Carissimi fratelli e sorelle,
lo scorso anno, proprio all’inizio della quaresima, siamo stati travolti dalla pandemia che non ci ha ancora lasciati e che continua a metterci a dura prova. Tante famiglie del nostro territorio hanno vissuto il dramma del contagio e della perdita di qualche familiare, molti altri hanno perso il lavoro senza più ritrovarlo, altri ancora si sono ritrovati nelle condizioni di non sapere più come arrivare a fine mese e hanno trovato aiuto e conforto nei nostri centri Caritas diocesani e parrocchiali.
A livello mondiale, la pandemia, oltre al numero di contagi che sembra non volersi arrestare, ha reso i poveri ancora più poveri aumentando a dismisura il numero dei bisogni quotidiani ai quali, purtroppo, non sempre si riesce a intervenire. I nostri missionari sparsi nel mondo hanno fatto di tutto – e continuano a farlo – per affrontare questa emergenza che li richiama ad interventi di prima necessità: cibo, acqua, assistenza medica e, non ultimo, conforto spirituale.
Davanti a noi sembra il caos. La nostra società si riteneva infallibile, avevamo coltivato la presunzione di saper gestire la crescita, di dominare tutto, di fare previsioni corrette su tutto ma adesso, dopo un anno vissuto così, non ci sentiamo più sicuri di nulla, abbiamo fatto i conti con la nostra vulnerabilità e questo ci ha lasciato un profondo senso di smarrimento.
Cosa fare dunque? Il processo alternativo a Babele è la Pentecoste, ce lo siamo detti più volte lungo il corso di quest’anno pastorale. Anziché un’umanità disgregata dall’individualismo, con la Pentecoste abbiamo una comunità di uomini e donne che si vogliono bene, che superano la logica “del mio e del tuo”, dove si rende visibile la potenza e la bontà del Signore Gesù.
Un aspetto importante che la comunità di Pentecoste viveva era la condivisione dei beni. L’attenzione ai bisogni altrui, che non è semplice esercizio di carità fatto più per dovere che per amore, tutt’altro! La comunità dei discepoli del Signore Gesù vive la solidarietà fraterna, con riguardo speciale per i più poveri, con naturalezza e spontaneità. Lo slancio e l’apertura missionaria sono nella natura della Chiesa e riguarda tutti i battezzati. Il Santo Padre, Francesco, lo scorso mese di ottobre, ci ricordava che “la Chiesa se non è in uscita, non è Chiesa”.
Nel tempo quaresimale, la nostra diocesi da lunga tradizione, attraverso l’iniziativa “Un pane per Amor di Dio”, sostiene alcuni progetti di solidarietà a beneficio dei nostri missionari e missionarie che operano in diverse zone del mondo. A loro va anzitutto il nostro grazie e la nostra preghiera, sarebbe bello se anche altri sacerdoti e religiose, laici, famiglie, decidessero di partire per donare qualche anno di missione, preghiamo per questo, perché il Signore susciti queste vocazioni nella nostra diocesi.
Vi chiedo anche quest’anno, seppur nella difficoltà del momento, di non far mancare il vostro supporto ai progetti proposti dal Centro Missionario. La solidarietà evangelica che ci piace trasmettere alle nostre comunità cristiane si caratterizza per il poco donato da tanti e non per il tanto donato da pochi. Così ciascuno potrà fare la propria parte e insieme potremo fare molto di più.
Auguri a tutti buon cammino quaresimale.
Il Vescovo Giuseppe