Solennità di Tutti i Santi – Concattedrale Pordenone, 1 novembre 2019

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Solennità di Tutti i Santi

Concattedrale Pordenone, 1 novembre 2019

 

Il libro dell’Apocalisse ci ha appena ricordato che tutte le persone che lungo la storia hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello (7,2-14), cioè coloro che hanno servito con fedeltà e dono di sé la causa del Vangelo e del regno di Dio, meritano di ricevere il premio eterno. La festa di oggi non vuole esaltare solo le persone che hanno vissuto una vita straordinaria o che hanno compiuto gesti eroici, perché è la festa della ‘normalità dei cristiani’ che battezzati in Cristo, hanno accolto l’annuncio del Vangelo e lo hanno vissuto nella loro vita quotidiana. Alcuni di questi sono stati canonizzati ufficialmente dalla Chiesa, altri, la stragrande maggioranza, come ha detto papa Francesco nell’Esortazione apostolica Gaudete et exultate, sono i santi della porta accanto, coloro che hanno vissuto fino in fondo il comandamento dell’amore che Gesù ha vissuto e che ci ha chiesto di vivere. La santità è l’essenza stessa di Dio e i santi sono coloro che hanno accolto il Signore nella loro vita, lasciandosi trasformare da Lui, fino a diventare simili a Lui, fino ad assumere nella loro vita la stessa vita di Gesù. Con la festa di Tutti i Santi, la Chiesa celebra il grande dono della salvezza che Gesù ci ha portato con la sua incarnazione e che l’umanità ha accolto, unendosi alla sua stessa vita divina. Il santo è colui che si è realizzato in pienezza nella sua vita umana, facendola diventare amore e dono per tutti.

Carissimi, il desiderio della felicità e di una vita piena di gioia e di serenità è innato e lo riconosciamo come una vocazione e un dono che scaturisce dall’amore infinito di Dio per tutta l’umanità. Ce lo ha ricordato l’apostolo san Giovanni: “Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente” (1Giovanni 3,1). Non è difficile diventare santi, perché non significa essere degli eroi, ma essere semplicemente se stessi davanti a Dio e ai nostri fratelli. Essere santi non significa sottrarsi alle responsabilità che la vita ci chiede, ma comporta vivere alla presenza del Signore, nella piena consapevolezza che Lui ci vuole bene e nella disponibilità di compiere la sua volontà accanto ai nostri fratelli e sorelle in umanità. Nell’esortazione apostolica Gaudete et exultate, papa Francesco ha scritto: “Per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. … Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova. … Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità. Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo” (n.n. 14-15). Significativa la domanda che il veggente di Patmòs si è fatta: “Questi (la moltitudine immensa) che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?” (Apocalisse 2,13). Sono tutti coloro che hanno conformato la loro vita a Cristo, scegliendo di vivere come Lui e portando nel mondo il suo Vangelo. La santità è per tutti noi e si costruisce giorno per giorno, rimanendo fedeli al progetto di Dio e facendola crescere mediante piccoli e significativi gesti di amore verso il Signore e verso i fratelli e le sorelle che incontriamo.

Con la pagina delle Beatitudini, che aprono il grande discorso della Montagna, Gesù ci insegna e ci offre una via sicura verso la santità, ricordandoci che è Dio che ci chiama tutti a percorrerla perché vuole il nostro vero bene e la nostra felicità. Per ogni persona, la felicità, che è beatitudine, deriva prima di tutto dall’aver un senso da dare alla propria vita, dall’ aver una ragione e una motivazione chiara per vivere. Le nove beatitudini che Gesù ci ha proposto, vogliono aiutarci a scoprire concretamente, nelle varie situazioni della vita, le ragioni più profonde, sostenendo il cammino di fede verso la piena comunione con Dio. Gesù ci ricorda che la vera beatitudine, che la felicità piena, non deriva da alcune condizioni esterne favorevoli, quali il benessere, il successo, il piacere, la ricchezza o il potere, ma si fondano unicamente sulla promessa dell’avvento del suo Regno, di un mondo nuovo, non solo alla fine della vita, ma anche ora, qui, nella misura in cui noi viviamo come persone nuove e rinnovate, che sanno amare, servire e accogliere chi è nel bisogno e nella sofferenza. Carissimi, solo costruendo giorno per giorno un pezzettini di paradiso, di vita con Dio, di civiltà dell’amore, saremo capaci di entrare definitivamente, alla fine della nostra vita, nel Regno di Dio, preparato per noi fin dalla creazione del mondo.

Il Regno di Dio è la comunione dei santi del cielo e della terra, la comunione dei fratelli e delle sorelle di Gesù, la comunione dei figli di Dio, di coloro che costruiscono sulla terra una relazione profonda con il Signore e con i fratelli. Teniamo fisso, in questi giorni, lo sguardo su Gesù e accogliamo la sua Parola e il suo invito alla santità. Chiediamo allo Spirito Santo che infonda in noi il desiderio di diventare santi. Sarà il dono più bello che possiamo offrire all’umanità di oggi.

Buon cammino di santità.

 

+ Giuseppe Pellegrini vescovo

Pordenone
01/11/2019
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia