KENYA – Naro Moru e Gatarakwa

Dati e metodo pastorale nella missione diocesana

La missione in cifre : anni ’70

La missione diocesana nel Kenya è presente con due Parrocchie: Naro Moru e Gatarakwa. La prima è situata sulle pendici del monte Kenya, la seconda sulle colline dell’Aberdare. Confinanti, distano tra loro 50 km e coprono un’area molto superiore alla Diocesi di Concordia-Pordenone. La popolazione è Kikuyu con stessi problemi sociali e pastorali. Complessivamente gli abitanti sono 50.000 di cui un terzo cattolico. Ultimamente, grazie all’espropriazione delle terre ai non africani, si verifica il fenomeno dell’immigrazione.
Il lavoro, sia di evangelizzazione che di promozione umana, si svolge con i laici locali, nel rispetto del loro ritmo di cultura e forze. Lo scopo delle attività è portare l’africano e la comunità all’autosufficienza nei mezzi e nella gestione della propria comunità.
Il personale. Sacerdoti: cinque; Suore: tre; laici: tre signorine; catechisti: dieci, di cui quattro a tempo pieno; collaboratrici nelle varie opere assistenziali: una decina.
Catecumenato: un migliaio di persone, la gran maggioranza proviene dalle scuole. I catecumeni seguono il cammino di fede sia nei vari centri che in missione per circa due anni.
Scuole: medie superiori: cinque di cui una è statale, e le altre sostenute dalle comunità. Sono frequentate da circa 1000 studenti. Scuole artigianali: due, una statale e l’altra privata con rispettivamente 50 e 20 studenti. Scuole primarie (elementari): ventinove, di cui quindici a Gatarakwa e quattordici a Naro Moru con circa 13.000 alunni. Le scuole sono nella quasi totalità d’ispirazione cattolica. Ad esse corrispondono i centri comunitari.
Chiese in muratura: tre ex novo, due riadattate. Cappelle semipermanenti: nove.
Un pre-seminario con otto studenti, iniziato quest’anno a titolo sperimentale.
Clinic: è un’opera che assiste 1700 bambini e rispettive mamme. Opera impegnativa, è sostenuta dai cattolici americani.
Dispensari: due fissi e dieci ambulanti che si spostano con il Clinic nei vari centri una volta al mese. I primi due invece sono aperti ogni giorno con 100 presenze quotidiane.
Maternity: sospesa.
Centro bambini denutriti: sospeso.
Centro handicappati: in costruzione. Ospiterà 80 bambini.
Da segnalare anche l’insegnamento nelle scuole statali e alcuni impegni diocesani da parte dei missionari di Naro Moru e Gatarakwa.
Il metodo pastorale
Il laicato nel suo impegno di Chiesa.
Dal 1974 al 1975 in Diocesi di Nyeri si tenne una specie di sinodo a cui parteciparono anche i laici. Era la prima volta che la Diocesi – preti laici e religiosi – s’interpellava. Soprattutto dagli incontri emerse l’idea che i laici sono parte integrante della Chiesa. “Noi siamo la Chiesa”: questo è stato il loro slogan in quel periodo così felice per la Chiesa locale. Se i laici – la maggioranza – con i religiosi e i preti sono Chiesa, sono essi che devono renderla autosufficiente e nel ministero e nell’evangelizzazione come nel sostentamento economico. Si formano nelle parrocchie, nelle foranie e in diocesi dei Comitati pastorali. Il sacerdote non si sentiva più solo con il catechista, diventava il coordinatore delle varie attività svolte dai laici, consapevoli della loro vocazione ecclesiale.
Attuale pastorale e ministeri
All’interno della parrocchia ogni iniziativa viene discussa ed eventualmente accettata dal Comitato il quale rappresenta ed anima i vari Centri. Ogni domenica la comunità di ciascun Centro s’incontra per la preghiera, l’ascolto della Parola e per la carità. Il sacerdote si fa presente una volta o due al mese per celebrare l’Eucarestia.
Ministeri dei laiciMinisteri nascono e da una maggior consapevolezza del senso ecclesiale e dalle necessità inerenti in ogni Centro. Alcuni tipi di ministeri: i leaders (responsabili della Comunità), i catechisti, i lettori, i predicatori, i membri del coro, i distributori dell’Eucarestia, i ministri della carità. Talvolta uno o più ministeri sono riuniti in una sola persona. Il principale problema pastorale in cui tutti sono coinvolti per una risposta cristiana sono i giovani (il 60% della popolazione è sotto i 21 anni) e le ragazze madri.

Le piccole comunità cristiane

La Conferenza episcopale dell’Est Africa, nei suoi ultimi incontri quinquennali, ha maturato una pastorale incentrandola sulle piccole comunità di base, simili ma anche diverse dalle comunità di base dell’America Latina. Sono dei gruppi di famiglie, di un sottocentro, una zona cioè della parrocchia con l’intento di “fare” Chiesa. Non fanno politica, ma si esprimono nelle tre dimensioni di autosufficienza ecclesiale (evangelizzazione-liturgia-carità). Non sono di contestazione, ma in stretto legame con i Pastori.
In questo modo la Chiesa, come comunione di battezzati, si trova incarnata nella Chiesa locale (Diocesi), nella parrocchia, nel centro e nella piccola comunità. Vantaggi di questa impostazione pastorale: maggior coinvolgimento dei fedeli nella vita cristiana-ecclesiale; riscoperta ed esercizio dei ministeri; penetrazione della Parola di Dio nelle famiglie della zona; esercizio della carità. La piccola comunità cristiana s’incontra settimanalmente. Assieme si prega, si ascolta la Parola, la si commenta e si svolge attività pastorale (conoscenza delle famiglie cattoliche e non, formazione dei catecumeni, preparazione dei matrimoni da rettificare sacramentalmente, cura dei poveri e degli ammalati). Difficoltà per una buona conduzione delle piccole comunità: scarsità dei leaders che devono esser formati con corsi appropriati.
Mancanza di perseveranza negli animatori, all’inizio facilmente entusiasti; analfabetismo o quasi degli adulti nelle zone rurali.
Si prevede un ulteriore stadio ed oggetto di pastorale: la famiglia, cellula della comunità. Sarà forse il tema della prossima Conferenza episcopale dell’Est Africa.

                                                                                                                                                                                      Dante Spagnol
Kenya