V Domenica T.O. 44ma Giornata Nazionale per la Vita

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Omelia

V Domenica T.O.

Montereale Valcellina, 6 febbraio 2022

44ma Giornata Nazionale per la Vita

In riva al lago di Tiberiade, la folla si accalca intorno a Gesù per ascoltare la sua Parola. Il racconto evangelico di questa domenica ci narra l’incontro di Gesù con alcuni uomini che diverranno i suoi discepoli. Ogni vocazione passa sempre dall’incontro; incontro con Gesù che porta a relazionarci con lui, a scoprire se stessi e propri desideri e anche a riconoscere le nostre fragilità e il nostro peccato, come è capitata a Pietro: “Allontanati da me, perché sono un peccatore” (Luca 5,8). La richiesta che Gesù fa a Pietro e agli altri due sembra insensata: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca” (v. 4). Ogni pescatore sa bene che non è l’alba il momento in cui si esce per la pesca, ma la notte. Pietro sceglie di non fidarsi della sua esperienza, anche se l’invito di Gesù ad uscire, duc in altum, è una follia e unsassurdità dal punto di vista umano. Ci troviamo di fronte al modo di agire di Dio, la pedagogia della chiamata, che non guarda alle qualità e alle capacità delle persone, ma solamente alla Fede. Dio si manifesta proprio quando la barca della vita è vuota, quando sembra che umanamente non ci sia più niente da fare. Questo è il salto della fede che ha compiuto Pietro: “Sulla tua Parola getterò le reti” (v. 5). Pietro si è fidato accettando di andare oltre, di scendere nella profondità del suo cuore della sua vita, fidandosi della Parola del Signore che mantiene sempre le sue promesse.

Questo episodio ci insegna ad avere anche noi più fede, ad affidarci di più della Parola del Signore. Infatti, talvolta, abbiamo l’impressione di fallire, di trovarci con le mani vuote, di non essere capaci di realizzare la nostra vita e i nostri desideri, rimanendo bloccati in noi stessi, incapaci di andare avanti. Gesù ci rivolge lo stesso invito che ha fatto a Pietro e ai discepoli, a non aver paura e a non lasciarci prendere dalla delusione, ma ad andare avanti, a prendere il largo, fidandoci della sua Parola. Tutti noi, nessuno escluso, siamo chiamati all’impegno concreto e ad avere la forza di compiere scelte coraggiose, andando, se necessario, controcorrente o contro il ‘si è sempre fatto così’, perché in noi agisce la potenza dello Spirito Santo e la Parola di Dio che ci guida nel cammino della vita. È necessario, però, fidarci di lui, accoglierlo nella nostra vita, farlo salire sulla nostra barca. Siamo fatti tutti per navigare nel mare dell’amore, della fraternità e della solidarietà, anche se spesso ci troviamo impantanati nella palude delle nostre paure. Gesù ci viene incontro e ci chiama. La vocazione è la chiamata a collaborare con Dio per la salvezza nostra e dell’umanità, realizzando il suo progetto d’amore che è anche il nostro progetto di vita. Anche il profeta Isaia, come abbiamo sentito nella prima lettura, aveva paura del Signore, paura di mettersi alla sua sequela, paura di mettersi in gioco. Dio prende l’iniziativa e invia un angelo a purificarlo. Da quel momento in poi il profeta non ha più timore, e con piena fiducia esclama: “Eccomi, manda me!” (Isaia 6,8).

Carissimi, siamo invitati anche noi ad accogliere la Parola di Dio, a rispondere alla sua chiamata, a custodirla nel nostro cuore e a testimoniarlo con la nostra vita. Oggi celebriamo la 44ma Giornata Nazionale per la Vita che ha come slogan: Custodire ogni vita. È il tema scelto dai vescovi italiani. Un’occasione per noi credenti a vivere nella concretezza il dono della chiamata alla fede e alla coerenza della vita, testimoniando con un costante impegno quotidiano, il valore di custodire, difendere ed aver cura di ogni vita umana, in ogni suo aspetto e per tutto l’arco del suo sviluppo, dalla vita nascente fino alla sua conclusione. È pure un invito a tutti gli uomini e le donne di buona volontà di accogliere e valorizzare ogni vita umana. La vita umana è sempre stata al centro dell’insegnamento della Chiesa perché essa è dono di Dio creatore! Ecco perché uno stato non può decidere chi è degno di vivere o fino a quando si può vivere. Tutti siamo chiamati sempre a difendere la vita e a custodirla, perché altrimenti sono i diritti umani a venir meno in una società. Il valore della vita, anche quella nascente, non è un valore ‘cattolico’, come alcuni pensano.  Noi cristiani non vogliamo imporre una nostra visione della vita e sulla vita, perché la vita e la sua difesa appartiene ai grandi valori dell’umanità. “La vocazione del custodire – scrivono i vescovi nel messaggio di quest’anno, citando un’omelia di Papa Francesco – non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti”.

Abbiamo visto e lo stiamo ancora sperimentando in questo tempo di pandemia, quanto sia importante e necessario custodire l’altro, la sua salute e la sua vita. Quante persone, medici e infermieri, sacerdoti e volontari hanno dato in questi anni la loro vita per custodire e difendere la vita dellaltro. Possiamo affermare che la custodia della vita di ogni persona, rientra nella vocazione originaria dell’uomo. C’è un bel passaggio nell’Enciclica di Giovanni Paolo II Evangelium Vitae, 8. Di fronte a Dio che interroga Caino sulla sorte del fratello Abele, la risposta che riceve è drammatica: “Non lo so” (Genesi 4,9), coprendo con la menzogna il delitto. Quante ideologie, ieri come oggi, giustificano e mascherano i più gravi delitti e crimini contro la vita. Ecco perché, anche ai nostri giorni, è necessario difendere e custodire sempre, ogni vita umana, dal concepimento fino alla sua fine naturale. Siamo chiamati a difendere la vita di tutti sempre, lungo tutto l’arco dell’esistenza: dalle persone che vengono sfruttate nel lavoro, dagli emarginati agli stranieri, dai ragazzi abusati, dalle donne e da ogni forma di sfruttamento.

Carissimi, è necessario non assuefarsi a questi discorsi e a tener viva nelle coscienze delle persone, nella società e nei governanti, credenti e non credenti, il rispetto, la custodia e la promozione della vita umana, in ogni suo aspetto e per tutto il suo sviluppo. Come ci ha ricordato il Vangelo di questa domenica, vinciamo ogni paura e fidiamoci del Signore, abbandonandoci in lui, con sicurezza e fiducia. Mettiamo la nostra vita nelle sue mani, senza lasciarci trattenere dai nostri limiti e dalle nostre paure. Abbiamo e abbiate la gioia e la franchezza di testimoniare il Vangelo della vita.

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo

Montereale Valcellina
06/02/2022