Solennità del Corpus Domini – Concattedrale Pordenone,  26 maggio 2016

condividi su

Solennità del Corpus Domini

Concattedrale Pordenone,  26 maggio 2016

 

La festa del Corpus Domini, ci aiuta a ricordare che, come avviene ogni volta che celebriamo l’Eucarestia, ogni volta che alla domenica partecipiamo alla Santa Messa succede uno dei miracoli più grandi e meravigliosi. Anche se non accorrono folle di curiosi o paparazzi alla ricerca dell’ultimo scoop, Gesù tramuta quel pane nel suo corpo che ci viene donato per trasformare a sua volta la nostra umanità. Se nella vita naturale è il nostro organismo che trasforma i cibi, prendendo ciò che è necessario per la sopravvivenza, nella vita spirituale succede il contrario: quando ci nutriamo dell’Eucarestia, del corpo di Gesù, Lui ci trasforma facendoci assumere uno stile di vita di dono e di amore. Accogliendo il Signore come cibo, come pane spezzato, scopriamo che anche noi stessi siamo chiamati a diventare vero nutrimento per gli altri. È un cammino che tutti noi siamo chiamati a percorrere, anche perché non è spontaneo fare della nostra vita un dono per gli altri.

Il Vangelo di oggi ci aiuta a entrare dentro questo processo di amore e di dono di sé stessi. Le folle avevano seguito Gesù per tutto il giorno, sia perché erano attratte dalla sua parola e dalla sua proposta di vita, ma anche perché volevano essere curate e guarite. Interessante è il dialogo di Gesù con i discepoli. I discepoli a fine giornata propongono a Gesù di rimandare a casa la folla. Ma per Gesù questo coinvolgimento non basta perché poco coinvolgente. È troppo poco accorgersi dei bisogni e delle necessità delle persone. I discepoli che chiedono a Gesù di congedare la folla perché possa comperarsi il pane, vivono ancora all’interno della vecchia logica. Occorre passare dal comprare al condividere! Ed ecco allora l’invito di Gesù: “Voi stessi date loro da mangiare!” (Lc 9, 13). Come possiamo notare, si scontrano due logiche: quella dei discepoli, che spesso è anche la nostra, che affronta i problemi solo da una prospettiva materiale, dell’avere e del comprare, e quella di Gesù, che propone di partire da se stessi, dal dono che ciascuno può fare di sé agli altri.

Gesù invita a cambiare il modo di relazionarsi con le persone, di fermarsi non all’esteriorità dei problemi pur importanti, ma di andare oltre, di guardare nel profondo del cuore. Gesù non vuole semplicemente sfamare la gente ma offrire un “segno” di come dovrebbe essere l’umanità, di come le persone dovrebbero essere coinvolte in prima persona nella necessità e nei bisogni degli altri. “Voi stessi date loro da mangiare”. Non sono solo necessari “gesti di carità”, ma gesti che introducono in una nuova logica, in rapporti differenti di solidarietà e di condivisione con gli altri; gesti che ci rivelano un volto nuovo di Dio. Un Dio ricco di amore e di misericordia, che ci ama tutti di amore gratuito e infinito, che ci perdona e ci accoglie nel suo Regno. Dal punto di vista del racconto evangelico, la condivisione che i discepoli fanno del poco che avevano: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci” (v. 13), pur apparendo poco efficace e di scarsa realizzazione, rivela la paura dei discepoli di mettersi in gioco, e la poca fede nei confronti di Gesù! Gesù invece attribuisce molta importanza alla condivisione, anche del poco, perché, accogliendo la benedizione di Dio, diventa non solo sufficiente, ma sovrabbondante: “e furono portati via i pezzi avanzati: dodici ceste” (v. 17).

La pagina del Vangelo ci mette di fronte a due scelte di vita ben precise e concrete: quella del discepolo che cerca di “risparmiarsi”, di fermarsi solo all’esteriorità e quella di Gesù che ha dato tutta la sua vita, tutto se stesso per gli altri. Celebrare l’Eucarestia significa dare il nostro consenso, aderire pienamente a questo stile di vita di Gesù. Ricordo il gesto che noi compiamo alla “comunione”. Ci mettiamo in cammino, per accogliere Gesù nella nostra vita e prima di riceverlo dentro di noi diciamo “Amen”. In ebraico significa così sia, ne sono certo. È il nostro assenso a quello stile di vita di Gesù, il dono di sé, che riconosciamo valido anche per la nostra vita e che intendiamo assumere anche noi!

Non sempre facile, ma con il cuore pieno del desiderio di conformare la nostra vita alla sua. Gesù ha moltiplicato il pane che sazia la fame del corpo e in ogni Eucarestia, in ogni Santa Messa che noi partecipiamo, moltiplica il pane Eucaristico per saziare quella fame di amore che ogni persona porta dentro.

Purtroppo noi cristiani ce ne siamo un po’ dimenticati, fermandoci spesso all’obbligo da assolvere, a un gesto tradizionale o a un precetto ormai provo di significato. È invece il momento decisivo per la nostra fede e per la vita cristiana: non possiamo vivere, dicevano i martiri di Abitene nel 703, senza la domenica, perché avevano sperimentato nell’Eucarestia l’elemento decisivo della loro identità umana e cristiana: una vita fatta di amore e di dono.

“Noi ti adoriamo, Signore Gesù, pane che salva e sangue che dà la vita, perché nell’Eucarestia tu assumi la nostra umanità per conformarla al tuo amore. Ti preghiamo di saper riconoscere la nostra vera natura: condividere e donare per diventare anche noi pane per tutti!”.

 

                                                                                   + Giuseppe Pellegrini

                                                                                               vescovo

Pordenone
26/05/2016
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia