Don Lorenzo Barro inizia la missione a Chipene in Mozambico

 Sento il dovere di ringraziare il Signore per il dono che sta facendo alla nostra Chiesa diocesana di Concordia-Pordenone di una nuova esperienza missionaria Fidei Donum in Mozambico. E’ dai tempi del Concilio Vaticano II che la nostra diocesi, riscoprendo la necessità e la bellezza di aprirsi alla missione, aveva inviato sacerdoti e laici nel mondo, in particolare nella diocesi di Nyeri in Kenia e nella diocesi di Esmeraldas in Equador. Ora, grazie alla disponibilità di un nostro sacerdote diocesano don Lorenzo Barro, iniziamo una nuova esperienza di collaborazione e cooperazione missionaria nella diocesi di Nacala in Mozambico. Anche in questi giorni mi sono sentito rivolgere spesso una domanda: “Ma ha ancora senso che preti e laici partano per la S missione ad gentes? Non c’è bisogno anche da noi?”. Si, c’è molto bisogno, soprattutto che cresca, si consolidi e aumenti la nostra fede e il nostro essere Chiesa. Per questo è necessario il segno della partenza di qualcuno della nostra dicoesi in altre terre lontane. Come ci ha ricordato papa Francesco, non dobbiamo lasciarci rubare l’entusiasmo missionario e la gioia dell’evangelizzione, perchè solo così potremo essere una Chiesa in uscita, aperta alle esigenze delle persone, attenta a tutti, in particolare dei più poveri. La partenza di don Lorenzo – e spero quanto prima di qualche altra persona, in particolare laici e famiglie – porterà e farà sentire la missione nel cuore di tutta la comunità, come una realtà che riguarda non solo chi parte, ma tutti. Sono certo, carissimi fratelli e sorelle, che questa partenza incrementerà una partecipazione più corresponsabile alla vita delle nostre comunità parrocchiali, aiutando ognuno di noi a vivere meglio i grandi valori evangelici dell’essenzialità, della giustizia, della pace e della solidarietà con chi soffre, anche con quelli che ci stanno vicini. L’apertura missionaria non impoverirà la nostra diocesi, le nostre comunità e nemmeno il nostro presbiterio. Con questi sentimenti, lunedì prossimo accompagnerò don Lorenzo in missione. Lui parte a nome nostro! Lo ringraziamo e gli assicuriamo tutto il nostro affetto e la nostra preghiera. Con la missione nel cuore.                     Giuseppe Pellegrini, vescovo
 
Qualcuno in questi giorni ha fatto presente che bastavano le missioni in Kenya e poi in Ecuador. Altri hanno commentato che la diocesi sta “perdendo preti” a causa dell’età, salute e si affino a uno solo sacerdote più parrocchie… allora perché andare? Per fare scelte particolari ci vuole sempre coraggio e non solo… ma anche un po’ di fede che sembra incosciente per credere che la Chiesa non è solo nelle nostre mani, ma è lo Spirito di Cristo che la guida anche quando sembra essere stanca o senza pastori. La partenza di don Lorenzo non è un impoverimento della Diocesi, al contrario deve diventare un richiamo per noi tutti, preti e laici a recuperare quella dimensione missionaria che papa Francesco ci ha richiamato in una maniera vivace attraverso la sua Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”. E’ donando che si riceve, è Q condividendo che ci sarà per tutti. Una chiesa chiusa e paurosa di donare, o che si accontenta di dare appena pochi aiuti economici, e con fatica, sarà destinata a morire. La mia prima esperienza di sacerdote in parrocchia l’ho fatta con un parroco che non aveva paura dei debiti che aveva la parrocchia, e mentre si eseguivano lavori necessari per la parrocchia (come l’ampliamento della scuola materna) in contemporanea invitava i parrocchiani a costruire in Kenya un’aula per la scuola di disabili dove si trovava una suora della parrocchia. “Gratuitamente avete ricevuto , gratuitamente date”, questo deve essere lo stile e il cuore missionario della nostra chiesa. Dalla partenza di Don Lorenzo possono nascere varie realtà: 1. collaborazione con una chiesa sorella, a tutti i livelli, condivisione del personale 2. possibilità di vivere esperienze a breve o a lungo termine per giovani (PEM) o gruppetti parrocchiali, per laici che desiderano vivere una esperienza di alcuni anni(due o tre) come servizio missionario 3. famiglie che si sentono inviate dalla Diocesi come “fidei donum” 4. aprire le nostre finestre e specie il nostro cuore a realtà più bisognose, facendoci prossimo ma nello stesso tempo lasciandoci educare dai poveri. 5. mettere a servizio i nostri talenti umani per i i fratelli più bisognosi 6. creando gruppi, qui in diocesi, di appoggio ai nostri missionari, gruppi missionari che animano a tutti i livelli e creano rete con il mondo missionario( in questo caso con il Mozambico). Auguriamo a Don Lorenzo buona missione. La missione del Mozambico sproni anche noi ad un impegno maggiore.              P.Tarcisio Candian
Concordia – Pordenone batte Nacala 240 a 40. Questo il diverso numero dei sacerdoti presenti, rispettivamente, nella nostra diocesi e in quella citata che appartiene al Mozambico, in Africa, terra in cui don Lorenzo Barro sta per iniziare un nuovo capitolo della sua vita, in qualità di sacerdote fidei donum. Parrocchia di destinazione Chipele, nel nord del paese, sul mare. Quattro le religiose salesiane già sul posto, una rete di laici che collaborano e, per il momento, zero sacerdoti. DON LORENZO Classe 1964, ha mosso i suoi passi prima nella pastorale giovanile, indimenticabile l’esperienza della Gmg in Canada con Giovanni Paolo II; poi in parrocchia ad Aviano, infine Rettore del seminario diocesano. Ora la svolta in terra d’Africa. “Ho sempre dato la mia disponibilità per una esperienza in missione – racconta – sono stato due volte nelle missioni diocesane in Kenia, una nel ’94 con mons. Lavaroni, un’altra nel 2002 con il Vescovo Ovidio Poletto. Vivo il ricordo, ben fresca alla memoria la gioia e la solidarietà che sempre trapela dai racconti anche dei nostri sacerdoti fidei donum”. MOZAMBICO Una strada nuova si apre per la nostra diocesi con questa missione. Resa possibile grazie alla presenza del vescovo Pellegrini e per un duplice motivo. Sia per la sua esperienza alla Cei di Roma che lo ha portato a visitare molte terre di missione, sia perché da veronese conosce i salesiani che già operano in Mozambico e nella diocesi di Nacala in particolare. In Mozambico i cristiani sono circa il 28%, mentre per il resto e specie nella fascia costiera ci sono musulmani. Piuttosto diffuso è anche il fenomeno delle sette. A livello politico, come molti stati africani, le rivolte tra fazioni possono essere piuttosto frequenti. Il Mozambico è tra le dieci nazioni più povere dell’Africa. La gente si dedica per lo più a una agricoltura di sussistenza (sorgo, mais, miglio), anche se sul mare ci sono città dedite al turismo. La malaria è diffusa. Dopo quella portoghese dei secoli scorsi, è ora in atto una sorta di “colonizzazione” moderna: quella delle multinazionali che vengono per sfruttare le materie prime (l’oro). CHIPENE “Questa missione sarà una esperienza nuova – spiega don Lorenzo – perché cambia col tempo la concezione di quel che si va a fare. Non si va solo per portare un credo e un sistema di vita migliore a popolazioni molto più povere. Si va piuttosto nell’ottica del reciproco scambio. Io stesso, addentrandomi da qui nella vita di quella realtà africana, ho appurato come sia intenso il lavoro che stanno facendo sia i religiosi presenti sia i laici. Del resto i sacerdoti sono davvero pochi, una quarantina in tutta la diocesi di Nacala, che è una diocesi nuova nata nel 1991 con Giovanni Paolo II. Invece la parrocchia, Chipene, è stata fondata nel 1908. Ma da anni è priva di sacerdote. Per questo c’è una rete di laici ben organizzata, con compiti e mansioni regolamentati”. Chipene è più grande della nostra diocesi, 3.500 kmq contri i nostri 2.675. La lingua ufficiale è il portoghese, ma la popolazione parla una propria lingua, il Makua, con cui si cimenterà là. “La nuova logica della missione – continua don Lorenzo – è quello del reciproco scambio. Qui sta la sfida. Mi incoraggia l’esperienza dei salesiani veronesi delle parrocchie vicine, c’è un bello spirito solidale. Mi incoraggia il lavoro già avviato dalle religiose che conoscono bene la popolazione. Mi incoraggiano anche le tante manifestazioni di sostegno – anche economico – che molti nella nostra diocesi mi hanno già generosamente manifestato”. E chi volesse muoversi in questo senso può semplicemente rivolgersi all’Ufficio missionario diocesano (tel. 0434 – 221233). PROGRAMMA La partenza è prevista per lunedì 8 febbraio. Il 13 ci sarà una celebrazione a Chipene alla presenza del vescovo locale, Germano Grachane, e del nostro vescovo mons. Pellegrini. Poi dal 15 febbraio a tutto luglio don Lorenzo sarà nella parrocchia di Anchilo, dove ci sono i salesiani. Un tempo necessario per acclimatarsi e conoscere lingua, metodo di lavoro, la nuova quotidianità. “Parto tranquillo. Osservare ascoltare, chiedere sono le tre regole di chi arriva in un posto, un mondo, tutto da conoscere. Tra i missionari ci sono sostegno, aiuto reciproco e rispetto ciascuno per il lavoro dell’altro. Solo verso agosto sarò nella parrocchia destinatami a Chipene, dove, tra l’altro c’è una casa per le religiose e una per sacerdoti disabitata da decenni e che ha bisogno di alcuni lavori. So che, data la vastità della parrocchia, non potrò arrivare dappertutto. Ma dove c’è, il sacerdote deve lasciare il segno. Fare bene quello che potrò fare sarà il mio motto”.          Don Lorenzo Barro