Solennità dell’Ascensione

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Omelia solennità dell’Ascensione

Clauzetto, 24 maggio 2020

 

Carissimi, ci troviamo nella Chiesa parrocchiale di Clauzetto nella festa del Perdon grand, davanti alla reliquia del Preziosissimo Sangue di Gesù, proveniente da Gerusalemme attraverso la via di Costantinopoli e custodita gelosamente in questa chiesa fin dal 1755, che attira moltissimi pellegrini. per trovare la consolazione dello Spirito attraverso il perdono sacramentale legato all’indulgenza plenaria. Dal costato di Cristo sono usciti sangue e acqua, segni del sacramento del battesimo e dell’Eucaristia. Dopo alcuni mesi, in tutte le chiese d’Italia e anche della nostra diocesi, con gioia celebriamo la Santa Messa, presbiteri e popolo di Dio insieme, per unirci al dono che Gesù, nell’ultima cena, ha fatto di se stesso al Padre. È significativo che questo momento accada nella festa dell’Ascensione del Signore al cielo, che segna il compimento del mistero Pasquale, della sua morte e risurrezione, della sua presenza terrena. Gesù, salendo al cielo, non scappa via, non se ne va dalla storia dell’umanità, non ci lascia soli, perché vi rimane non più fisicamente con il suo corpo, ma con il suo Spirito, con il dono dello Spirito Santo che ha fatto alla Chiesa e al mondo. Finisce il tempo del Gesù storico e inizia il tempo della Chiesa, di una nuova e definitiva presenza di Gesù nella storia.

Le ultime parole di Gesù, come ci ha riferito l’evangelista Matteo, non sono parole di addio, non dice me ne vado; anzi sono l’esatto contrario: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (28,20). Gesù è sempre con noi, vivo è presente, è in mezzo a noi. Questo è anche il significato più vero e profondo della Messa domenicale, del ritrovarci insieme come comunità cristiana a celebrare l’Eucaristia. Non un rito, non un gesto abitudinario, ma l’incontro con Gesù che rimane in noi. Soffermiamoci un momento a contemplare questo avvenimento. L’evangelista Matteo conclude il suo racconto quasi all’improvviso, senza narrarci il fatto dell’Ascensione, senza descrivere com’è avvenuta. Un finale aperto, per sottolineare che c’è una stretta continuità tra Gesù e la Chiesa. “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli” (28,19). Gli apostoli vanno perché sono stati inviati da Gesù. perché è Gesù che li ha mandati nel mondo a continuare la sua opera e la sua missione. C’è un unico maestro, Gesù, che continua anche oggi ad inviare tutti i credenti, perché il mondo possa essere rischiarato dalla sua presenza e dalla sua parola. Ma perché questo possa accadere, era necessario che Gesù salisse al cielo. Con la sua morte e Risurrezione, Gesù ha sconfitto il male, il principe di questo mondo, il maligno, affermando la sua signoria e la vittoria di Dio sull’umanità. Gesù è il signore di tutto, colui che dà senso e significato alla vita di ogni persona.

È rilevante che i racconti dell’Ascensione di Gesù al cielo, come abbiamo appena sentito anche nel libro degli Atti, insistono sul valore è sul significato che l’ascensione ha non solo per Gesù ma anche per la Chiesa e per tutti noi, perché la nostra umanità viene esaltata è portata nella gloria del cielo. La liturgia, nel prefazio ci fa pregare: “Ci ha preceduti nella dimora eterna per darci la serena fiducia che dove è Lui, capo e primogenito, saremo anche noi sue membra, uniti nella stessa gloria”. L’ascensione è il trionfo dell’umanità di Cristo ma è anche il trionfo della nostra umanità. La meta della nostra vita è il cielo e per tutti c’è un futuro di gioia di serenità e di pace. Un futuro, però, che non sarà solo alla fine della vita, ma anche qui. Ai discepoli estasiati a guardare Gesù che sale in cielo, alcuni Angeli dicono: “Uomini di Galilea perché state a guardare il cielo” (Atti 1,11). Gesù è salito al cielo perché noi potessimo diventare nel mondo il volto vivente della sua presenza. Anche noi, oggi, siamo chiamati ad essere i testimoni, il segno della sua presenza nel mondo. Papa Francesco ci ricorda che mentre noi posiamo lo sguardo al cielo, rafforziamo i nostri passi sulla terra per proseguire con entusiasmo e con coraggio il nostro cammino, la nostra missione di testimoniare e vivere il Vangelo in ogni ambiente di vita.

Carissimi, sappiamo che questo non è sempre facile. Il Vangelo ci ricorda che i discepoli, “quando lo videro si prostrarono. Essi però dubitarono” (28,17). Spesso anche noi facciamo fatica a credere. La Fede non si impone, è sempre un cammino di ricerca e di sequela, fatto passo dopo passo. La tentazione della paura e dello scoraggiamento è sempre presente; gli ostacoli nella vita ci saranno sempre. Lo abbiamo sperimentato anche in questi giorni di crisi e di pandemia: quanta fatica e quanto dolore dentro di noi, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità. Importante è non scoraggiarci, perché Gesù si fida e ci chiede di essere i suoi collaboratori, come ha fatto con i primi discepoli: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli” (28,19). Possiamo anche noi andare senza contare sulle nostre forze, perché non siamo soli, lui cammina con noi e ci accompagna. Il verbo andate, nel testo originale non è all’imperativo ma al participio, che esprime l’azione. Gesù non ci dà un comando, un ordine, ma ci chiede solamente di essere quello che siamo. Sarebbe più esatto tradure: ‘mentre voi andate, annunciate il vangelo’. Si tratta di essere annunciatori e testimoni gioiosi della parola, dove ci si trova a vivere, nelle situazioni concrete di ogni giorno. Questo è il compito che il Signore ci affida.

Carissimi, per le comunità cristiane del nostro paese, oggi può essere considerato il giorno della ripartenza. Dopo alcuni mesi di impedimento, ci ritrovano insieme per celebrare l’Eucaristia domenicale, anche se la situazione non è ancora facile e il virus non è sconfitto. Dentro di noi ci sono ancora tanta paura, sofferenza e preoccupazioni per il futuro. Sembra che non ci sia più speranza. L’eucaristia, l’ascolto della parola e la vita di fraternità, ci daranno la forza e il coraggio per essere nel mondo, segno della presenza viva di Gesù, discepoli capaci di comunicare a tutti la gioia del Vangelo. Oggi celebriamo la giornata per le comunicazioni sociali. Papa Francesco, nel suo messaggio, ci ha invitati a “raccontare e fissare nella memoria”. Potremo essere bravi e buoni annunciatori del messaggio di Gesù, nella misura in cui saremo capaci di fare memoria della sua morte e risurrezione, centro della nostra fede.

+ Giuseppe Pellegrini vescovo

Clauzetto
24/05/2020
Clauzetto, Friuli Venezia Giulia Italia