S. Messa per la XXVIII Giornata Mondiale del Malato

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Omelia S. Messa per la XXVIII Giornata Mondiale del Malato

Pordenone, Madonna delle Grazie 16 febbraio 2020

 

Carissimi tutti, siamo oggi insieme perché abbiamo accolto l’invito di Gesù in questa XXVIII Giornata Mondiale del Malato: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò ristoro” (Matteo 11,28). Prima di tutto siamo invitati a metterci alla sua sequela, con mitezza e umiltà, per accogliere con dolcezza e comprensione tutte le situazioni della vita, sia quelle buone e positive che quelle che ci appaiono ingrate e ingiuste. Nel messaggio che papa Francesco ha rivolto per questa giornata, ci ricorda che l’invito Gesù, “indica il misterioso cammino della grazia che si rivela ai semplici e che offre ristoro agli affaticati e stanchi. Queste parole esprimono la solidarietà del Figlio dell’uomo, Gesù Cristo, di fonte ad una umanità afflitta e soffrente(n.1). Non dimentichiamo che anche oggi Gesù ha una predilezione per l’umanità ferita, ci guarda offrendoci il suo amore e la sua misericordia. Sappiamo bene come Lui stesso ha assunto in pienezza la nostra umanità, diventando come noi, prendendo su di sé il dolore e le sofferenze che ci accompagnano quotidianamente.

La Parola di Dio appena proclamata, ci aiuta a comprendere sempre meglio la scelta che Dio ha fatto di inviare nel mondo il suo Figlio e a comprendere il significato della sua incarnazione. L’inno cristologico della lettera ai Filippesi dell’apostolo Paolo, che da tutti è considerato il vertice della sua teologia, afferma che Gesù non tenne per sé l’essere come Dio, ma donò la sua vita, svuotando se stesso e assumendo la forma di servo, la nostra umanità, divenendo così uomo tra gli uomini. Gesù stesso si è fatto debole con i deboli, sperimentando la fragilità della condizione umana, proprio per essere nella condizione, attraverso la sua passione, morte e risurrezione, di donare tutto se stesso per la nostra salvezza. Anche il testo di Isaia ci parla del servo sofferente, prefigurandoci Gesù che si è spogliato di se stesso, fino alla morte, per noi. Nel Vangelo Gesù si rivolge al Padre, ringraziandolo per aver scelto come destinatari della promessa i piccoli, che identifichiamo con i poveri, i disperati, i peccatori e i malati. Sono proprio questi capaci di riconoscerlo e accoglierlo, mentre i sapienti e i ricchi, pensano solo a se stessi, chiudendosi alla grazia della salvezza. In questo modo Gesù si proclama come l’unico ed esclusivo rivelatore del Padre, perché nessuno conosce il Padre meglio di Lui e pertanto nessuno può accedere al Padre se non passando attraverso la sua rivelazione. Siamo invitati ad andare da Lui, perché è l’unico capace di donarci la speranza e di realizzare la salvezza. E’ Lui il Signore che può offrire un po’ di ristoro nel difficile cammino della vita. Gesù, nella sua vita, ha saputo accogliere con disponibilità gli eventi che gli sono capitati, facendo fino in fondo la volontà del Padre. Ai discepoli che lo seguivano e a tutti coloro che si metteranno alla sua sequela con cuore mite e semplice, Gesù promette il riposo e la pace, perché la proposta che ci fa non è pesante, non è una imposizione, ma la via verso la gioia e la libertà.

All’interno dell’invito di Gesù di essere suoi discepoli, possiamo definire ancora meglio l’identità di coloro che sono chiamati, di coloro che, anche oggi, vivono una situazione di fragilità e di malattia. Gesù si rivolge loro, invitandoli ad andare da Lui per trovare ristoro e serenità. Carissimi, anche a noi possono capitare momenti di stanchezza, di affaticamento, di sofferenza e di delusione. Spesso la malattia ci impedisce di vivere la vita in pienezza, privandoci di alcune opportunità e di svolgere qualche attività. Una malattia fisica ma spesso anche spirituale, che ci prende nel profondo e ci toglie la speranza di vivere e le motivazioni necessarie per affrontare le difficoltà. Quanta sofferenza è presente nelle nostre case e nelle persone che ci sono vicine. Siamo invitati oggi a

ripensare alla parola di Gesù che ci porta consolazione e ci invita a non guardare indietro ma ad andare avanti per la strada del bene e dell’amore verso gli altri. Siamo invitati a vivere di misericordia, per essere a nostra volta strumenti di misericordia. Oggi Gesù ci ripete: “Venite a me”. Noi Chiesa e comunità cristiana, siamo chiamati ad essere in prima line a per testimoniare l’amore e la vicinanza di Gesù. Nel suo messaggio, papa Francesco invita la Chiesa ad essere sempre di più la locanda del Buon Samaritano, cioè la casa dove poter accogliere le persone che soffrono e che desiderano incontrarsi con l’amore di Gesù. Siamo invitati tutti noi qui presenti ad essere casa di accoglienza e di conforto, dove il malato e il sofferente può trovare amicizia, comprensione, gentilezza e carità. Il malato è una persona che ha bisogno prima di tutto di umanità, di sentirsi amato da noi. Visitare gli ammalati, una delle Opere di misericordia, deve ritornare ad essere una priorità per le nostre comunità parrocchiali. Non sono necessarie tante parole, ma gesti concreti di amore e di solidarietà. “Consolare” non significa saper affrontare o risolvere i problemi e le malattia, ma mettersi accanto a chi soffre e dire che gli si vuol bene, che il Signore ci ama e non ci lascia mai soli, che ci consola nella sofferenza e nella malattia.

La Giornata Mondiale del Malato ci è di aiuto per crescere, come società civile e come comunità cristiana, nella sensibilizzazione e per offrire a chi soffre una migliore assistenza sanitaria. Ringraziamo tuti gli operatori del servizio sanitario: medici, infermieri, altro personale, volontari che con competenza e professionalità operano per il bene e la salute delle persone. Ringrazio le persone consacrate, i ministri straordinari della comunione, i diaconi e i sacerdoti sempre presenti e vicini a chi soffre, portando l’amore e la presenza viva del Signore.

In questa giornata desideriamo essere idealmente anche noi nella località dei Pirenei, Lourdes, scelta da Maria per manifestare al mondo il suo amore e l’amore del Signore per i sofferenti e i malati, e unirci in preghiera. Ci impegniamo come diocesi e comunità cristiana a servire e ad essere più vicini a tutti gli ammalati e soffrenti. Ringrazio di cuore l’OFTAL, le altre associazioni e il Servizio Diocesano di Pastorale della Salute per la loro preziosa attività a favore dei malati, anziani e soffrenti. Aiutiamoli a sperimentare la consolazione della grazia di Dio e la vicinanza di Maria, salute degli infermi.

 

+ Giuseppe Pellegrini vescovo

pordenone
16/02/2020
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia