Omelia Via Crucis Venerdì Santo
Erto, 18 aprile 2014
Il silenzio della croce
In quel venerdì santo si è consumata l’ingiusta condanna a morte di Gesù tra il pianto di pochi, l’odio di tanti e l’indifferenza di molti. Scena dopo scena siamo stati invitati questa sera a riflettere sul dolore e sulla sofferenza di un uomo giusto condannato al supplizio della croce.
La croce è l’immagine più bella che ci dice chi sia veramente il nostro Dio, ed è anche l’immagine più bella che Dio ha dato di se stesso. Scriveva un grande teologo Karl Rhaner che “per sapere chi sia Dio devo solo inginocchiarmi ai piedi della croce”. Gesù non pensa per sé, sulla croce, infatti, dice al ladrone: “oggi sarai con me in paradiso”. La croce è il segno del grande amore che Dio ha per tutta l’umanità, di un Dio che ci ama senza misura, che non chiede niente in contraccambio, che ci ama al dà dei nostri meriti, che non ci chiede se siamo buoni o cattivi, se credenti o no, se peccatori o no! Ci ama e basta! Carissimi, sentiamoci tutti questa sera amati da Dio. Nessuno si senta escluso dal suo amore. Nessuno! Diceva il Signore a santa Caterina: “Gli uomini saranno condannati a causa di questo giudizio sbagliato, che gli fa credere che il loro peccato sia più grande della mia misericordia”.
Gesù non è sceso da quella croce perché sa che noi uomini e donne non possiamo scendere, che non possiamo abbandonarla, perché tutti portiamo le nostre croci e le nostre sofferenze, così da pensare che la morte sia stata anche per Gesù una sconfitta, così come anche noi ci sentiamo sconfitti sotto il peso della croce. L’unica cosa che possiamo fare è salire, aggrapparci anche noi sulla croce insieme con Gesù. Perché solo così potremo essere coinvolti nella sua resurrezione, nella sua vita nuova.
Non sarebbe completa, però, la nostra riflessione stasera se ci fermassimo a meditare solo su quanto ci hanno narrato gli evangelisti e che è stato fedelmente rappresentato questa notte nelle varie stazioni della Via Crucis, qui ad Erto. La morte ingiusta di Gesù ci porta a considerare e ricordare le tante morti ingiuste che ci sono state lungo il corso della storia e che ci sono anche ai nostri giorni: come il morire e il martirio di tanti nostri fratelli e sorelle cristiani che non possono professare la loro fede in vari paesi del mondo; come la morte di tanti innocenti nelle inutili guerre che insanguinano molte nazioni; come le molte persone, spesso bambini che muoiono di fame, per mancanza di cure nelle periferie del mondo; come i tanti che decidono di morire nei nostri paesi opulenti e ricchi, ma poveri di amore e di solidarietà.
La tua morte, o Signore, spalanchi a loro la porta del tuo regno di amore, di giustizia e di pace, e doni a noi il desiderio di essere solidali e attenti alle sofferenze dei nostri fratelli.
Amen!
+Giuseppe Pellegrini
vescovo