Omelia S. Messa Visita Pastorale parrocchia S. Marco – Pordenone 4 febbraio 2018

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Omelia S. Messa Visita Pastorale parrocchia S. Marco

Pordenone 4 febbraio 2018

 

Le domande che Giobbe si è posto, sono anche le nostre domande perché la vita di ogni persona porta con sé tante domande da rivolgere a Dio. Giobbe è provato dalla sofferenza e si lamenta della brevità della sua vita che scorre veloce, come un soffio, non comprendendo che cosa sia effettivamente la vita se poi si deve morire, così che non vale la pena viverla. Queste domande ci rivelano il profondo bisogno di senso e di significato che abbaiamo anche noi e ci chiedono di fidarci del Signore e di non smettere mai di amarlo.

Gesù non ci abbandona, non ci lascia soli e, come ci ha ricordato la pagina di Vangelo appena ascoltata, ci viene incontro liberandoci dal male e donandoci la speranza che è possibile anche per noi dare un senso alla nostra vita e vivere nella certezza di una vita piena che Lui ci offre. Il Vangelo di Marco, infatti, ci descrive una giornata di Gesù a Cafarnao. E’ una giornata molto piena e vissuta intensamente, assalito di continuo da tante persone che desiderano incontralo. Nella descrizione, l’evangelista Marco procede come un esperto regista: parte dalla sinagoga e poi con una carrellata entra nella casa di Simone e Andrea, dove guarisce la suocera; verso sera, dopo il tramonto, riprende un gruppo di persone davanti alla porta della città. Subito dopo, l’obiettivo si sposta verso un luogo deserto, dove Gesù prega fino a notte fonda, prima di percorrere le strade della Galilea. In tutta questa giornata emerge una caratteristica di fondo: non c’è spazio per se stesso. Gesù vive per il Padre e per le persone che incontra, donando tutto se stesso. Gesù si fa vicino a tutti, entrando negli ambienti della vita quotidiana, anche nella vita domestica dentro le nostre case per portare la sua parola e il suo amore.

Di tutta l’attività della giornata di Gesù, desidero ricordare un aspetto: la preghiera che Gesù rivolge al Padre. Gesù si alza in piena notte e si apparta per pregare. La preghiera è per Lui un dialogo confidenziale con il Padre, da cui trae forza per portare avanti la sua missione. Gesù è consapevole di non essere solo, sa che Dio è con Lui e che lo sostiene nei momenti della vita, in particolare in quelli più delicati. Sappiamo bene che spesso Gesù, soprattutto in alcune situazioni difficili della sua vita, sosta in preghiera, non tanto per chiedere qualcosa, ma per fare l’esperienza della presenza e della vicinanza di Dio Padre. Purtroppo, nel nostro modo di dire, pregare è sinonimo di ‘domandare, supplicare’. Spesso diciamo a una persona che non ci ascolta: “Ti prego … non farti pregare”.  Con Dio, però, non è così, perché Lui è sempre vicino e ci ascolta. Pregare è avere la piena consapevolezza che non siamo soli, che Dio non ci abbandona perché condivide la nostra vita. E mentre ci avviciniamo di più al Signore, abbiamo la possibilità di entrare dentro noi stessi e di riprendere il cammino della vita con coraggio ed entusiasmo.

Dopo la preghiera, Gesù dice ai discepoli: “Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché predichi anche là” (Marco 1,38). Nel silenzio della preghiera e dell’incontro con Dio, Gesù ha trovato la piena consapevolezza di sé e della sua missione: portare a tutti l’annuncio del regno. Gesù, infatti, non è venuto solo per alcune persone o per predicare solo tra la sua gente, ma per andare ‘altrove’. Nessuna folla, nessuna persona può trattenerlo o peggio, impadronirsi di Lui e del suo messaggio. Nessuno può vantare una precedenza. Gesù è venuto per tutti, per portare unità e comunione a tutti. E’ venuto per parlare a tutti e non solo a noi cristiani, dell’amore del Padre e della bellezza della vita che ci ha donato. Celebriamo oggi la Giornata della Vita. In un mondo che cerca spesso il proprio interesse e tornaconto personale, siamo invitati ad essere testimoni e annunciatori del vangelo della vita, che non è formato da belle parole, ma da una persona concreta, Gesù che come ci dice il Vangelo di Giovanni, ci dona la vita perché la viviamo in pienezza ed abbondanza (cfr. Giovanni 10,10).  Essere testimoni del vangelo della vita, come ci ricorda lo slogan della giornata, porta al mondo intero la gioia.

Anche oggi Gesù desidera entrare nei nostri ambienti vitali per parlarci della bellezza del Regno di Dio e della possibilità per ciascuno di noi di potervi entrare, proprio per trovare un valore pieno e significativo alla nostra avita, per dare così una risposta alle domande esistenziali che ci portiamo dentro. E’ proprio questo il significato della Visita Pastorale che sto facendo e che ho sintetizzato nell’incontro di Gesù con Zaccheo che gli dice: “Oggi devo fermarmi a casa tua” (Luca 19,5).  In questi giorni ho incontrato persone e realtà della vostra comunità parrocchiale. Una comunità particolare, proprio perché siete la Chiesa concattedrale della diocesi e luogo di incontro di tante persone. Vi invito ad essere una Chiesa in uscita, che non si chiude in se stessa ma che va ad incontrare le persone nelle situazioni più particolari e delicate della vita. Il gruppo della San Vincenzo è ben presente e radicato in parrocchia, svolgendo un servizio prezioso e delicato, incontrando molte situazioni di povertà e sofferenza. Vi incoraggio a continuare su questa strada, valorizzando anche gli adolescenti e giovani che fanno fatica a sentirsi comunità. Invito tutta la comunità a vivere con gioia il cammino della fede, testimoniando a tutti, senza paura, l’amore e la misericordia di Dio Padre che nel suo Figlio Gesù ha dato tutto se stesso per la nostra salvezza.

 

                                               + Giuseppe Pellegrini

                                                           vescovo

 

Pordenone
04/02/2018
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia