Omelia Solennità Immacolata e Istituzione ministeri Lettorato e Accolitato
Portogruaro Duomo di Sant’Andrea, 8 dicembre 2019
In questa festa particolare e significativa nel cammino dell’Avvento, si realizza il sogno di Dio in una giovane e semplice creatura: Maria, realizzandosi, così, una promessa fatta per bocca del profeta Isaia: “Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio” (7,14). Maria, resa immacolata fin dal primo istante della sua vita, con il suo SI al progetto del Padre, permette, se così possiamo dire, a Dio attraverso l’incarnazione del suo Figlio Gesù, di rendere tutta l’umanità immacolata e partecipe della vita divina. Infatti, con Maria e in Maria inizia una nuova umanità, perché quanto Dio ha fatto in Lei, per un singolare privilegio, come ci dice il dogma dell’Immacolata Concezione, desidera farlo anche per noi e per tutta l’umanità. Ce lo ha ben ricordato san Paolo nella lettera agli Efesini, appena proclamata: “In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità” (1,4). Maria è già quello che la Chiesa sarà!
Soffermiamoci per un momento a contemplare il racconto dell’annunciazione, letto e ascoltato tante volte, eppure sempre nuovo e coinvolgente, capace di condurci alle soglie del mistero. Questa narrazione ci fa percepire il mistero di Dio e del suo amore e, nello stesso tempo, ci porta ad intuire la sua profondità e la grandezza, capace di penetrare anche le profondità più remote dell’animo umano. E’ una narrazione intrecciata di riferimenti dell’Antico Testamento che offre una tonalità tutta particolare: ciò che sta accadendo è in continuità con eventi e avvenimenti del passato, indice della fedeltà di Dio che non viene meno alla sue promesse. L’iniziativa di Dio, però, va oltre le nostre attese perché è tutta gratuità che capovolge i criteri e il modo di pensare umano, fino all’assurdo: una vergine che non conosce uomo potrà concepire un figlio, perché “nulla è impossibile a Dio” (Luca 1,37). Un Dio che nonostante la colpa dei primogenitori, come ci ha raccontato il libro della Genesi, continua ad amare l’umanità, promettendo che una donna, figura della Vergine Maria, schiaccerà la testa del serpente (cfr. Genesi 3,15).
Alla gratitudine di Dio fa eco l’ascolto di Maria. La parola dell’angelo provoca in Maria una profonda riflessione che le fa comprendere il senso di ciò che ha udito, e la aiuta ad affidarsi all’azione dello Spirito Santo, permettendo che sia Lui a plasmarla. Siamo di fronte alla fede ‘nuda’ di Maria che trasforma la sua esistenza in uno spazio capace di accogliere l’amore infinito di Dio. Ecco perché l’angelo dice: “Rallegrati, piena di Grazia, il Signore è con te” (v. 28). La santità che contempliamo in Maria, venerata come la tutta santa, non è principalmente una virtù morale ma è la santità della fede, di chi si fida ciecamente di Dio, di chi sa fare spazio a Lui nella vita, accogliendolo nel profondo del cuore. E’ una fede piena di certezze, anche se non percepisce subito la piena realizzazione, sapendo che Dio non viene mai meno alle sue promesse. Maria è la donna del SI, un si sofferto e non sempre facile, ma generoso e fedele.
La festa dell’Immacolata ci ricorda pure che rimane sempre il peccato ad inquinare il rapporto con Dio, i no che diciamo al suo amore per noi. Il mondo di oggi ha smarrito il senso del peccato. Anzi, spesso ci si scherza sopra, come sa fosse una cosa da niente. Il peccato non ci fa più paura, dimenticandoci che sono i peccati e i nostri continui no che diciamo a Dio, l’origine e la causa di tutti i mali del mondo. Maria, preservata da ogni forma di peccato, ci ricorda che Dio è più grande del peccato, che la misericordia di Dio è più potente del male, perché Dio sa trasformare anche il male in bene. La missione di Maria è di aiutare l’umanità a d andare verso Gesù, a camminare con Lui, fonte e sorgente dell’amore. Maria, con la sua disponibilità al progetto di Dio, ci indica il cammino per arrivare a dire anche noi, in ogni giorno, il nostro SI, il nostro eccomi, per accogliere il progetto di amore di Dio che ha su di noi. Siamo invitati anche noi a credere, a fidarci di Dio, sperimentando il suo grande amore per noi e per tutta l’umanità.
Carissimi Pasquale, Linus e Innocent, anche voi oggi, nell’accogliere il Ministero Istituito del Lettorato e dell’Accolitato, siete chiamati a dire un altro SI al progetto che Dio ha su di voi. Un sì che vi aiuta a conformarvi sempre di più a Lui, nella contemplazione della sua Parola e della sua presenza, e nel servizio dei fratelli. Un sì che si inserisce nel cammino di formazione in seminario che state facendo, per giungere, a Dio piacendo, ad accogliere un domani il dono del Diaconato e del Presbiterato. Come è successo a Maria, anche voi siete chiamati a dire il vostro eccomi in un clima di ascolto, di meditazione e di preghiera. Papa Francesco, nella lettera apostolica APERUIT ILLIS, con la quale istituisce la Domenica delle Parola di Dio, ci ricorda che “è profondo il vincolo tra la Sacra Scrittura e la fede dei credenti. Poiché la fede proviene dall’ascolto e l’ascolto è incentrato sulla parola di Cristo (cfr. Romani 10,17), l’invito che ne scaturisce è l’urgenza e l’importanza che i credenti devono riservare all’ascolto della Parola del Signore sia nell’azione liturgica, sia nella preghiera e riflessione personali” (n. 3). Una Parola che nell’Eucaristia si fa Corpo di Cristo. E’ quello che è capitato anche ai due discepoli di Emmaus; testo che ci fa da guida nel cammino pastorale della nostra Chiesa diocesana.
Carissimi istituendi al lettorato e all’accolitato, anche voi siete ricolmi di grazia. Come ci ricorda sant’Agostino, tutti siamo cari a Dio, amati da Lui, amati gratuitamente; così come siamo amati da sempre, dall’eternità e per sempre, fino alla fine della storia.
Buon cammino.
+ Giuseppe Pellegrini vescovo