?”. Mi consola la risposta del profeta, che spero, carissimi tutti di AC, sia anche la vostra: “Eccomi, manda me!”. Il messaggio finale dell’ultimo sinodo dei vescovi, ce lo ricorda e ve lo ricorda chiaramente: “L’opera di evangelizzazione non è compito di qualcuno nella Chiesa, ma delle comunità ecclesiali in quanto tali, dove si ha accesso alla pienezza degli strumenti dell’incontro con Gesù: la Parola, i sacramenti, la comunione fraterna, il servizio della carità, la missione. In questa prospettiva emerge anzitutto il ruolo della parrocchia, come presenza della Chiesa sul territorio in cui gli uomini vivono, «fontana del villaggio», come amava chiamarla Giovanni XXIII, a cui tutti possono abbeverarsi trovandovi la freschezza del Vangelo. Il suo ruolo resta irrinunciabile… Nella parrocchia continua ad essere decisivo il ministero del sacerdote, padre e pastore del suo popolo. … Accanto ai presbiteri va sostenuta la presenza dei diaconi, come pure l’azione pastorale dei catechisti e di tante altre figure ministeriali e di animazione nel campo dell’annuncio e della catechesi, della vita liturgica, del servizio caritativo, nonché le varie forme di partecipazione e corresponsabilità da parte dei fedeli, uomini e donne, per la cui dedizione nei molteplici servizi nelle nostre comunità non saremo mai abbastanza riconoscenti. … Guardando ai laici, una parola specifica va alle varie forme di antiche e nuove associazioni e insieme ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità, tutti espressione della ricchezza dei doni che lo Spirito fa alla Chiesa” (n. 8). E papa Francesco, nell’esortazione Evangelii Gaudium sottolinea ancora una volta che siete una ricchezza della Chiesa che lo Spirito suscita per evangelizzare tutti gli ambienti e settori, portando un nuovo fervore evangelizzatore e una capacità di dialogo che rinnovano la Chiesa (cfr. n 29).
A voi giovani ed adulti di Azione Cattolica, dico con coraggio e senza mezzi termini, amate e sostenete le vostre parrocchie, partendo da come sono, con i loro pregi e i tanti difetti. La parrocchia sarà sempre la Chiesa in mezzo alle case, la comunità cristiana incarnata nel territorio, una casa dove tutti possono entrare e dove tutti si sentano accolti e amati; ma anche scuola di santità, dove si offre la possibilità di crescere nella fede e nella carità. Ecco perché la parrocchia ha bisogno, non può vivere senza di voi, senza dei laici innamorati di Gesù e della gente, disposti a mettersi al servizio della crescita spirituale di chi è in cammino. Laici che scelgono di mettersi insieme per vivere questa originale forma di missionarietà nella comunità. Questo stile di vita cristiana non può essere dato dagli esperti della pastorale, ma da persone credenti che vivono concretamente la dimensione della fraternità e della comunione. Ecco perché tra i tanti ministeri, prezioso – addirittura necessario – è quello dell’Azione Cattolica! Diceva il vostro assistente generale, mons. Domenico Sigalini, che “la ricchezza di una parrocchia non è data dall’insieme delle iniziative che la parrocchia organizza, e nemmeno forse dalla quantità di operatori pastorali, ma dalla fede dei suoi figli e delle sue figlie che nella vita quotidiana sanno spendersi per il vangelo”.
Il mio sogno è di avviare una grande opera di rigenerazione delle nostre parrocchie, una forma di rifondazione della nostra comunità cristiana. Papa Francesco parla di una pastorale missionaria. “La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità. Una individuazione dei fini senza un’adeguata ricerca comunitaria dei mezzi per raggiungerli è condannata a tradursi in mera fantasia” (EG, 33). Per far ciò sono necessari dei laici coinvolti, spiritualmente preparati, innamorati del Signore, che già sperimentano la bellezza della vita comunitaria, dello stare insieme. L’AC è un’esperienza così. Audaci e creativi! Non abbiate paura di esserlo! Qualcuno di voi potrebbe subito obiettare che è bello quello che dico, ma rischia di rimanere un sogno, perché non ce la fa, non si sente pronto per una missione così, non sa bene se è questo che il Signore vuole da lui. Permettete che vi esprima un’ultima riflessione. E’ innegabile la ricchezza del pensiero personalistico, che mette al centro la persona umana, con la sua identità, i suoi desideri, la sua volontà e la capacità di decisione. E’ anche vero però che Dio ha per ciascuno di noi un suo progetto, che ci offre i suoi doni, che ci chiede qualcosa di concreto. Come mettere insieme la nostra realizzazione, i nostri progetti e sogni con il progetto e la volontà di Dio? Come attuare un vero discernimento? Non offro nessuna ricetta. Dico solo che è necessario evitare un eccessivo intimismo e, nel discernimento, aver presente non solo noi stessi e quello che ci sentiamo di fare, ma anche il progetto di Dio che si esprime, e lo sottolineo, nei bisogni degli altri e della comunità. Non posso, in qualsiasi scelta personale che sono chiamato a fare, tener presente solo quello che io sento dentro, solo se mi sento o no idoneo o all’altezza, ma anche le esigenze della comunità, degli altri. Alla domanda del Signore che presentava le necessità del popolo, Isaia prontamente risponde: “Eccomi, manda me!”.

Sia lodato Gesù Cristo!

+Giuseppe Pellegrini

vescovo

Pordenone
02/02/2014
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia