L’attacco del 25 febbraio in Burkina Faso – le notizie di P. Roberto Battistin

P. Roberto Battistin, missionario della comunità di Villaregia, ha scritto un breve articolo per raccontarci cosa è accaduto.

 

Domenica 25 febbraio, un gruppo terroristico in movimento nel nord del Burkina Faso ha sferrato un attacco alla chiesa cattolica di una diocesi a circa 260 km da Ouagadougou, in una delle zone più infestate dal terrorismo in questi anni. Ci ha scritto p. Roberto Battistin, missionario della Comunità di Villaregia, originario della nostra diocesi, per raccontarci l’accaduto.

L’attacco ha causato una quindicina di morti ed è accaduto proprio durante la celebrazione della messa. Si può dire che, sotto shock, il vescovo locale ha dato la notizia in maniera ufficiale chiedendo la preghiera per le vittime nonché per la conversione di coloro che continuano a fare tanto male alla gente. In questo momento, nonostante i tentativi del regime militare attuale di andare al contrattacco nei confronti dei terroristi, ci sono una trentina di parrocchie chiuse a causa della mancanza di sicurezza e la gente vive circondata da posti di blocco organizzati dai terroristi che controllano di fatto territori molto estesi. Recentemente c’è stato, nella capitale, un incontro nazionale che ha visto anche la partecipazione di un sacerdote che viene proprio da quelle zone. Durante la sua testimonianza ha descritto la situazione come veramente molto difficile e molto pericolosa. Nonostante questo, una volta l’incontro terminato, è ritornato in mezzo alla sua gente. Il terrorismo affligge i paesi del Burkina Faso, del Niger e del Mali (tutti paesi confinanti) da circa 7 anni causando migliaia di vittime e centinaia di migliaia di sfollati interni e causando anche un aumento della povertà proprio per il peso sociale di queste forti e improvvise migrazioni interne. Purtroppo questi tre Paesi in questi anni non sono stati aiutati militarmente né dall’Unione africana né dai Paesi della comunità economica dell’Africa dell’ovest. Questa mancanza di solidarietà concreta, generando sfiducia nei confronti di queste organizzazioni sovranazionali, ha aperto la porta all’irruzione dei militari che in tempi diversi hanno preso il potere in tutti e tre questi Paesi. Questi regimi militari godono del sostegno popolare in quanto la gente, afflitta da anni di imprevedibili e barbari attacchi terroristici, spera che i militari, con l’uso della forza, possano liberare le loro regioni. In fondo, tutti auspichiamo questo, ma i risultati tardano a venire e ci sono gli “effetti collaterali” legati alla presenza politica dei militari, come per esempio l’impossibilità di esprimere un pensiero diverso. Oggi qui chi non è d’accordo con il regime o esprime pubblicamente un’idea diversa, facilmente viene spedito al fronte in modo tale che possa “vedere la situazione con i suoi occhi prima di parlare!”. Ha creato concerto il 24 gennaio scorso l’arresto arbitrario di un eminente avvocato attivista per i diritti umani la cui sorte è per il momento ancora sconosciuta. Un altro effetto collaterale è che questi tre Paesi intendono uscire dalla comunità economica dei Paesi dell’Africa Occidentale (CEDEAO), organizzazione sovranazionale che esiste da circa 30 anni, per dare maggiore forza alla “loro” Alleanza del Sahel, nata il settembre scorso. Gli altri Paesi membri di questo organismo stanno scongiurando questi regimi a non andare fino in fondo, il timore è che questa “polverizzazione” possa avere ulteriori conseguenze per l’economia e le politiche di queste fragili nazioni. Proprio ieri la CEDEAO ha tolto le sanzioni al Niger, applicate l’anno scorso dopo il colpo di stato, per “motivi umanitari” e manifestare tale volontà inclusiva.

 

Uno dei progetti della quaresima missionaria “Un pane per amor di Dio” è proprio a sostegno delle attività di p. Roberto e dei giovani che vivono in questa difficile situazione politica.