Precetto Pasquale e giubileo Interforze
Portogruaro e Pordenone 15 e 17 marzo 2016
(Letture: 1 Corinzi 15,1-14. Luca 24,1-7)
Viviamo quest’oggi, tutti insieme, a qualche giorno dalla Pasqua e nell’Anno Santo della misericordia, che papa Francesco ha voluto per accogliere con ancora più disponibilità l’amore misericordioso di Dio Padre, un momento particolare di grazia: l’incontro con Gesù Cristo morto e risorto, avvenimento centrale della nostra fede. Nell’indire il Giubileo, papa Francesco ci ha ricordato che “il volto della misericordia è Gesù Cristo. Teniamo lo sguardo rivolto a Lui, che sempre ci cerca, ci aspetta, ci perdona. E’ così misericordioso che non si spaventa delle nostre miserie. Nelle sue piaghe ci guarisce e perdona tutti i nostri peccati”.
La parola di Dio ascoltata, ci aiuta a vivere con ancora più intensità e fede il fatto centrale della nostra fede: il Mistero pasquale, la Pasqua di Gesù che è la sua passione, morte e risurrezione. “Cristo morì per i nostri peccati secondo le scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le scritture e che apparve a Cefa e quindi ai dodici” (1 Corinzi 15,3-5). Questo testo di san Paolo è il cuore, il centro del Vangelo, della Buona Notizia che ci è stata tramandata – anche san Paolo l’ha ricevuta da altri – e che noi cristiani siamo chiamati ad annunciare al mondo di oggi, tanto bisognoso di amore e di speranza. Qualche versetto dopo, l’apostolo Paolo ci ricorda che “se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede” (15,14). Sono ricordati, infatti, i quattro avvenimenti centrali della Pasqua di Gesù: morto – sepolto – risorto – apparso. Gesù è veramente morto, non ha fatto una finta, prova ne è che è stato deposto in un sepolcro. Ma poi è risorto, è ritornato a vivere e la prova è data dalle apparizioni di Gesù ad alcune donne, agli apostoli e ad altre persone: si è fatto toccare e ha mangiato con loro.
Oggi celebriamo Gesù Cristo vivo e ancora presente dentro di noi e nel mondo intero. Gesù non è un fantasma e la sua risurrezione non è una favola per bambini o anziani. E’ il dono, il regalo più grande che Dio ha fatto a tutta l’umanità, credente o non credente: il suo Figlio Gesù che si è donato e si dona totalmente a noi con la sua morte in croce e che resta per sempre presente perché risorto e vivo. Ed è proprio qui, nella pasqua che trova senso e fondamento tutta la nostra fede e la nostra vita cristiana; anzi trova senso e pieno significato la vita di ogni uomo e di ogni donna, qualsiasi sia la sua fede!
L’annunci della morte e della risurrezione di Gesù è la buona notizia con cui anche oggi la Chiesa si presenta ad una umanità e ad un mondo che sta vivendo una situazione particolare di crisi e di tensione, incapace di reali e significativi gesti di amore e di solidarietà. Viviamo in una società dove prevale l’avere all’essere, il consumismo e il possesso alla giustizia e solidarietà; la sete di potenza e di sopraffazione alla giustizia e pace tra i popoli, il fondamentalismo al dialogo. Ecco perché è necessario che ci siano anche oggi cristiani che gioiosamente e con coraggio testimoniano Gesù risorto, la sua vittoria sul male, sul peccato, sulla morte e sull’egoismo.
Carissimi tutti, l’Anno Santo della misericordia ci invita con forza a tornare al Vangelo e a contemplare lo stile di vita di Gesù. Lui condanna il peccato, ma nello stesso tempo abbraccia il peccatore che si riconosce tale. Lo avvicina e gli parla della misericordia infinita di Dio. Gesù ha perdonato perfino quelli che lo hanno messo in croce e lo hanno disprezzato. Dobbiamo tornare al Vangelo! Il mondo di oggi va così perché si è dimenticato del vangelo, dello stile di vita che il vangelo ci insegna. Il vangelo ci insegna non solo ad accogliere tutti, anche chi sbaglia, ma ci invita a fare festa per il figlio perduto che ritorna a casa. Ci ricorda l’evangelista Luca che “ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (15,7).
Papa Francesco, nel donarci l’Anno santo della misericordia, ci dice continuamente che il punto centrale del vangelo e della vita cristiana è il primato dell’amore e della misericordia di Dio. Tutti portiamo dentro qualche ferita, talvolta molto dolorosa e sanguinante. Spesso non sappiamo cosa fare, come curarla… anzi, talvolta, siamo convinti che non ci sia nessun rimedio e che non si possa curare. Invece con l’amore tutto è possibile. C’è sempre, infatti, una mano che ti aiuta a rialzarti, un abbraccio che ti dona sicurezza e conforto, qualcuno che ti perdona, ti risolleva e ti inonda di un amore infinito che ti rimette in careggiata. Per uscire dalla prigione del nostro io, dalla prigione della disperazione, è necessario l’amore, un amore che è misericordia e che ti fa essere attento anche alle necessità degli altri.
Questo insegnamento di Gesù sia di giuda e di aiuto anche a tutti voi delle Forze Armate, aiutandovi in ogni circostanza, sia in servizio sia quando siete con i vostri cari, ad essere sempre promotori di amore e di solidarietà, specialmente verso i più deboli e indifesi; ad essere custodi del diritto alla vita, attraverso l’impegno per la sicurezza; ad essere sempre in prima linea nella promozione della giustizia e della pace, in Italia che all’estero. Nell’adempimento della vostra missione, ricordatevi sempre che ogni persona è amata da Dio e che Dio manifesta il suo amore anche attraverso ciascuno di noi.
Auguro a tutti voi qui presenti, alle autorità civili e militari, ai vostri colleghi che non sono qui e ai vostri cari il mio più cordiale augurio di una Santa Pasqua.
+ Giuseppe Pellegrini
vescovo