Mostra nell’anniversario della costruzione della chiesa parrocchiale del Beato Odorico a Pordenone
Origini e istituzione della nuova parrocchia
Alla fine degli anni ’60, lo sviluppo della città di Pordenone dovuto alla forte crescita economica, prevedeva un notevole ampliamento dell’ insediamento industriale nella zona di Pordenone stessa e il conseguente incremento della popolazione nel capoluogo della provincia.
Tutto questo ha motivato Mons. Abramo Freschi , in qualità di “coadiutor cum iure successionis administrator apostolicus corcondiensis portus Naonis”, di provvedere, all’ assistenza religiosa nei nuovi quartieri residenziali erigendovi una nuova parrocchia.
Questa nuova parrocchia prevedeva circa 3700 abitanti in aumento e risultava dallo stralcio di alcune aree delle parrocchie: San Giorgio, San Marco e Ss. Ilario e Taziano di Torre di Pordenone.
Il 05 ottobre 1973, viene rilasciato , da parte dell’Amministrazione comunale, il nulla-osta per l’erezione della nuova parrocchia.
Pertanto in data 07 ottobre 1973 veniva formalmente decretata “ sui juris” dallo stesso Mons. Abramo Freschi, l’istituzione della nuova parrocchia col titolo
“ Parrocchia BEATO ODORICO DA PORDENONE”
Il 05 novembre 1973 , l’ordinario diocesano Mons. Abramo Freschi, ha, secondo il rito prescritto, immesso in possesso della parrocchia, il Rev. Walter Costantin.
Il 30 settembre 1974, viene nominato vicario cooperatore della nuova parrocchia, il Rev. Sac . Don Otello Quaia .
Il 21 luglio 1975, il decreto di Mons. Freschi per l’erezione della nuova parrocchia, viene approvato dallo Stato Italiano a firma dell’ora presidente della repubblica Giovanni Leone.
INIZIO ATTIVITA’ NUOVA PARROCCHIA presso la sede provvisoria alla Madonna Pellegrina
La nascita della nuova parrocchia imponeva nel periodo transitorio, prima della costruzione delle opere parrocchiali, una sede provvisoria per le attività di culto; fu così che l’allora Mons. Abramo Freschi, con proprio decreto datato 30 novembre 1973 sanciva che:
provvisoriamente le sacre funzioni sarebbero state celebrate nell’oratorio semipubblico “ Cuore Immacolato di Maria” nella casa per esercizi spirituali Madonna Pellegrina in Pordenone.
L’oratorio veniva già da tempo usato per le funzioni religiose ai fedeli dell’area adiacente, diventando così anche la prima sede della parrocchia Beato Odorico da Pordenone.
Questa sistemazione provvisoria, ha evidenziato, qualora ce ne fosse bisogno, la necessità di spazi propri per lo svolgimento delle diverse attività e delle funzioni religiose. Ed è Così che il consiglio parrocchiale ha deliberato , nel 1978, la realizzazione in primis delle “Opere parrocchiali ” edificio che doveva essere adibito a: sede della canonica e locali per le varie attività , salone polifunzionale, aule per la catechesi.
Successivamente con l’avvallo delle autorità competenti la costruzione della chiesa.
BREVE STORIA DI FAMIGLIA…
24 NOVEMBRE 1973 il Vescovo Mons. Abramo Freschi, alla presenza dei parroci delle parrocchia adiacenti presenta il primo parroco della nuova parrocchia Don Walter Costantini .
Si evidenzia che l’abitazione del parroco e la parrocchia stessa sono stati ospiti della casa Madonna Pellegrina.
20 gennaio 1974 è stato istituito il primo Consiglio Parrocchiale, aperto a tutti e coordinatore di tutte le attività pastorali. Ricordiamo Don Otello Quaia quale primo collaboratore di Don Walter Costantin.
1975 a settembre nasce il primo bollettino di comunicazione tra il Consiglio parrocchiale e le famiglie denominato “INCONTRO”.
Nello stesso mese nasce il primo gruppo di catechiste guidato da Don Veriano Unghietti.
1976 nel mese di ottobre, in sostituzione di Don Otello Quaia, viene nominato coadiutore del parroco Don Walter Costantini , Don Natale Padovese il quale si è occupato prevalentemente dei giovani creandone un gruppo coeso e molto attivo.
1978 nel mese di luglio il consiglio parrocchiale presieduto da Don Walter Costantin, delibera e porta a termine l’acquisto del terreno di Viale della Libertà, attuale sede delle opere parrocchiali e della chiesa.
Nel mese di ottobre del 1978 l’assemblea generale della comunità parrocchiale ,aveva individuato, a seguito dell’acquisto dell’area, gli architetti Pietro Beltrame e Giorgio Raffin quali progettisti delle nuove opere parrocchiali- oratorio .
01 aprile 1979 gli architetti presentano il progetto delle opere parrocchiali dando inizio agli espletamenti delle pratiche burocratiche per l’approvazione e all’ avvio della raccolta fondi da parte della comunità.
I lavori sono stati appaltati all’impresa Collodetto di Sacile nel febbraio 1981 e avranno inizio nel novembre dello stesso anno.
Nel mese di aprile del 1983 in occasione del Giovedì’ Santo è avvenuto il trasferimento definitivo, delle celebrazioni religiose, dalla sede provvisoria della Madonna Pellegrina, alla nuova sede delle opere parrocchiali.
01 luglio 1983 i sacerdoti Don Walter Costantini e Don Natale Padovese si sono definitivamente trasferiti nella nuova canonica-opere parrocchiali.
Durante tutto questo periodo, particolarmente curate sono state tutte le funzioni religiose con particolare attenzione al gruppo dei giovani che hanno partecipato e sviluppato attività formative e ludiche aventi come scopo la creazione di un tessuto parrocchiale fin dalla giovane età dei parrocchiani allestendo : campi estivi a Fusine, Cimolais, Tramonti ; pellegrinaggi e intrattenimenti al sabato pomeriggio. Un particolare grazie all’intraprendenza disponibilità di Don Natale Padovese e successivamente Don Ettore Aprilis.
NASCITA DELLE NUOVE OPERE PARROCCHIALI DATA STORICA PER LA ZONA DI VIALE DELLA LIBERTA’
Domenica 17 gennaio 1982 il Vescovo Mons. Freschi benedice la prima pietra delle opere parrocchiali, che sorgeranno in viale della Libertà, dedicate al concittadino Beato Odorico Mattiussi.
Data storica e sofferta. Si deve ricordare infatti che già nel 1966 i pordenonesi avevano inteso costruire una nuova chiesa, sulla stessa area dedicata appunto al loro illustre concittadino, per provvedere all’ esigenza religiosa di una popolazione in vertiginosa ascesa.
Rimase solo un’intenzione, documentata da una pergamena inserita nella pietra che oggi, riportata alla luce, costituirà la pietra angolare di quell’opera che, voluta 16 anni orsono finalmente trova realizzazione. (cfr. art. “Il Popolo”)
E’ la prima chiesa dedicata a un Beato, ed è il primo nuovo importante complesso religioso che sorge nel nome del Beato Odorico nella sua città natale.
Data storica, perché questa nuova zona della città avrà finalmente un punto di riferimento, un luogo di incontro, e quindi un’occasione di fusione per una crescita comunitaria.
Con il Vescovo concelebrano tutti i parroci della città e in tutte le chiese cittadine viene celebrata una liturgia comune in onore del Beato Odorico.
( tratto da uno scritto di Don Walter)
DATI RELATIVI AL PROGETTO DELLE “OPERE PARROCCHIALI”
Il complesso è stato progettato dagli architetti Pietro Beltrame e Giorgio Raffin, con calcoli delle strutture in cemento armato dell’ing. Sergio Dell’Anna ed è stato realizzato dall’impresa Collodetto Angelo S.A.S di Collodetto Enrico con sede a Sacile. Tale impresa è stata selezionata a seguito di una licitazione privata nella quale figuravano invitate gran parte delle imprese pordenonesi.
L’allora area urbanistica, dove è nata la parrocchia, era un’area compresa nella prima fascia periferica della città ed era priva di una caratterizzazione urbana e di adeguate infrastrutture, quale piazze o aree verdi di uso pubblico che qualificassero la vita sociale e di quartiere.
Tale situazione ha condizionato la progettazione del complesso che si è disposto parallelamente a Via Beata Domicilla in modo da dar luogo alla formazione di uno spazio verde che si salda con il parco fluviale e che fungeva, come oggi , ad area per giochi e sagrato della chiesa.
Inoltre l’edificio ha una sezione di forma triangolare con la superficie inclinata verso lo spazio verde in modo da aumentare figurativamente la dimensione.
L’edificio si prestava in modo evidente ad essere suddiviso in due aree, la cui separazione era abbastanza netta tra quella di pertinenza della canonica-abitazione e uffici del parroco e parte ad uso attività pastorali.
I locali adibiti a ministero pastorale sono distribuiti in un piano scantinato che ospita due aule e un magazzino, un piano terreno destinato a oratorio / riunioni e feste ed un piano primo dove sono ubicate le aule per l’insegnamento che sono disimpegnate da un ballatoio aperto sul piano terreno.
Al termine dell’intervento, per i primi anni, in attesa della realizzazione della chiesa si sono svolte le funzioni religiose al piano terra nel salone principale.
L ’intervento è stato costruito per lotti:
nel primo lotto sono state costruite le aule del catechismo, le sale riunioni, gli uffici parrocchiali e l’abitazione dei Parroci, il secondo lotto sarà costituito dalla Chiesa.
l lotto del terreno :
l’area dove sono nate le opere parrocchiali e successivamente la Chiesa del Beato Odorico, ha una dimensione di 5500mq e si colloca tra Viale della Libertà, Via Beata Domicilla e rio Vallona ed è stata acquistata il 20 luglio 1979.
Passarono alcuni anni affinchè tale lotto, inizialmente destinato ad area verde / parco fluviale, venisse trasformato tramite variante urbanistica del P.R.G in luogo dove potessero essere eretti “edifici di culto, attrezzature ricreative e sportive e luoghi integrativi alla formazione religiosa.
NASCITA DELLA NUOVA CHIESA
La richiesta della concessione edilizia per la costruzione della nuova chiesa, è avvenuta il 26 gennaio 1989 a firma di don Walter.
Dopo una fase transitoria, dove la vita della comunità della parrocchia, si svolgeva presso i locali della Madonna Pellegrina, e successivamente nei locali delle opere parrocchiali, è parso chiaro che era necessario dotare la parrocchia di una sede propria e definitiva dove svolgere le celebrazioni liturgiche.
Una struttura che fosse anche punto di riferimento fisico, visivo per la nuova realtà pastorale, e che avesse un certo valore artistico.
Nel 1986 alcuni rappresentanti del Consiglio Parrocchiale, presieduto da Don Walter Costantin, alla presenza dell’allora assessore ai lavori pubblici, Adriano Bomben, individuarono quale progettista della nuova chiesa l’architetto di chiara fama, il luganese Mario Botta, in quanto già in possesso di notevole esperienza in edifici di culto. Da ricordare che tra i professionisti individuati , quali possibili progettisti, figuravano anche Renzo Piano e Paolo Portoghesi.
Naturalmente,anche la Curia vescovile attraverso la figura di Mons. Vescovo Abramo Freschi dette il proprio benestare all’individuazione del progettista.
L’architetto Botta scelse come collaboratori due professionisti locali già progettisti delle opere parrocchiali, gli architetti Beltrame e Raffin.
Tra le funzionalità che la Chiesa richiedeva ci fu una richiesta formale da parte del parroco Don Walter, di realizzare anche un quadriportico ,di ispirazione paleocristiana, antistante la chiesa.
E’ noto che l’architettura ecclesiastica è testimonianza del proprio tempo e affinché il suo messaggio continui ad essere attuale, è necessario che l’architetto ne aggiorni il linguaggio formale in senso moderno, ciò che ha realizzato effettivamente l’architetto Botta, riuscendo a mantenere un equilibrio tra innovazione e continuità.
PROPOSTA DI PROGETTO
Sabato 18 giugno 1988, nella sala rossa del palazzo municipale, l’architetto Mario Botta presenta alla città il suo progetto per la nuova chiesa parrocchiale del “Beato Odorico da Pordenone”.
Il progetto è caratterizzato da due componenti: una fascia basamentale e una forma emergente.
Il primo è una piastra prismatica, che funge da elemento di raccordo con il tessuto urbano circostante.
La pianta risulta dalla compenetrazione di due quadrati dei quali uno ospita il quadriportico , l’altro la chiesa.
Il quadriportico, racchiude il sagrato che, pensato come un luogo di incontro e preparazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche, svolge la funzione di filtro tra la realtà quotidiana e quella sacra, ma nello stesso tempo di apertura dello spazio religioso all’ambiente circostante.
All’interno della chiesa, a cui è possibile accedere anche attraverso gli ingressi secondari, posti ai quattro vertici del quadrato di pianta, si snoda un deambulatorio, che racchiude con una teoria di colonne disposta a cerchio l’area dell’assemblea e raggiunge il presbiterio.
L’aula assembleare circolare, capace di 500 posti, degrada leggermente verso la zona dell’altare, dove il Botta prevedeva di collocare banchi circolari concentrici divisi per settore.
Il presbiterio, viene a trovarsi rialzato, rispetto ai fedeli, di quattro gradini a ventaglio, ha il suo fulcro nell’altare, alla cui sinistra, guardando verso l’abside, trovano posto l’ambone, lo spazio per il coro e la sede dell’organo; mentre nella parte opposta trova collocazione il fonte battesimale, il tabernacolo e una zona devozionale.
Alle spalle del presbiterio, sostituendo la parete di fondo, una vetrata lascia passare la luce solare che, filtrando attraverso un lucernario semicircolare , posto sulla sommità dell’abside, illumina contemporaneamente anche la cripta, collocata nel piano seminterrato , proprio sotto l’area presbiteriale, progettata come spazio sacro per le funzioni feriali.
A sinistra del presbiterio, Botta ha disposto la sacrestia, a destra un ripostiglio e l’accesso alla cripta.
Come accennato la struttura architettonica progettata dal Botta è composta da due elementi di cui il secondo è la forma emergente della cupola che si innesta sul basamento prismatico, tale cupola realizzata come “un tronco di cono” ha diverse funzioni, oltre a quella di coprire la chiesa, quella di individuare la presenza dell’aula assembleare sottolineandone la centralità dal punto di vista costruttivo ma soprattutto da quello liturgico e spirituale rimandando nella sua forma alle tende dei popoli nomadi sempre in cammino, come lo fu il popolo di Israele alla ricerca della terra promessa, come lo è il popolo cristiano.
Il volume tronco conico così realizzato, sostituisce anche la torre campanaria nel compito di richiamare i fedeli alle celebrazione che scandiscono la vita religiosa, ospitando nella sua sommità un traliccio metallico che sorregge le campane.
La copertura tronco conica sezionata nella sommità del cono con un piano diagonale, consente di ottenere una apertura ellittica per l’illuminazione della sala assembleare di notevole effetto visivo.
Il progetto ideato da Botta offre quindi una struttura architettonica semplice e compatta, determinata da volumi elementari, da figure essenziali , da un ricercato equilibrio tra centralità e assialità ; il risultato ottenuto testimonia la volontà di separare e di isolare anche visivamente l’edificio sacro dall’ambiente urbano, e il compito di mediare a questo stacco è affidato al quadriportico.
Dal punto di vista estetico oltre al quadriportico simile ai chiostri tipici di alcune chiese, il progetto consente una notevole visione panoramica lungo la roggia Vallona, nella quale si evidenzia la forma retrostante della chiesa che consente di illuminare in modo piuttosto originale l’abside.
Frontalmente il volume tronco-conico presenta una fenditura quadrangolare , bordata di marmo tipo Verona, che ospita la cella campanaria. Di cui si dirà in un paragrafo a parte.
Sulla cima della cupola tronco-conica , sopra l’apertura ellittica del lucernario, si staglia una semplice e sottile croce di metallo scuro, unico simbolo religioso tradizionale che, insieme alle campane che emergono sul fronte opposto della cupola certifica a distanza la natura sacra dell’edificio progettato dal Botta.
Meritano un accenno le finiture interne particolarmente ricercate nei materiali, nelle forme e nella cromatura, come si evince dalle foto.
(estratto dalla tesi della laureanda Roberta Venturin)
Tutto questo presenta la nostra chiesa sotto l’aspetto architettonico, ma una chiesa vive e si completa nella bellezza del suo luogo soprattutto quando in essa ci vive e opera una comunità di fedeli che si sentono “pietre vive” che pregano si amano e condividono insieme il dono della fede.
Dal punto di vista dell’investimento si prevedeva di far fronte ad una spesa complessiva di 1.620.00000 di vecchie lire (unmiliardo e seicentoventimilioni)
Considerando che la prima richiesta della concessione edilizia era stata fatta il 7 luglio 1987, è stata ottenuta il 28 agosto 1987.
L’approvazione del progetto divenne esecutiva il 20 settembre 1989 insieme alla seconda concessione edilizia rilasciata il 2 ottobre dello stesso anno, rendendo possibile l’inizio dei lavori di edificazione della chiesa il 25 ottobre 1989.
OPERE E ARREDI SACRI
E’ con immensa gratitudine che ricordiamo insigni benefattori che hanno donato opere pittoriche, scultoree e arredi sacri, particolarmente pregiati per il loro valore artistico e storico, alla nostra chiesa, contribuendo con la loro generosità ad arricchirla artisticamente.
TAVOLA DI MADONNA COL BAMBINO DEL ‘400
Da tempo nella nostra chiesa viene venerata la “Madonna col Bambino” un capolavoro del ‘400, attribuito alla pregevole scuola pittorica di Gentile da Fabriano.
L’immagine dolce e delicata della maternità di Maria, donata da una persona che ha voluto rimanere nell’anonimato facendo partecipe tutta la comunità di un bene che oltre ad essere richiamo spirituale e oggetto di pietà , è di grande pregio artistico che arricchisce culturalmente oltre che la nostra comunità la città di Pordenone e l’intera diocesi.
Quest’opera è stata restaurata grazie alle competenze del direttore alla sovraintendenza dei beni culturali, al restauratore prof. Giancarlo Magri, al Prof. Paolo goi che ne ha coordinato tutto il lavoro.
Il dipinto che è posizionato nell’area devozionale situata alla destra del presbiterio, è collocato entro un altarolo stile gotico fiorito e presenta la Madonna che si volge con tenerezza verso il Bambino disteso sulle sue ginocchia.
Per quanto di immediata comprensione, l’immagine è intonata a profondità di concetto e obbedisce ad una iconografia mariana tutta particolare. Il soave reclinare del capo in segno di umile riverenza ed il gesto orante esprimono un atteggiamento di adorazione del Divin Pargolo.
La vergine mostra cioè di riconoscere il mistero che si è compiuto in Lei e adora nel “frutto del ventre suo” il Figlio di Dio. Il senso di tutta umiltà è sottolineato dalla postura non astante , ma assisa della Sancta dei Genitrix la quale per converso, come per la legge degli “antitesi” – campeggia per due terzi su un paradisiaco fondo d’oro.
(cfr srticolo prof. Paolo Goi- pubblicato sul “Popolo”)
GRUPPO LIGNEO DELLE CROCI “ CALVARIO”
Nella cripta è stata collocata una scultura in legno degli anni ’70 intitolata “il Calvario” di Vittorio Tavernari (1919 – 1987) formatosi in ambiente milanese alla fine degli anni ’30, aderisce poi negli anni ’40 al “gruppo Como” con altri artisti tra cui il Guttuso.
Lo scultore, in modo astratto ed essenziale, con un gesto veloce e quasi sommario raffigura tre figure crocifisse, scolpite su assi infisse verticalmente su una base orizzontale di legno grezzo.
Questa scultura è stata donata dalla moglie dell’architetto Botta alla nostra chiesa.
POLITTICO “LA PREDICAZIONE” DEL BEATO ODORICO
In sacrestia è conservato un polittico moderno intitolato “ La Predicazione” realizzato dal prof. Paolo Orlando e dalla scuola iconografica di Pordenone.
Si tratta di una tavola a fondo oro suddivisa in cinque riquadri, in quello centrale più grande è raffigurato a figura intera il Beato Odorico intento nella sua missione di predicatore
negli altri quadri più piccoli sono dipinti alcuni momenti della vita del beato:la nascita, l’ingresso nell’ordine dei francescani, il viaggio in oriente, la sepoltura.
(cfr. Tesi di laurea Venturin Roberta)
RIPRODUZIONE AFFRESCO PRESENTE NELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO A UDINE
A Tana, poco prima dell’arrivo di Odorico, per mano di mussulmani venivano cruentamente uccisi, per essersi rifiutati di rinnegare Dio, quattro frati minori: Tommaso da Tolentino, Giacomo da Padova, Demetrio da Tiflis e Pietro da Siena, era il 1321. A loro Odorico, nel suo racconto di viaggio, dedica intense pagine di ammirazione. Odorico, allora raccolse le loro ossa e le portò con se nonostante fosse severamente proibito dalle leggi di quei luoghi .
I martiri “ricambiarono” Odorico con miracoli da lui stesso segnalati: la salvezza dall’incendio della casa ove si trovava con quelle reliquie, il vento ritrovato attraversando l’oceano dopo una prolungata bonaccia, e poi quei resti piuttosto voluminosi che non furono scoperti, allo sbarco in Cina, dai “doganieri” che altrimenti sarebbero finiti in mare dando a Odorico l’opportunità di lasciare quel sacro deposito nella chiesa di un convento della città cinese di Zayton.
ORGANO DEL ‘700
L’organo, collocato alla sinistra del presbiterio, è stato fabbricato da un artigiano di scuola napoletana del’700, tale Ferdinando Picardi che ha apposto la sua firma su una canna dell’organo, è dotato di sei registi reali ed è pregevole sia dal punto di vista del suono che della potenza. E’ stato opera di restauro nel 1963 dall’organaro Strozzi di Ferrara e fa parte di un gruppo di quattro organi ritrovati presso un rigattiere di Napoli da un intenditore che per caso vide le canne di una di questi sturmenti sbucare dalla porta di uno stanzino e decise di acquistarli e restaurarli . uno di questi organo si trova ora nel castello dei Maritan Borgato a Novara, uno in provincia di Udine e l’altro a Savorgnano nei pressi di Pordenone.
Il quarto fu acquistato dall’allora parroco Don Walter Costantin appassionato di musica sacra.
(Stralciato da un’intervista di Don Walter)
LE CAMPANE
Negli edifici di culto sacro l’impiego delle campane come strumento di convocazione alla preghiera e di avviso per la comunità risale ai primi secoli dell’era cristiana.
Alla sommità della cupola tronco-conica sono collocate su di un traliccio triangolare in acciaio dipinto di nero tre campane di bronzo, ciascuna delle quali presenta a rilievo un’iscrizione e una dedicazione .
La più piccola reca la scritta: “TECUNCTI RESONET CHRISTIADUM CHORI “ ( di Te risuonino i cori dei cristiani) e porta gli stemmi di Papa Giovanni Paolo II^, dei vescovi Sennen Corrà e Abramo Freschi, i nomi dei presbiteri Walter Costantin e Natale Padovese e l’immagine del patrono della Diocesi Santo Stefano.
La campana media reca la scritta: “AUDI ODORICE PRECE, SUSCIPE LAUDES “ (Ascolta le preghiere o Odorico, ricevi le lodi” e porta i nomi degli architetti della chiesa e le immagini del Beato Odorico e di San Marco, patrono di Pordenone.
La più grande reca la scritta: “AVE LILIUM AVE MATER” (Ave o giglio, ave o Madre) e porta l’immagine della Madonna e i nomi dei donatori delle campane, ovvero architetto Mario Botta e la sua famiglia.
Il Beato Odorico torna a Pordenone
Mercoledì 07 ottobre 1998 ,dopo 32 anni, in occasione del 25° anniversario di fondazione della parrocchia che porta il suo nome, la teca di vetro in cui è custodito il corpo, straordinariamente incorrotto, del Beato Odorico , dopo un incontro di preghiera condotto dal parroco Don Luciano Quarino e con la presenza del nostro parroco Don Ettore Aprilis , lasciò la chiesa della Beata Vergine del Carmine a Udine, per tornare nella sua città natale, Pordenone.
All’ingresso in città, della teca col corpo del Beato Odorico, pattuglie dei vigili urbani lo scortano lungo un percorso cittadino: Via Udine, Viale Dante, Piazza Duca D’Aosta, Via Cavallotti, Piazza XX Settembre, Viale Martelli e infine Viale della Libertà, dove ad attenderlo, sul sagrato della chiesa, ci sarà il Vescovo Monsignor Sennen Corrà, il clero e le massime autorità cittadine. Le venerate spoglie rimasero esposte, nella nostra chiesa nei quattro giorni successivi ,all’adorazione dei fedeli, mentre in città si svolsero numerose manifestazioni, culturali, religiose e missionarie.
Sabato 10 ottobre alle ore 17,30 si è tenuto il rito della dedicazione della chiesa al suo celebre concittadino “Beato Odorico da Pordenone,
con la suggestiva unzione dell’altare e delle 4 croci dedicate agli evangelisti.
Presiedeva il cardinale Jozef Tomko, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli.
Erano presenti alla concelebrazione, l’arcivescovo di Gorizia e Gradisca Antonio Vitale Bommarco, il Vescovo di Concordia-Pordenone, Monsignor Sennen Corrà , il Superiore del Triveneto dei Conventuali, il vice Postulatore padre Tito Magnani, il parroco della parrocchia del Carmine di Udine, dalla quale proveniva l’urna con le reliquie del Beato, don Ettore Aprilis nostro parroco di allora, Mons. Otello Quaia già cooperatore in parrocchia e numerosi altri sacerdoti. Tra le autorità cittadine erano presenti: il sindaco Alfredo Pasini , il Presidente della Provincia Alberto Rossi, i comandanti dei Carabinieri e della Polizia di Stato e il presidente del Tribunale di Pordenone.
STORIA DI ODORICO E DEL SUO VIAGGIO
BEATO ODORICO DA PORDENONE,UNA LUCE PER L’ORIENTE
Frate Odorico Mattiuzzi nasce a Villanova presso Pordenone attorno all’anno 1285, all’età di quindici anni entra a far parte dei frati francescani nel convento di San Francesco a Udine , dove trascorre i primi anni della sua formazione e di apostolato. Sull’esempio di San Francesco, ama ritirarsi nell’eremo, immergendosi nella santa contemplazione.
A 25 anni viene ordinato sacerdote.
La sua profonda umiltà lo porta a rifiutare incarichi nel convento e nella provincia dell’ordine, si ritirò in preghiera nel piccolo convento di Gemona ed è lì che avvennero i primi miracoli a favore di una donna lebbrosa e una donna con le mani paralizzate.
Ritornato a Udine tutti ,conoscendo la sua santità, volevano stare con lui ma Odorico si sentiva chiamato a seguire Gesù per una strada diversa.
Il suo più grande desiderio era quello di “guadagnare anime a Cristo”, portando il messaggio del Vangelo in quelle terre del lontano d’Oriente, dov’era un popolo che parlava un linguaggio sconosciuto, che amava la guerra e adorava idoli silenziosi, per cui riteneva urgente annunciare là il messaggio d’amore di Cristo Gesù.
Nel 1318 inizia così, l’entusiasmante esperienza missionaria intraprendendo un lungo e avventuroso viaggio per terra e per mare.
Parte da Venezia insieme a frate Giacomo d’Irlanda e Michele da Venezia, approda a Trebisonda, raggiunge Costantinopoli l’odierna Istanbul, attraversa l’India, tocca Ceylon, Sumatra e Giava. Pare sia stato il primo sacerdote cattolico a celebrare l’Eucaristia nelle Filippine.
Fra il 1325 e il 1328 raggiunge infine l’immensa Cina; sosta nella capitale Pechino , l’antica Khan-baliq, sede dell’arcivescovo Giovanni da Montecorvino , lì annuncia il Vangelo battezzando moltissimi nuovi cristiani e si acquista la stima dell’imperatore, il Gran Kan.
Dopo tre anni di apostolato, l’arcivescovo Giovanni gli ordina di tornare in Italia allo scopo di richiamare l’attenzione del Papa sulla necessità di inviare altri missionari fra il popolo cinese, ben disposto alle ragioni della fede cristiana.
Frate Odorico questa volta però, percorre la via di terra, detta più tardi “via della seta”: passa per la regione del Tibet, per il Turkestan, il Pamir, l’Afganistan, la Persia e l’ Armenia fino nuovamente a Trebisonda, da qui con una nave raggiunge Venezia nel 1330 e subito si prepara a partire per Avignone, dove risiede il Papa. Giunto però a Pisa, si ammala: la tradizione vuole che gli appaia in sogno San Francesco che lo esorta a tornare al suo convento di Udine, mentre avrebbe pensato lui ad avvisare il Papa della richiesta di nuovi missionari.
Frate Odorico si ferma a Padova, nel convento del Santo: i cinquantamila chilometri percorsi pesano sulla sua salute, qui frate Guidotto lo prega di scrivere i ricordi del suo incredibile e coraggioso viaggio.
Odorico obbedisce e nel mese di maggio del 1330 detta al confratello Guglielmo da Solagna la relazione del suo viaggio , a cui dà il titolo di: “ITINERARIUM O RELATIO”
Arriva infine al convento della sua giovinezza in Udine, irriconoscibile per le fatiche e tribolazioni, lì muore il 14 gennaio 1331, giorno oggi della memoria liturgica del Beato.
I MIRACOLI
Alla morte di frate Odorico, avvenuta alle tre del pomeriggio di lunedì 14 gennaio 1331, la fama di santità che lo aveva circondato fin dagli anni della sua permanenza nel convento di Udine, crebbe a dismisura dopo il suo ritorno dall’incredibile esperienza in Cina.
La salma di Odorico richiamò subito tantissimi devoti e tre giorni dopo, durante il suo funerale, voluto pubblico dal gastaldo del comune Corrado da Bernareggio, ci fu una prima serie di miracolose guarigioni.
Il giorno dopo, a furor di popolo, i frati conventuali dovettero disseppellire la salma di frate Odorico per esporla di nuovo alla venerazione dei fedeli, fra questi anche il Patriarca di Aquileia Pagano della Torre, la cui sorella era stata beneficiata di un’improvvisa guarigione a un braccio, dopo il contatto con la salma.
Iniziarono pellegrinaggi delle famiglie nobili di Udine e della regione, comitive dalla Slovenia, dalla Carinzia, dall’Istria e dalla Baviera.
Il Patriarca Pagano diede incarico di raccogliere le testimonianze dei miracoli avvenuti, in vista della canonizzazione da parte del Papa. Purtroppo il fascicolo con la documentazione si perse per strada verso Avignone, dove allora risiedeva il Papa, perciò dalla suprema autorità della chiesa non venne nulla.
Intanto però, come allora era di consuetudine, il Patriarca, che già in documenti ufficiali aveva chiamato “beato” frate Odorico, preparava quanto serviva per la “beatificazione” locale, la tomba cioè, nella quale sarebbero state elevate le reliquie del beato. L’arca fu eseguita dal veneziano Filippo de’ Santi e la traslazione avvenne nel mese di maggio del 1332 dallo stesso patriarca il quale stabilì che la festa del Beato si celebrasse ogni anno la seconda domenica di gennaio.
La causa di beatificazione fu introdotta solo il 25 aprile 1753 da Papa Benedetto XIV, il decreto fu pubblicato il seguente 25 agosto.
Il 14 giugno 1755 ci fu la discussione sul culto prestato al missionario pordenonese, da tempi immemorabili, e il 02 luglio 1755 si giunse alla così detta “beatificazione equipollente “ attraverso la conferma del culto prestato “ab immemorabili” al Beato Odorico, e ribadito da una sentenza del cardinale Patriarca Delfino al quale si aggiunsero concessioni liturgiche (messa, ufficio divino, letture proprie anche biografiche , estensione all’ordine francescano e alle Diocesi di Udine e di Concordia).
LE PROSPETTIVE DELLA CAUSA DI CANONIZZAZIONE
Una legittima domanda viene posta riguardo al Beato Odorico da Pordenone: “ma quando sarà chiamato santo?”
La risposta non è facile, soprattutto perché il Beato Odorico non è né di oggi né di ieri, ma di diversi secoli fa e questo complica le cose.
Da quel 1755 non si fece più nulla sino a quando i Vescovi del Triveneto inviarono una lettera postulatoria al Papa chiedendo di “riassumere” la causa del Beato Odorico in vista della formale canonizzazione, ma la strada per giungere a ciò è lunga e complessa.
La canonizzazione presenta al popolo di Dio un “santo” cioè un cristiano che ha vissuto la propria vocazione con eroica fedeltà a Dio
e che è divenuto quindi modello di intercessione dei fratelli nella fede.
E’ necessario che i fedeli sentano il beato Odorico vicino, lo preghino, si affidino alla sua intercessione, chiedano, per mezzo suo, autentici miracoli documentati e per questo servono preghiere. Non c’è altra via, solo così la causa di canonizzazione verrà ripresa e si potrà sperare in un pieno e completo riconoscimento della santità del nostro Beato Odorico da Pordenone, anche se già da tempo il popolo sente che : EGLI E’ UN SANTO !
(cfr art. di Giancarlo Stival “Il Popolo” 11/10/1998)