OMELIA SOLENNITA’ EPIFANIA Pordenone, 6 gennaio 2015

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OMELIA SOLENNITA’ EPIFANIA

Pordenone, 6 gennaio 2015

 

Tutto il periodo natalizio è una grande festa di luce! Fin dalla messa della notte di Natale, il profeta Isaia ci ha ricordato che: “il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce” (9,1) e più volte l’evangelista Giovanni ci ha detto che “veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (1,3).  Ma è soprattutto nella festa di oggi, l’Epifania, la manifestazione di Gesù a tutte le genti, che il simbolo della luce con tutta la sua forza ci raggiunge e ci avvolge intensamente.

Isaia, nella prima lettura, ci ricorda che la luce è il riflesso della gloria del Signore che brilla su Betlemme e che attrae le genti da ogni parte della terra per riconoscere la sorgente e la fonte della luce: il Signore che nel suo figlio Gesù si è incarnato e si è fatto come noi. La luce che promana    dalla grotta di Betlemme, non rimase rinchiusa dentro quel piccolo luogo, non è per pochi intimi e nemmeno per color che credono, ma si propaga fino a raggiungere ogni persona che desidera essere illuminata e riscaldata da quella luce. E’una processione di persone che va da Gesù e che da allora non si interrompe più, e che attraverso tutte le epoche riconosce il messaggio della stella e trova il Bambino che ci indica la tenerezza di Dio. Ci sono sempre nuove persone che vengono illuminate dalla luce della stella, che trovano la strada e giungono fino a Lui.L’amore di Dio si diffonde fino a raggiungere il cuore di ciascuno. Dio non fa preferenze di persona, non ci chiede niente di straordinario, ma solo che ci rendiamo disponibili ad accoglierlo, che ci lasciamo raggiungere dal suo amore.

E qui sta anche l’altro significato della festa di quest’oggi. San Paolo ci parla, nella lettera agli Efesini del grande progetto del Padre. “Che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo ed essere partecipi della stessa promessa” (3,6).Ogni persona, ogni uomo e donna, in ogni angolo della terra, deve avere la possibilità di condividere l’esperienza di essere illuminati da Dio, di percepire e di sentirsi amati da Lui, di godere della presenza di Gesù e del suo vangelo di salvezza. Carissimi tutti, siamo invitati a sentire dentro di noi la forza e la carica che porta con sé l’Epifania, la venuta di Gesù nella nostra umanità. Una potenza e forza dello spirito che scardina il nostro modo di pensare e di agire, che ci fa uscire dal nostro guscio, dai nostri ambienti protetti e protettivi e ci proietta dove le persone vivono la loro quotidianità, negli ambienti più lontani e anche più poveri del pianeta.Quante sofferenze, quante guerre, quanti Erodi ci sono anche oggi che tentano di ostacolare l’amore di Dio, che non vogliono che ci siano testimoni viventi dell’amore e della misericordia del Padre. Anche oggi ci troviamo spesso di fronte a delle persone che ci interpellano, che ci chiedono di dare loro una mano, di indicargli una strada che può portare alla felicità. Se la nostra risposta resta estranea ai loro bisogni esistenziali, spirituali ed umani, facciamo come Erode o come i sacerdoti e gli scribi, non li accompagniamo al Signore, li lasciamo vagare da soli, ma in tal caso forse non arriveremo mai a gustare la vera gioia di vedere il Salvatore e di adorarlo come i Magi. Se invece accogliamo la loro provocazione, potremo uscire dalla nostra paura e impegnarci in prima persona a farci carico delle loro esigenze e a stare con loro sulla strada della vita, cosi che la loro presenza potrà diventare forza di cambiamento anche per la nostra fede e la renderà più sicura, gioiosa e ricca di novità. Allora incontreremo il Dio con noi e dalle parole conosciute ed ascoltate in chiesa, passeremo alla Parola, accolta, vissuta e testimoniata nella vita.

Dobbiamo però essere capaci anche noi di assumere e di incarnare o stile dei Magi, che si può riassumere in due parole: uomini dell’adorazione e della condivisione. Adorano nel bambino Dio Padre, riconoscendone la dignità nel volto di Gesù bambino.Loro, re e saggi, conoscitori dei cieli e delle scienze, sono consapevoli di non essere il centro del mondo, che c’è qualcuno più grande di loro, riconoscendolo in quel Gesù bambino. Ecco cosa significa adorare: riconoscer presenza di Dio. Ma i Magi hanno anche condiviso, offrendo a Gesù i loro doni. Non c’è vera adorazione che non porti alla condivisione, alla solidarietà con gli altri, in particolare con chi è più bisognoso.

Ma per fare ciò è necessario rimetterci in cammino! Ecco l’anno che ci sta davanti. Mettiamoci anche noi con coraggio in cammino, disposti ad aprire lo scrigno del nostro cuore e consegnare il dono della nostra vita nelle mani del bambino Gesù. Solo così potremo anche noi fare ritorno nella nostra vita di ogni giorno e annunciare a tutti le meraviglie di Dio, camminando insieme e servendo quanti ci chiedono comprensione e aiuto.

 

                                      + Giuseppe Pellegrini

                                        Vescovo

Pordenone
06/01/2015
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia