Santa Messa III Domenica di Quaresima

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Omelia santa Messa III Domenica di Quaresima

Pordenone, Cappella del seminario, 15 marzo 2020

 

In questa terza domenica di quaresima la parola di Dio ci riconduce nuovamente nel deserto, per aiutarci, attraverso il segno dell’acqua, a penetrare ancora più profondamente e a comprendere quello che è più importante nella vita e che ci sta veramente a cuore. Il popolo in cammino verso la Terra promessa, “soffriva la sete per mancanza di acqua e mormorò contro Mosè” (Esodo 17,3). Anche nel Vangelo, la donna Samaritana va al pozzo per attingere acqua. Risulta facile per noi oggi uscire dall’immagine e comprendere in profondità il simbolismo che traspare da chi si mette alla ricerca dell’acqua: non è solo un bisogno fisico, ma è qualcosa di più profondo. La protesta e lo sfogo del popolo contro Mosè non è altro che lo sfogo e il rancore del popolo contro Dio, che sembra sempre lontano, uno sconosciuto, uno che non si preoccupa e non si interessa dei bisogni e delle necessità delle persone, che non sia accorge delle prove e difficoltà della vita quotidiana. Quella domanda che conclude la prima lettura del libro dell’Esodo, oggi, in questi tempi difficili, è la nostra domanda: “Il Signore è in mezzo a noi si o no?” (17,7). E’ una domanda, carissimi fratelli e sorelle, che risuona nel in questi giorni nel cuore di tante persone. Dio ci ha abbandonati? Perché non interviene? Perché non mette fine a questa epidemia? Come quest’acqua sgorgata dalla roccia non ha solamente dissetato il popolo, ma lo ha aiutato a rinsaldare la fede in Lui, così l’acqua che Gesù offre alla donna la aiuta a soddisfare non solo una necessità fisica, ma un desiderio e un bisogno di vita piena, di affetto e di vero amore, che non aveva ancora sperimentato.

Immersi nel tempo presente, alla ricerca della felicità e di da un senso vero alla vita, che spesso riteniamo essere nel possesso delle cose, non riusciamo più a capire che cosa c’è dietro a tanti nostri bisogni: vi è un’inquietudine del cuore che non trova pienezza. Nel dialogo con la Samaritana, Gesù parla di un’altra acqua e di un’altra sete. Di un’acqua che appaga le aspirazioni più profonde del cuore e le attese che ciascuno porta con sé, perché Lui solo è la sorgente di acqua viva che spegne il bisogno di felicità e di pienezza che c’è nel cuore umano. La Samaritana rappresenta tutti noi che siamo affamati di vita piena e alla ricerca di altri pozzi che dissetano, perché – come ci ricorda sant’Agostino

– il nostro cuore è alla ricerca di qualcuno che possa soddisfare i nostri desideri, è alla ricerca di Gesù, l’unico che possa dare pienezza alla nostra vita. Portiamo tutti dentro di noi una sete di infinito che nessuno e nessuna cosa possono saziare. Non è un cammino semplice. Anche la Samaritana subito non capisca. Gesù la prende per mano e con delicatezza e verità la aiuta a riconoscere e a dare un nome a tutto quello che portava dentro di sé. E lei riconosce che aveva una sete impagabile di affetto, che era alla ricerca del vero ‘amore’. Questo è il passo che viene chiesto anche a ciascuno di noi, di non aver paura di fare verità nel profondo di noi stessi e di dare un nome a quelle inquietudini che ci portiamo dentro. La donna, poi, compie due gesti: abbandona la brocca, quasi a simboleggiare la fine del suo ‘mondo vecchio’ e corre ad annunciare a tutti, senza più paura, la salvezza che Gesù le ha offerto.

Anche noi, carissimi fratelli e sorelle, in questo singolare cammino quaresimale, segnato dalla dura prova e dalla continua diffusione minacciosa del Coronavirus, entriamo nel deserto e lasciamoci condurre nelle profondità del nostro cuore e dalla nostra ricerca di bene, affinché, come leggiamo nella seconda lettura, ogni speranza non resti delusa, ma al contrario, ci sostenga per correre anche noi e portare con coraggio e con gioia la bellezza dell’incontro con Gesù e diventare, così, strumenti e sorgenti di acqua viva per tutti.

O Maria che hai conosciuto l’incertezza, conduci tutti noi verso la libertà. Tu, o Madre degli infermi, benedici e proteggi tutti noi, soprattutto i medici, paramedici, infermieri che operano indefessi negli ospedali a beneficio dei malati e dei più soffrenti. Madre addolorata anche tu hai conosciuto la sofferenza, benedici il nostro patire, benedici chi vive nella paura e tutte le persone che si dedicano per alleviare chi soffre. Insegnaci, o Madre, a compiere ogni giorno ciò che tuo Figlio ci dice. Salute degli infermi e Madre nostra, prega per noi.

 

+ Giuseppe Pellegrini vescovo

Pordenone
15/03/2020
Via Seminario, 33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia